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basket

Nessuno in Nba vale (e cresce) quanto i Golden State Warriors

Andrea Lamperti

La nuova geografica del basket americano gravita attorno a San Francisco. La franchigia californiana supera per valore complessivo i New York Knicks (6.1 miliardi) e Los Angeles Lakers

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Passano gli anni e i Golden State Warriors diventano sempre di più il modello vincente per eccellenza all’interno dell’Nba, con un distacco sulle inseguitrici che non smette di dilatarsi. Tanto nei risultati sportivi, con sei Finals e quattro titoli negli ultimi otto anni a testimoniarlo, quanto da un punto di vista economico, come suggerito dalla faraonica spesa attuale per gli stipendi dei giocatori. E, soprattutto, come sancito definitivamente dalla classifica pubblicata proprio oggi da Forbes. È notizia delle ultime ore, infatti, che la franchigia di proprietà di Joe Lacob sia diventata quella dal valore più alto dell’Nba: oltre 7 miliardi di dollari, secondo la rivista specializzata americana. Grazie a una impressionante crescita del 25 per cento rispetto al 2021, gli Warriors hanno dunque scavalcato i due colossi che dominano da più di vent’anni questa graduatoria: New York Knicks (6.1 miliardi) e Los Angeles Lakers (5.9), seguiti da Chicago Bulls (4.1) e Boston Celtics (4.0).

  

La franchigia newyorkese, grazie al mercato della Big Apple, a remunerativi accordi con le emittenti televisive e a un appeal di proporzioni globali, era stabilmente al primo posto dal 2014, nonostante i risultati sul campo non siano stati particolarmente brillanti in questo periodo, anzi. L’ultima volta che i Knicks hanno superato il primo turno ai playoff era il 2013; l’unica, tra l’altro, dal 2000 a oggi, arco di tempo in cui sono arrivate la miseria di sei partecipazioni alla post-season, tutte da comparsa.

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Agli antipodi, invece, la storia recente degli Warriors. Quando fu scelto Stephen Curry al Draft, nel 2009, il valore della franchigia si aggirava intorno ai 320 milioni di dollari, la diciottesima dell’Nba; e all’alba del primo titolo, nel 2015, si trovava al nono posto. Poi, la crescita di Golden State è stata trainata dai successi di quella che oggi il mondo Nba chiama dynasty, dopo la quarta cerimonia di consegna degli anelli celebrata nella Baia due settimane fa dalla squadra di coach Steve Kerr.

 

Ai risultati sul campo hanno fatto eco quelli, altrettanto elettrizzanti, registrati nei libri contabili dell’organizzazione. Il trasferimento da Oakland a San Francisco (nel nuovo, scintillante Chase Center) è stata la ciliegina sulla torta. “Durante il 2021/22, gli Warriors hanno generato i dati più alti della lega per quanto riguarda introiti (765 milioni) e reddito operativo (206 milioni), nella stagione del loro quarto titolo in otto anni, la prima disputata interamente con il pubblico nel nuovo Chase Center”, spiegano Ozanian e Teitelbaum su Forbes. “Gli Warriors hanno raccolto dalle sponsorizzazioni nell’arena il doppio di qualsiasi altra squadra, 150 milioni di dollari, e hanno avuto l’incasso più alto generato dai posti a sedere, 250 milioni.”

 

Insomma, anche in una lega che corre a passo spedito e accresce costantemente i propri ricavi – le 30 franchigie hanno attualmente un valore medio di 2.86 miliardi di dollari, +15 per cento circa rispetto a dodici mesi fa – l’impero di Joe Lacob sembra giocare uno sport diverso. Uno sport in cui si sono imposti sul campo, da Warriors. E in cui sono diventati, letteralmente, Golden State.

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