Mick Schumacher arriva in Formula 1
Alla guida di una Hass motorizzata Ferrari inizierà il viaggio in F1 del figlio del sette volte campione del mondo Michael Schumacher. Non è merito del cognome, il ragazzo va molto forte
La storia della Formula 1 è ricca di figli che hanno inseguito la gloria dei padri. C’è chi ha vinto di più di papà senza scalfirne il mito (Jacques e Gilles Villeneuve), chi non ha neppure potuto avvicinarsi alla grandezza del genitore (Damon e Graham Hill), chi è già molto più forte di papà (Max e Jos Verstappen). Nessuno però ha mai dovuto confrontarsi con un padre sette volte campione del mondo. Mick Schumacher lo farà ufficialmente dalla prima gara della prossima stagione, quando debutterà sulla Haas motorizzata Ferrari. E’ bello che tra i primi a fargli i complimenti una volta arrivato l’annuncio ci sia stato Romain Grosjean che è stato licenziato (prima del fuoco) per lasciargli il posto. Con le sue mani ustionate e fasciate come Lazzaro ha digitato il suo messaggio di benvenuto nel mondo dei grandi. Un bel gesto.
Se il calendario, ottimistico, della Formula 1 verrà confermato, Mick esordirà in Formula 1 il giorno prima del suo 22esimo compleanno. Papà ci era arrivato nell’agosto 1991 a 22 anni , 7 mesi e 22 giorni. Uno a zero per il bimbo. Poi lo aspetterà una scalata a mani e piedi nudi dell’Everest perché confrontarsi con la carriera di Michael è impresa impossibile (sempre che tu non sia Lewis Hamilton). Ma Mick dovrà cercare di comportarsi come ha fatto finora. Guardare dritto davanti a sé e non curarsi dei paragoni come quando da bimbo gareggiava nei kart con il cognome della mamma. Solo che non ci volle molto a capire chi fosse quel Mick Betsch che arrivava alle piste accompagnato da Michael Schumacher… Anche perché tra padre e figlio c’è una certa somiglianza, pur se i suoi lineamenti sono addolciti dai cromosomi ereditati da mamma Corinna. Mick è un ragazzo molto educato, per nulla arrogante. Sta già cominciando a parlare in italiano e, se non deve confrontarsi in un’intervista, chiacchiera tranquillamente nella nostra lingua. Proprio come papà che con i meccanici scherzava in italiano, ma davanti a un microfono si rifugiava nell’inglese.
"La prospettiva di essere sulla griglia di partenza della Formula 1 l'anno prossimo mi rende incredibilmente felice e sono semplicemente senza parole - ha detto Mick, cresciuto tra le fila della Ferrari Driver Academy - Vorrei ringraziare il Team Haas, la Scuderia Ferrari e la Ferrari Driver Academy per aver riposto la loro fiducia in me. Voglio anche riconoscere l'amore verso i miei genitori, so che devo loro tutto. Ho sempre creduto che avrei realizzato il mio sogno di correre in Formula 1". Un pensiero a papà Michael che chissà cosa vorrebbe dirgli. Un pensiero a mamma Corinna che seguendolo in pista ha ritrovato un leggero sorriso in questi anni tormentati e dilaniati dal dolore.
"Un grande ringraziamento va anche agli appassionati di motorsport che mi hanno sostenuto nel corso della mia carriera. Darò il massimo, come faccio sempre, e non vedo l'ora di intraprendere questo viaggio insieme alla Haas" ha concluso Mick, che ha fatto il suo debutto (in prova) al volante di una Formula 1 nell'aprile del 2019 nei test in Bahrain, guidando sia l'Alfa Romeo che la Ferrari. Il suo arrivo al Haas segna un’evoluzione dei rapporti tra il team americano e la Ferrari: è la prima volta che il team mette in macchina un ragazzo della Ferrari Academy, cosa che di solito avveniva con la Sauber Alfa Romeo. Mick avrà come compagno di squadra un altro debuttante, il russo Nikita Mazepin, un altro figlio di papà , nel senso che il genitore (un po’ come papà Stroll) paga per lui. E non poco. Tra i due ci sarà battaglia. Non illudetevi che siano così teneri e carina in fotografia.
Quando Jean Todt me lo ha presentato a settembre a Firenze nella notte dei mille gran premi della Ferrari, ha detto: “Mi sembra che meriti la Formula 1, non le sembra”. Aveva ragione. Mick non è più soltanto un cognome. Ha dimostrato gara dopo gara di essere un ragazzo bravo a imparare, bravissimo a migliorare. Ha sempre fatto così fin dai kart. Nella seconda stagione nella stessa categoria, ha sempre ottenuto risultati migliori. Gli sta capitando anche quest’anno in Formula 2 dove, a due gare dalla fine del campionato, ha ancora 14 punti di vantaggio su Ilot. Nello scorso weekend dopo una brutta qualifica ha rimontato dal decimo al primo posto (chiudendo poi quarto) nella gara del sabato e poi nella gara sprint della domenica si è difeso con delle manovre che hanno ricordato molto papà. Duro, quasi ai limiti. Un po’ di sana cattiveria paterna ce l’ha dentro, non c’è dubbio. In questo weekend in Bahrain può diventare campione. Forse la Haas avrebbe potuto aspettare lunedì a fare l’annuncio, togliergli un po’ di pressione dalle spalle. Ma in fin dei conti se uno si chiama Schumacher e decide di fare il pilota, significa che la pressione non gli fa paura.