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Un tempo infinito: Rafa Nadal non è più Rafael Nadal

Giovanni Battistuzzi

Quattordici Roland Garros vinti in diciassette anni vanno oltre a qualsiasi "normalità" sportiva del dominio di un campione. Le vittorie dello spagnolo sono riuscite a far superare negli appassionati il desiderio, spesso silenzioso, che una tirannide sportiva finisca

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Diciassette anni, nello sport, sono un periodo lunghissimo. A far veloce di conto, sono almeno due o tre epoche. Non va sempre così, a volte le epoche si allungano, perché le eccezioni esistono, l’ultima si chiama Rafael Nadal.

Negli ultimi diciassette anni il Roland Garros l’hanno vinto in quattro: Roger Federer, una volta; Stan Wawrinka, una volta; Novak Djokovic, due volte; Rafael Nadal quattordici volte. Non era mai successo. E per distacco, abissale. Björn Borg si era fermato a sei. E sembravano tante, tantissime, troppe. Va sempre così quando si ha a che fare con i campioni. Li si tifa, ci si compiace per i successi, ci si compiace per i record, poi, arriva il momento nel quale ci si augura che il dominio sia messo in discussione e che finisca. Salvo poi compiacersi in caso di ritorno alla ribalta. Va così in tutti gli sport. Il tennis non è diverso dagli altri.

  

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Rafael Nadal la caduta ce l’ebbe tra il 2015 e il 2016. Di Open di Francia ne aveva già vinti nove. Nel 2015 uscì ai quarti. L’anno successivo si dovette ritirare. Sembrava quasi a fine corsa in quegli anni, o quantomeno parecchio in crisi. Non era così. Nel 2017 tornò a vincere. È sempre bello vedere un campione non mollare, sfidare l’età oltre agli avversari. Dieci Roland Garros erano moltissimi. Ne ha accumulati altri.

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Le vittorie di Nadal sono riuscite a far superare negli appassionati, i tifosi di questi problemi non ne hanno, anzi, il desiderio, spesso silenzioso, che un dominio sportivo finisca. C’è una soglia di successi che gli appassionati non tifosi di tendono a sperare che non sia superata. Quella che intercorre tra il numero record di vittorie del campione precedente e un margine di uno o due successi aggiuntivi. Insomma il tempo di dire: questo è un fenomeno; e di trattenere e far crescere la speranza di vederne uno ancor più fenomeno.

   

   

Nadal ha reso questo tempo talmente dilatato che ormai non ci si fa più nemmeno caso. L’ha strascinato così tanto che ha ribaltato tutto e si è arrivati di nuovo al punto di partenza. Vedere i video e le foto che ne mettono in risalto il tempo che è passato, che gli si è sommato nel volto e nel corpo, fa venire in mente all’appassionato di sport in generale – non di tennis in particolare – che quei due volti, per quanto somiglianti, non siano uno l’evoluzione naturale dell’altro. Che siano padre e figlio, zio e nipote. Rafa Nadal non è più il Rafael Nadal dell’inizio. È un altro, un’evoluzione, parentale e sportiva. Un tempo che racchiude tre epoche, un unicum storico e per questo incapace di stufare. Un tennista, tre persone diverse.

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