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La lotta tra Lega Serie A e Figc è una questione di potere

Roberto Perrone

Il presidente Paolo Dal Pino si è dimesso. Le società del massimo campionato italiano non vogliono che la Federazione si intrometta nella loro scelte. "Il problema è che i principi informatori dello Statuto proposti da Gravina cozzano con i nostri. I principi informatori li determiniamo noi"

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Proviamo a capire cosa sta succedendo nella Lega calcio di Serie A, che, il giorno dopo la fine della sessione invernale del calcio mercato, si è trovata con il presidente Paolo Dal Pino dimissionario e con i bagagli già fatti, pronti per il viaggio verso gli Stati Uniti dove si trasferirà con la famiglia. Soprattutto si trova in uno scontro ormai frontale con il presidente federale Gabriele Gravina.

Proviamo a spiegare al popolo, molto più interessato al potenziamento della propria squadra, di cosa si dibatte. Al di là di tutte le questioni formali/procedurali, di questo si tratta, di una questione personale, di rapporti che non funzionano. Ieri sera un consiglio di Lega convocato in via straordinaria doveva mettere un vice-presidente al comando, ma è mancato il numero legale. Lunedì un'assemblea cercherà di risolvere in parte o completamente il problema.

"La lettera inviata a Giovanni Malagò e Valentina Vezzali era una lettera di sfiducia nell'operato di Gravina" ci spiega il dirigente di un'importante squadra di Serie A. Il motivo del contendere, ufficialmente, sono "i principi informatori" dello statuto della Lega, soprattutto il punto che riguarda la norma più incriminata, secondo cui per qualsiasi delibera servono i due terzi dell'assemblea. Gravina vuole che venga introdotta la maggioranza semplice. I club si oppongono. Ma non volete governare, quindi? Questa è la domanda, perché con questa regola non si fa molta fatica a bloccare i lavori. "Il problema non è questo. Il problema è che i principi informatori dello Statuto proposti da Gravina cozzano con i nostri. I principi informatori li determiniamo noi". Ecco questo è il motivo del contendere. Una questione di potere. E sulla famosa lettera erano d'accordo tutte e venti le società, infatti "la delibera aveva ottenuto l'unanimità, anche se alcune si sono sfilate dopo l'invio per l'effetto che ha provocato". Un grande classico della politica a tutti i livelli.

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La verità ancora più profonda è che, dietro la questione dello statuto, c'è "un malessere diffuso nei confronti del presidente Gravina di cui le società di Serie A non gradiscono l'atteggiamento". In pratica lo statuto è un casus belli per attaccare il presidente federale. Bene. E quindi come se esce? "Con il solito compromesso, che bisogna trovare in fretta". Infatti Gravina può muoversi nominando un commissario ad acta che riformi lo statuto "ma se entro quarantacinque giorni non eleggiamo un presidente, manda un commissario con pieni poteri". Tra i motivi di "malessere" ci sono anche i ristori. Tra i malumori leghisti ci sono le cifre legate agli aiuti per i danni provocati dalla pandemia: la Serie A ha perso, in due anni, circa 1,5 miliardi ricevendo ristori per meno dello 0,5 per cento. Anche recentemente molti dirigenti hanno polemizzato sulla mancanza di sostegno da parte dello Stato. Al di là delle opinioni che si possono avere su questa faccenda, quella dei club di serie A è che la Federcalcio abbia fatto troppo poco per loro. E siamo solo all'inizio.

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