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Bastano due minuti, o poco più, per fare la storia. Real Madrid-City e le altre imprese

Filippo Passeri

La semifinale di ieri sera riassume splendidamente l'essenza e la follia del calcio: in 88 secondi i Blancos hanno ribaltato l’incontro, alimentando la letteratura del ribaltone nei minuti di recupero

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In principio fu Manchester United-Bayern Monaco, finale di Champions League del 1999. La squadra tedesca passa in vantaggio dopo soli sei giri di lancette grazie al gol del centrocampista Mario Basler. Il Bayern conduce fino ai minuti di recupero, quando la follia del calcio si manifesta in tutto il suo splendore: al 91esimo Teddy Sheringam fa l’1-1 e al 93esimo Ole Gunnar Solskjær completa l’inspiegabile rimonta siglando la rete del 2-1 e regalando al Manchester United la seconda Champions League della sua storia.
 


 

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Il 13 maggio 2012 l’imponderabile torna a manifestarsi su un campo da calcio, precisamente all’Etihad Stadium. Ultima giornata di Premier league, i padroni di casa del Manchester City sono costretti a vincere contro un Queens Park Rangers già salvo, che si prefigura come la perfetta vittima sacrificale, così è, almeno nel primo tempo, con il City che chiude in vantaggio per 1-0. La ripresa, però, cambia tutto: il Qpr prima pareggia e poi al 66esimo passa in vantaggio grazie al gol di Mackie.

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È psicodramma sportivo all’Etihad, con i tifosi del City che vedono passare il titolo dalle loro mani a quelle degli storici rivali del Manchester United, ed è così fino al 92esimo minuto, quando Edin Džeko trova il 2-2 su calcio d’angolo, aprendo le porte al gol del Kun Agüero, due minuti dopo, per il 3-2 finale che riporta la squadra allenata allora da Roberto Mancini alla vittoria della Premier dopo 44 anni di astinenza.
 


Arriviamo così al ritorno della semifinale di Champions League di ieri sera, Manchester City (di nuovo) contro Real madrid. La partita fino al minuto 89 pareva in totale controllo della squadra di Guardiola, in vantaggio al Bernabeu con il gol di Mahrez - dopo lo spettacolare 4-3 dell'andata. Poi l’imponderabile ha fatto nuovamente il suo corso e in 88 secondi i Blancos hanno ribaltato l’incontro. La mossa di Carlo Ancelotti ha portato alla doppietta del subentrante Rodrygo che ha segnato al 90esimo e 91esimo, cambiando la sorte di un match che pareva scontato, rendendo leggendaria una semifinale già di per sé bellissima.


Il filo conduttore che unisce queste imprese, oltre agli storici trofei che hanno portato (aspettando il Real), è il fatto che sono state ribaltate nei minuti di recupero- i più belli e concitati per antonomasia. E soprattutto sono bastati, rispettivamente, 88 secondi al Real, 101 allo United e 180 al City per farlo. 

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Una partita di calcio dura 5400 secondi, escluso il recupero, ciò rende l’idea di quanto imprevedibile e leggendario sia capovolgere una partita in pochi istanti, per giunta a tempo scaduto. Nel calcio due/tre minuti sono oggettivamente pochi (ma abbastanza da fermare il tempo, e fissarlo nella storia). Ed è per questo che partite come quelle di ieri sera rimangono indelebili: l’inspiegabile si manifesta e travolge tutte le previsioni. Pochi istanti che cambiano il corso delle competizioni, dei club e degli uomini protagonisti. Una folle manciata di secondi che rappresenta meravigliosamente l’essenza del calcio, quel costante e precario equilibrio tra sconfitta e vittoria, tra damma e euforia.

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