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Stagione compressa e leggi di mercato. Cosa aspettarsi dai campionati di calcio che ripartono

Francesco Gottardi

Oggi tornano Ligue 1, Premier League e Bundesliga. Dal City al Liverpool, passando per Bayern e Psg: nel mirino il Real Madrid e la rivalsa di Champions. Tra nuovi acquisti e incognita mondiale

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Tutti a caccia di Carletto. Il grande calcio si era congedato due mesi fa nel segno dell’ennesimo trionfo continentale del Real Madrid, forse il più impronosticabile degli ultimi tempi. Oggi, 5 agosto, è già tempo di ripartire. Presto, prestissimo, perché il Mondiale d’inverno spariglia le carte dei top club. Alle prese con una stagione senza precedenti, per struttura e incognite. Questo weekend tocca a Premier League, Ligue 1 e Bundesliga. Il prossimo a Liga e Serie A. Più della data d’inizio, anticipata di una o due settimane rispetto agli standard recenti, c’è lo scoglio del ritmo: marce forzate fino a metà novembre – dalle tredici alle sedici giornate da disputare –, due mesi di pausa, volatona fino ai primi di giugno. Ogni big si è equipaggiata a modo suo, spesso nel segno di una rivoluzione interna di logica gattopardesca: cambiare, perché tutto resti come prima. E cioè che il tetto d’Europa se lo continuino a contendere loro.

Per Manchester City e Psg un mercato più sobrio del solito

Magari con un finale diverso, si augurano però gli sceicchi Mansour e Al-Khelaifi: Manchester City e Psg sono ormai indiscussi campioni di spese, signori in patria ma puntuali delusi sul fronte Champions League. Il magnate dei francesi, proprio nell’anno del suo Qatar sotto i riflettori, sapeva che questo era il momento più difficile per pianificare un trionfo. Dunque il migliore per rifondare: “Basta con i nomi appariscenti”, l’annuncio durante l’attuale sessione di calciomercato. Da Nuno Mendes a Mukiele, da Vitinha a Renato Sanches, con l’ex Nizza Galtier come nuovo allenatore, alle parole stanno seguendo i fatti – sempre a non meno di 100 milioni di spese, naturellement. Il ringiovanimento a basso profilo del Psg intriga, basterà per non farsi sfuggire la solita Ligue 1 – oggi particolarmente povera di outsider – e frutterà più ritorni europei della luccicante accozzaglia da playstation messa insieme finora? I risultati andranni visti nel medio-lungo periodo, perché “bisogna essere realisti e iniziare a puntare sul nostro settore giovanile”, dice perfino Al-Khelaifi.

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A modo suo, sta scegliendo la prudenza anche il City di Guardiola. Quest’estate la proprietà emiratina ha investito circa quanto il Psg, incassando però 160 milioni dalle cessioni: un saldo positivo di oltre 50 che quasi stride con il contestuale innesto di Erling Braut Haaland. Eppure nemmeno l’attaccante del futuro, più che del momento, sembra garantire ai Citizens l’agognato salto di qualità. Sia in Champions sia in Premier League, dove la leadership dei campioni in carica è minacciata dalla muscolare campagna acquisti delle pretendenti: Chelsea, Arsenal e Tottenham fanno sul serio. Ma partono tutte un gradino dietro il Liverpool, che ha saputo rimpiazzare un pilastro come Sadio Mané con il promettente uruguagio Darwin Nunez – senza ulteriori addii, mentre Guardiola, da Sterling e Fernandinho, dovrà colmare grossi vuoti di spogliatoio. Il possibile trailer della stagione? Il Community Shield dello scorso 30 luglio, con la convincente vittoria dei Reds sul Manchester City per 3-1.

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Il rinnovamento intelligente di Bayern e Borussia

Ode al rinnovamento intelligente anche alle tedesche – per la prima volta saranno in cinque ai gironi di Champions –, con alterne fortune. Archiviata freddamente la telenovela Lewandowski, il Bayern ha piazzato una serie di colpi stellari. Tutti orientati al domani, col suddetto Mané a fare da chioccia: Gravenberch e Mazraoui dall’Ajax, De Ligt dalla Juve, soprattutto Mathys Tel, che oggi dice poco ma dirà molto – classe 2005, pagato 28,5 milioni dal Rennes, è il minorenne più costoso di sempre e “un giorno segnerà 40 gol a stagione”, assicura l’allenatore dei bavaresi Nagelsmann. Da studiare poi il Borussia Dortmund del dopo-Haaland. La squadra, affidata al 39enne Edin Terzic, ha reinvestito il tesoretto del norvegese su alcuni ottimi prospetti di Bundesliga – Sule, Ozcan, Schlotterbeck – più i forti attaccanti Adeyemi e Haller: il primo – già erede di Haaland al Salisburgo – per il futuro, il secondo per il presente. Ma il tumore maligno appena diagnosticato all’ex Ajax sta costringendo i gialloneri a cercare un sostituto, difficilmente all’altezza. Ne perderà il duello per il campionato, con il Bayern a caccia dell’undicesima Bundes consecutiva.

Perché la sospensione per i mondiali potrebbe favorire le inglesi

E gli equilibri di Champions? C’è un dato che potrebbe favorire doppiamente l’Inghilterra, sia a livello di club sia di nazionale: la preparazione atletica delle squadre di Premier. Per tradizione inizia prima, a ritmi più intensi e con un vantaggio temporaneo sulle compagini degli altri campionati – che quest’anno, Mondiali alla mano, hanno dovuto fare di necessità virtù. Negli ultimi 16 anni, le formazioni inglesi sono infatti le uniche ad aver superato in blocco la fase a gironi di Champions League in oltre la metà dei casi (56,3 per cento). Ma poi hanno vinto la coppa soltanto una volta su quattro, contro il 50 per cento delle spagnole. Sono segnali di un torneo nazionale livellato verso l’alto – non è una scoperta: anche per le trattative in corso la Premier sta spendendo il doppio degli altri principali campionati europei – e con un picco di performance calibrato a ridosso del Boxing day, il 26 dicembre. La finale di Coppa del Mondo si giocherà il 18: se nemmeno stavolta it’s coming home, in inverno o in primavera, consultare la cabala.

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