Foto tratta dalla pagina Facebook dell'Atlético Ottawa

Perché l'Atletico Madrid ha deciso di investire in Canada?

Francesco Caremani

L'Atletico Ottawa gioca nella Canadian premier league, è prima in classifica e si giocherà i playoff per puntare al primo titolo della sua storia (è stata fondata nel 2020). Comprare club all'estero, in campionati minori e in ascesa, è una delle nuove frontiere del business calcistico

L’Atletico Ottawa è l’ultimo nato in casa Atletico Madrid. La società spagnola, infatti, ha deciso di mettere radici al di là dell'Atlantico. Prima in Messico con l’Atletico San Luis e poi in Canada: stesso prefisso, identici colori. È una delle nuove frontiere del business calcistico – ne sa qualcosa Giampaolo Pozzo, con Udinese, Granada e Watford, così come il City Football Group, proprietario di nove club che ha da poco acquistato il Palermo –, possedere più squadre di calcio, diversificare, potersi scambiare calciatori e cercare di agganciare i movimenti in ascesa, soprattutto in vista del Mondiale 2026.

 

L’Atletico Ottawa è stato fondato nel 2020 e la pandemia non ha aiutato lo sviluppo del club, costretto a ritagliarsi un ruolo da comprimario nel torneo organizzato alla rinfusa, ma peggio ha fatto l’anno scorso arrivando ultimo, tra le otto franchigie della Canadian premier league – che si affrontano quattro volte per un totale di ventotto partite –, il campionato canadese che fa il verso alla Mls. Adesso, invece, la squadra allenata da Carlos González Juárez, che ha iniziato come tecnico nella cantera dell’Atletico Madrid, è prima in classifica e parteciperà sicuramente ai playoff, giocandosi il titolo. Ora ha il suo spazio al TD Place, che condivide con gli Ottawa Redblacks, Canadian Football League, e gli Ottawa 67’s, Ontario Hockey League, con tutti i comfort di un grande club: dagli uffici agli spogliatoi, con frasi motivazionali sparse dappertutto, addirittura anche nei bagni, per tenere in tiro concentrazione e mentalità dei giocatori. All’inizio, però, doveva cambiare continuamente campo di allenamento perché i Redblacks avevano la precedenza.

   

Fernando Lopez è l’ad della società che a Ottawa ha preso il posto dei Fury, rimasti in piedi fino al 2019, quando i diritti di franchigia della United Soccer League sono stati ceduti al Miami FC. In rosa ci sono sette spagnoli, tra cui Diego Espejo e Sergio Camus che vengono dalla squadra B di Madrid. Quattordici i canadesi, decisamente in maggioranza: “Il mandato della lega – spiega Lopez – è quello di crescere giocatori autoctoni, ma avere un legame internazionale così importante ci consente di portare nuovi talenti nel calcio canadese e magari, in un futuro prossimo, talenti canadesi in quello spagnolo”, come Alphonso Davies (Bayern Monaco) e Jonathan David (Lille).

  

La scelta del Canada, dopo il Messico, non è stata casuale. Stiamo parlando di un paese nel quale il soccer è in crescita, con la Nazionale femminile campionessa olimpica e quella maschile che è tornata a giocarsi il Mondiale dopo trentasei anni di assenza; Mondiale che disputerà anche tra quattro anni, essendo uno dei tre paesi ospitanti, insieme a Messico e Stati Uniti. Le sponsorizzazioni sono gestite dalla Canadian soccer business, criticata dai club di pagare poco – 3,5 milioni di dollari canadesi – i diritti di trasmissione e sponsorizzazione della Nazionale fino al 2027 alla Canadian soccer association, intascandosi la differenza delle entrate in eccesso.

 

L’Atletico Ottawa ha i suoi sponsor, ma Fernando Lopez è molto cauto, in fondo è l’ultimo arrivato: “Adesso è importante fare crescere il campionato, cosa dalla quale guadagneremo tutti, poi in futuro potremo sviluppare accordi commerciali individuali. In questo senso avere tre squadre sparse per il mondo offre grandi vantaggi di visibilità e, quindi, commerciali a qualsiasi azienda globale”. Si vocifera che nell’America del nord ci sia l’idea di creare un unico campionato tra le migliori squadre di Canada (Cpl), Messico (Liga Mx) e Stati Uniti (Mls), ma a ben guardare la Mls è troppo avanti per aspettare gli altri movimenti.

  

Anche David Clanachan, commissioner della Cpl, è stato molto felice dell’arrivo degli spagnoli, frutto maturo di un club con quasi centoventi anni di storia, che hanno dato credibilità a un campionato quasi sconosciuto. E la scelta di Ottawa non è stata né casuale né banale: “Avevamo anche altre opportunità, ma Ottawa è una capitale come Madrid e ci piaceva questo legame”, ha sottolineato Lopez. Lo stadio, TD Place, può ospitare fino a 24mila spettatori e gli abbonati, al momento, sono solamente 1.200, ma l’Atletico Ottawa è una delle squadre canadesi con più presenze e spera di crescere ancora, in un legame con la città che deve fare molta strada.

 

Il calcio europeo è alla ricerca di nuove praterie: dalla Super League europea a leghe chiuse che permettano di crescere senza retrocedere. È questo il futuro del soccer?

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