il foglio sportivo

Italiani navigatori solitari

Stefano Vegliani

La sfida di Beccaria, Bona e Fornaro alla mitica Rotta del Rhum

Sono anche su TikTok. E da qualche giorno prima di Berlusconi: certo sul numero di follower sono un po’ indietro, ma mi impegnerò…”. Sorride Ambrogio Beccaria, il navigatore solitario che finalmente ha messo in mare la sua nuova barca, un Class 40 (40 sta per il numero di piedi in misura imperiale, ovvero 12 metri e 19 centimetri), e si appresta alla prima vera navigazione: in equipaggio fino a Lisbona e poi in solitario per 1.200 miglia. Grande Pirelli è il nome di questo gioiellino di tecnologia e sostenibilità che il 6 novembre sarà al via della Rotta del Rhum la regata che parte da Saint-Malo in Francia per raggiungere la Guadalupa, sempre territorio francese, ma ai Caraibi. Le 1.200 miglia che Ambrogio affronterà tra un paio di settimane servono come qualificazione per poter partecipare. Già nei prossimi giorni su TikTok ci sarà da divertirsi nel seguire la navigazione. Perché oggi i navigatori solitari continuano ad avere i calli sulle mani e la pelle bruciata da sole, ma sono iperconnessi: quindi Facebook, Instagram e, appunto, TikTok.

Quando nel 2019 Ambrogio Beccaria ha vinto la Minitransat, traversata atlantica in due tappe su barchette di sei metri e mezzo, aveva si è no una radio, ma con quel successo si è cominciato a parlare di lui e lui ha iniziato a pensare a un progetto più in grande. Ha fatto bingo quando ha incontrato Pirelli, dove la vela è di casa per la passione dell’amministratore delegato Marco Tronchetti Provera, che è stato partner (alla vigilia del rinnovo) anche di Luna Rossa Prada. 

 

La penisola delle quattro repubbliche marinare non ha la tradizione francese dove i velisti oceanici, solitari e non, sono famosi. Però abbiamo una trazione consolidata da Fogar a Soldini. Soldini oggi si guarda bene dall’andare da solo, ma è un po’ lo zio dei nuovi marinai che affrontano l’oceano. “Non ho navigato molto con Giovanni, ma è un amico, un consigliere importante, “spiega al Foglio Sportivo Ambrogio Beccaria. “Davanti a un dubbio lo interpello. Poi magari faccio comunque di testa mia. Per esempio ho pensato che questa impresa dovesse essere tutta italiana anche se Giovanni Soldini mi ha dato del pazzo: progettista e cantiere sono di casa”. Potremmo definirla la barca dei ragazzi del muretto perché Ambrogio, Gianluca Guelfi, il progettista, e Edoardo Bianchi, il costruttore – titolare del cantiere San Giorgio Marine di Genova –, hanno tutti frequentato la facoltà di ingegneria nautica di La Spezia.  Quindi Ambrogio la sa lunga anche in materia di progettazione e molte idee, che lui stesso ritiene azzardate, sono frutto delle sue intuizioni, come l’albero molto inclinato all’indietro o la prua dai grandi volumi. 

 

“Una barca vitruviana”. Definizione data da Edoardo Bianchi in un articolo sul sito Pirelli, ma in realtà farina del sacco di sua moglie Cecilia Gallamini, storica dell’arte. Edoardo ha messo nell’impresa tutta l’esperienza maturata come projet manager della costruzione di Luna Rossa. D’altronde come ha scritto Ray Parkin, marinaio e storico della navigazione: “Un marinaio appartiene alla sua barca almeno quanto la barca appartiene a lui”. Il rapporto tra velista solitario e scafo è simbiotico, l’uomo parla all’oggetto, la barca risponde cantando sulle onde, vedremo tutto proprio su TikTok quando Beccaria farà scoprire ai suoi followers la “cattedrale”, la pizzeria” e il “cobra” tre punti dello scafo che durante i mesi di cantiere hanno meritato un soprannome. 

“Sono orgoglioso del team che ho messo in piedi”, tiene a sottolineare Ambrogio. “Abbiamo lavorato sempre con il sorriso, speriamo di aver fatto bene”. Ora è il momento di navigare, di mettere a punto la barca per essere protagonista tra  i 55 concorrenti Class 40. “Il progetto è a lungo termine, questa regata è solo il primo approccio, però è chiaro che sono ambizioso. Ci sono i più bravi navigatori francesi, ma li ho già lasciati in scia alla Minitransat del 2019. Senza fare lo sborone l’obiettivo è essere tra i primi dieci”.

Tra gli avversari altri due italiani Alberto Bona, torinese laureato in filosofia: “Sono riuscito a laurearmi tra una regata e l’altra”, racconta. “Non so dire se gli studi mi possano aiutare nella navigazione in solitaria, ma sono contento di avercela fatta, poi a bordo i momenti che puoi dedicare alla riflessione sono veramente pochi. Il tempo non basta mai”. Bona è sponsorizzato dall’azienda farmaceutica svizzera Ibsa. Si è affidato al progettista francese Sam Manuard, il più quotato in Francia e lo stesso vale per il cantiere Jps. Anche lui ha grandi ambizioni di classifica. Mai prima d’ora ci sono stati due velisti italiani iscritti a una transatlantica in solitario e considerati tra i favoriti. Poi c’è Andrea Fornaro, toscano, un velista professionista che spazia dal kite alle barche volanti. Corre da privato: un armatore gli ha messo a disposizione uno scafo costruito in Francia. “Anche il mio obiettivo è arrivare prima possibile, ma conto più sulle mie qualità di marinaio che sulla barca”, ci dice. “Per me tutto ciò che si muove con il vento è vela. Non voglio focalizzarmi solo su un progetto”. Nella classe Imoca 60, infine ritroviamo Giancarlo Pedote: ha rinnovato la sua Prymian già in preparazione per il giro del mondo senza scalo del 2024. Buon vento.

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