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Un europeo tira l’altro

Tutti a Monaco: non solo atletica, in campo nove sport olimpici

Fausto Narducci

Non aspettiamo soltanto Jacobs e Tamberi, ma un europeo da record. Ricordando il drammatico ’72 con Gianni Del Buono e guardando alla figlia, Federica, che sogna un piazzamento importante

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C’è Del Buono a Monaco di Baviera. Più che buono è il progetto con cui nel 2018 sull’asse Berlino-Glasgow è stata varata la prima edizione di questi campionati europei multidisciplina che quest’anno (dall’11 al 21 agosto) vedranno in campo ben nove sport olimpici: atletica, beach volley, canoa sprint, ciclismo (pista, strada, Mountain Bike e BMX freestyle), ginnastica artistica, canottaggio, arrampicata sportiva, tennistavolo e triathlon. Del Buono è anche il cognome della famiglia che unisce i 50 anni di storia che riportano per la prima volta un grande evento multidisciplinare nella città che nel 1972 fu vittima del più sanguinoso attentato terroristico della storia sportiva, immortalato da Steven Spielberg nel kolossal “Munich” del 2005.

 

Papà Gianni Del Buono, semifinalista dei 1500 metri tre giorni dopo il tragico attentato palestinese del ’72, passerà il testimone nell’Olympiastadion alla figlia Federica, che sogna un piazzamento importante sulla stessa distanza venerdì prossimo. L’ex mezzofondista azzurro, che oggi a 78 anni è uscito completamente dal mondo dell’atletica, visse in diretta al Villaggio Olimpico i giorni dell’attentato anti israeliano, da parte degli otto terroristi armati dell’organizzazione palestinese Settembre Nero, che contò alla fine 17 vittime. 

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“Nessuno può dimenticare quella tragedia anche se secondo me fu giusto portare avanti l’Olimpiade in nome dello sport – racconta l’ex primatista italiano. Io in realtà quell’Olimpiade non dovevo neanche farla per una periostite alla tibia sinistra che il mago argentino Ruben Dario Oliva, il medico personale di Maradona, mi guarì in tempo record con due infiltrazioni di cortisone all’inguine. Ricordo che partii per la Germania con la mia Alfa 1750 insieme al mio allenatore Romano Tordelli. Dopo un lungo raduno nei boschi della Selva Nera e alcuni meeting preolimpici mi presentai direttamente ai Giochi. La cosa incredibile è che in quella lunga trasferta avevo conosciuto l’ostacolista israeliana Esther Shakhamorov e il suo allenatore Amitzur Shapira con cui pranzai al ristorante del Villaggio il giorno prima dell’attentato. La palazzina degli italiani era quasi di fronte a quella israeliana ma quando ci svegliammo all’alba del 5 settembre non ci fu detto quello che era successo. Sentivamo solo il rumore degli elicotteri e ricevemmo notizie frammentarie finché qualche giorno dopo, in prima pagina su un giornale tedesco, trovai la foto dell’allenatore israeliano che era fra le vittime. La Shakhamarov chiaramente non si presentò alle semifinali dell’8 settembre quando i Giochi ripresero e io superai le batterie dei 1500. Purtroppo il 9 settembre capitai in una semifinale troppo lenta che si risolse con un volatone in cui fui eliminato. Non mi rimase che tornare in macchina a Milano dove accompagnai anche il professor Oliva. Mi sarei rifatto a fine stagione inanellando in dieci giorni tre record italiani, fra cui il 13’22”4 dei 5000 con cui battei a Roma la leggenda Steve Prefontaine”.

 

Papà Gianni non seguirà a Monaco la figlia di cui è stato co-allenatore a inizio carriera dal 2010 al 2014 e poi per una sola stagione nel 2019 nella ripresa dopo un lungo infortunio. “La stavo riportando ai vertici ma Federica preferì seguire altre strade forse perché le dicevo che non era un talento straordinario ma solo un’atleta di buone qualità che andava allenata senza le ripetute lattacide esasperate che oggi vanno tanto di moda. Purtroppo l’ho vista regredire e soprattutto ha perso lo spunto finale: non credo che andrà più in là della finale”.

 

Secondo il presidente federale Stefano Mei la pattuglia italiana che conta un centinaio di elementi a Monaco ha tutte le carte in regola per superare il record delle precedenti 24 edizioni della rassegna: le 12 medaglie di Spalato ’90 con i cinque ori di Antibo (2), Panetta, Bordin e Sidoti. Dopo il magro bilancio di 4 bronzi individuali a Berlino 2018 e la cancellazione per pandemia di Parigi 2020, possiamo in effetti ancora sfruttare l’onda lunga prodotta dai 5 ori di Tokyo 2021. Superata la catena di infortuni che ci ha tarpato le ali ai Mondiali di Eugene speriamo di rivedere in pista Marcell Jacobs che, individualmente, si giocherà tutto martedì 16 direttamente con semifinale e finale.

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Abbiamo incontrato l’olimpionico Gianmarco Tamberi mercoledì scorso a Montecarlo dopo il deludente 2,20 che non gli ha tolto l’ottimismo: “Il covid post-Mondiali mi costringe a un altro recupero in extremis ma a Monaco posso e devo puntare a una medaglia. Sono orgoglioso di essere il capitano della squadra italiana più forte di sempre fra quelle che ho visto nella mia carriera. Con questo entusiasmo faremo grandi numeri”.

 

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E c’è quasi pudore, liste stagionali europee alla mano, a conteggiare le possibili medaglie, che si avvicinano a quota venti. Ecco le nostre carte principali per il podio. Uomini. 100: Jacobs; 200: Tortu; 5000-10.000: Crippa; 3000 siepi: Abdelwahed; alto: Tamberi; Triplo: Dallavalle e Ihemeje; peso: Ponzio; maratona: Aouani; marcia: Stano; 4x100 (se ci sarà Jacobs). Donne. 800: Bellò; 1500: Sabbatini, 5000: Battocletti; 400 hs: Folorunso; alto: Vallortigara;  martello: Fantini; 4x100 e 4x400; marcia: Trapletti. Sperando che l’onda di Tokyo si increspi fino alla prossima edizione degli Europei a Roma 2024.

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