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il foglio sportivo

L'Italia del volley crede in Trento e Conegliano

Pierfrancesco Catucci

Le finali delle Champions League maschili e femminili vedranno i trentino contro i polacchi dello Zaksa e le venete contro il Vakifbank Istanbul. “In una gara secca possiamo giocarcela contro tutti”, dice l'allenatore Angelo Lorenzetti

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Reset: “Riportare allo stato iniziale”, recita il dizionario Treccani. Di solito, perché c’è un problema che non si riesce a risolvere altrimenti. La Trento del volley un problema vero non ce l’aveva un anno fa, aveva soltanto perso una finale di Champions League, una di quelle partite che, per perderle, devi arrivare a giocarle. Eppure, già dalle ore immediatamente successive alla sconfitta contro i polacchi dello Zaksa, nel silenzio del palazzetto di Verona in cui i tifosi non potevano entrare, l’aria era impregnata della tensione di chi, con una graffetta nella mano titubante, sta valutando se premere quel tasto spesso nascosto e non facilmente accessibile. Clic. Reset. Avanti veloce. Un anno più tardi, la decisione della proprietà di azzerare la squadra e ripartire dai giovani mandati a giocare in giro per l’Italia assume contorni totalmente diversi. Già a settembre, a dirla tutta, l’Europeo vinto a sorpresa dalla nazionale di De Giorgi con quattro di quei giovani in campo, una scintilla l’aveva accesa. Ma, se non alimentata a dovere, la scintilla non diventa fuoco. Trento, invece, è ancora lì, in finale di Champions League. E domenica affronterà di nuovo i campioni di Polonia dello Zaksa con una squadra profondamente rinnovata rispetto a quella che un anno fa alzò le mani in segno di resa.

 

“Ancora una volta siamo gli intrusi in questa finale – racconta l’allenatore Angelo Lorenzetti – ma che non si commetta di nuovo l’errore di pensare che da una partita possano dipendere i giudizi di una stagione”.

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Anche perché la stagione dice: Supercoppa Italiana vinta, finale di Coppa Italia, semifinale scudetto, semifinale del Mondiale per club e, per ora, finale di Champions League. Lorenzetti, però, non ha ancora ingoiato del tutto il boccone amaro di un anno fa: “Legare le sorti di un progetto a un singolo episodio non è mai la strada. Eppure, qualche volta, lo sport ti porta a percorrerla. I programmi che avevamo a febbraio-marzo 2021 hanno preso un indirizzo completamente diverso dopo quella finale persa, ma tutto l’ambiente è stato bravo a creare nuove condizioni per riprendere a correre”.

 

Salutato il palleggiatore della nazionale Simone Giannelli, Lorenzetti si è affidato alle mani del suo secondo in azzurro Riccardo Sbertoli. All’intoccabile eroe dell’Europeo Alessandro Michieletto ha affiancato il condottiero degli anni in cui Trento vinceva tutto in Italia, in Europa e nel mondo, il bulgaro-trentino Matey Kaziyski, protagonista di tutte e tre le Champions League vinte dal club tra il 2009 e il 2011. E poi ha riportato a Trento i campioni d’Europa Giulio Pinali e Daniele Lavia, attorno ai quali ha costruito una squadra con una forte anima italiana, in tante occasioni capace anche di rinunciare a un opposto di ruolo per schierarsi con tre schiacciatori. “Sapevamo che sarebbe nata una nuova Trento e abbiamo provato a costruire una squadra che potesse far bene in Superlega, anche perché questo è un club che non può dare per scontata la partecipazione alla Champions League. Passo dopo passo, è cresciuta la consapevolezza e, trascinati da un ambiente sano che non ha mai messo più pressione di quella necessaria, siamo arrivati in fondo a quasi tutte le competizioni”. A negare la finale del Mondiale per club e dei playoff scudetto, la Lube Civitanova, capace di rimontare i trentini sia in Brasile a dicembre, che nella serie tricolore: “Sulla distanza, i più forti di solito vincono. Nella gara secca, invece, una squadra come la nostra può giocarsi le sue chances”. E non è un caso, allora, che la semifinale brasiliana, gara 5 della semifinale scudetto ed entrambe le semifinali di Champions League contro Perugia, siano finite tutte al tie break, con il golden set vinto contro gli umbri nella sfida che ha lanciato ancora Trento verso la finale Lubiana.

 

“Questo ci fa arrivare a domenica con il serbatoio dell’autostima pieno. Tra le quattro, siamo l’unica squadra che non ha vinto il campionato (il riferimento è anche alla finale femminile che, per l’ennesima volta e come l’anno scorso, vedrà sfidarsi Conegliano e il Vakifbank Istanbul poche ore prima della partita di Trento, ndr), ma sappiamo di aver meritato il diritto di essere lì”. E per il tecnico sarà la quarta finale di Champions, l’unico trofeo per club che ancora gli manca: “Questo, però, vuol dire che ne ho vinti tanti altri” scherza con la solita ironia. 

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Dal 27 aprile di gara 5 contro la Lube sono trascorse tre settimane abbondanti e Lorenzetti ne ha approfittato per mettere benzina nelle gambe dei suoi, arrivati stremati a questo epilogo di stagione, e aiutare i più giovani a gestire al meglio le emozioni di una vigilia così lunga: “Quando penso a noi, penso all’Atalanta e alla loro capacità di essere al posto giusto, al momento giusto, indipendentemente dalla stagione meno felice di quest’anno. Come loro, abbiamo la fortuna di vivere in un ambiente sano che, non sembra, ma porta un sacco di punti. E, come loro, abbiamo l’obbligo morale di dare sempre il massimo e sperare in qualche errore degli altri”.

 

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Che è un po’ l’opposto del percorso delle ragazze di Conegliano, ai vertici italiani e internazionali ormai da diverse stagioni, accomunate a Trento da un ambiente altrettanto sano: “Loro sono la dimostrazione di come per confermarsi lassù sia necessario essere immersi nel contesto giusto. Quest’anno, dopo qualche stagione di dominio assoluto, hanno incontrato qualche difficoltà, ma società e tifosi si sono compattati attorno alla squadra nei momenti più complicati e hanno trasformato la delusione di qualche inciampo in forza per reagire, esattamente come il Vakifbank del mio amico Giovanni Guidetti”. Ci sono tutte le premesse, dunque, perché sia un’altra grande finale, l’ultima partita di Paola Egonu con la maglia dell’Imoco prima di trasferirsi proprio in Turchia alla corte di Guidetti. La naturale chiusura di un ciclo che, con ogni probabilità, vedrà Conegliano cambiare ampiamente volto il prossimo anno. Reset.

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