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il foglio sportivo

Il Var è come un piano inclinato

 Giuseppe Pastore

Troppi casi dubbi. Gli arbitri finiranno con il dover spiegare agli spettatori le decisioni

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Tutto quel che è accaduto nei minuti di recupero di Torino-Venezia, anticipo delle 20.45 dello scorso sabato sera andato lungo e finito in vacca come una puntata del Grande Fratello Vip, è un ottimo argomento per fare il punto della situazione. Non tanto per i contenuti estetici della partita, ampiamente rivedibili, ma per il modo in cui da un paio di mesi gli arbitri si ritrovano ad affrontare tutte le situazioni più scivolose con la disinvoltura di Bruce Willis in Die Hard, quando deve sudare sette camicie per disinnescare la bomba che farebbe saltare in aria Times Square. Con un certo sadismo, il Grande Sceneggiatore di questo campionato sta collocando tutti questi momenti altamente drammatici sempre intorno al 90esimo, e con il risultato ancora in bilico.

 

Prima del gol di Belotti in Torino-Venezia, era già successo in Milan-Napoli con il gol di Kessié e in Roma-Genoa con il gol di Zaniolo (per tacere del fattaccio di Milan-Spezia, che è un altro discorso): tutte reti che, dopo lunga e meditabonda riflessione, sono state annullate e hanno scatenato polemiche molto confuse e comodamente manipolate da chi è interessato solo a mestare nel torbido.In Atalanta-Fiorentina di coppa Italia, invece, il gol vittoria di Milenkovic all'ultimo secondo è stato confermato dopo tre minuti di Var: le tossine di quell'episodio si sono prolungate fino al post partita di Atalanta-Juve, dove il direttore generale Umberto Marino, ancora avvelenato dai fumi dell'ingiustizia precedente, ha insolentito su Dazn l'ex arbitro Marelli che si era limitato a una moviola piuttosto pacata degli episodi della serata.

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Non illudiamoci che sia una perturbazione passeggera: andando verso la primavera, con i bilanci malmessi che dipendono dai risultati sportivi, le cose non potranno che peggiorare.

Sarà perciò istruttivo fissare un paio di concetti e avanzare una modesta proposta, in modo da essere un minimo preparati quando il destino deciderà nuovamente di giocare a dadi con la Serie A. Torniamo sul gol di Belotti annullato per il cervellotico quanto innegabile fuorigioco di Pobega e partiamo dall'intervista a caldo di uno dei protagonisti dell'episodio incriminato, il difensore del Venezia Caldara, in teoria ostacolato da Pobega, che candidamente ammette: “Non ci ho capito niente”. Nessun giocatore del Venezia aveva protestato; nessuno si era sentito danneggiato da eventuali posizioni irregolari. Il gol di Belotti viene perciò annullato per un senso di giustizia astratto e imperscrutabile, quasi kafkiano, in cui la Legge cala dall'alto sul campo di calcio senza spiegazioni. È un fuorigioco ideologico, che esiste (e va punito) secondo la geometria, ma non secondo la logica.

Il ricorso alla tecnologia sta facendo molto bene al calcio, per esempio facendo piazza pulita delle simulazioni e dei noiosi dibattiti anni Ottanta sui fuorigioco millimetrici, ed è un processo ovviamente irreversibile (anzi, all’ultimo Mondiale per club è stato testato per la prima volta il fuorigioco automatico); ma ogni tanto manda in confusione gli arbitri più indecisi o semplicemente mediocri, che messi di fronte a questi casi estremi, percepibili solo da un calcolatore freddo e spietato come Hal 9000, non sanno realmente che pesci pigliare. Colpa anche di un regolamento bizantino, che (volutamente?) sta mantenendo una piccola quota di potere discrezionale nelle mani dell'essere umano: che stia a lui, se ci tiene tanto, valutare se il tal fuorigioco è attivo o passivo. La malasorte si accanisce proponendoci tutti quei casi sopra elencati, oggettivi rompicapo da Settimana Enigmistica: è molto difficile individuare un ruolo attivo di Giroud sdraiato sotto Juan Jesus nel momento decisivo di Milan-Napoli... eppure è fuorigioco. Per non parlare della fumosa casistica dei “gravi ed evidenti errori”, tuttora impossibili da definire con esattezza: il pestone di Abraham sul difensore del Genoa, ignorato dall'arbitro di campo, è un “grave ed evidente errore” che impone l'intervento del Var per annullare il bellissimo gol di Zaniolo?

Ribadiamo quanto avevamo scritto tre mesi fa, dopo le polemiche post Juventus-Roma, con Orsato che aveva scelto il peggiore dei modi per spiegare ai calciatori romanisti la mancata concessione del vantaggio. Visto che trascinare gli arbitri davanti alle telecamere a fine partita può essere sconveniente e contro-producente, sarebbe molto utile almeno dotarli di microfono e dare in pasto allo spettatore l'autopsia in diretta di ogni episodio da on-field-review, sperando che la cosa non degeneri in intercettazioni audio stile Schettino e De Falco. Oltretutto, se siete amanti del genere processuale, sarebbe anche spettacolare. Eviteremmo anche l'imbarazzo supplementare di sentire i poveri telecronisti che farfugliano senza capire cosa stia succedendo. Se questo non fosse possibile, almeno si riempiano i lunghi tempi morti in attesa del Var con replay puntuali sull’oggetto della revisione, come succede in Premier League e in Champions: se siamo tutti d’accordo che oggi più che mai il telespettatore dev’essere al centro di tutto, vezzeggiato e coccolato senza sottoporlo a equazioni di secondo grado mentre guarda una partita di calcio sul divano, non possiamo tenerlo all’oscuro dei fatti nemmeno si trattasse dei verbali della Commissione d’Inchiesta sul Piano Solo.

Poi, siccome siamo tutti uomini di mondo, non abbiamo alcun dubbio che tra un paio di mesi, invece che tendere alla semplificazione, ci ritroveremo di nuovo su queste pagine a lambiccarci il cervello sulle trecento possibili interpretazioni di un braccio largo ma non-così-largo, un movimento “congruo”, un fuorigioco “geografico” e altre mirabolanti locuzioni da Prima Repubblica del pallone. Aspettando magari che dai piani alti si decida per una svolta alla Minority Report: leggere nel pensiero dei giocatori e varare un Var 2.0 fatto di fischi anticipati e segnalazioni preventive di falli che devono ancora essere commessi.  

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