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Neanche la camera ardente di Maradona mette pace nella politica argentina

Maurizio Stefanini

"Alberto Fernández e la vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner hanno pensato bene di sospendere il lockdown per convocare un milione di persone a sfilare davanti alla salma del campione". Diego Dillenberger spiega il tentativo del governo di sfruttare la morte di Diego

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“La veglia funebre di Maradona alla Casa Rosada? E’ stato un tentativo del governo Fernández-Fernández di ripetere il grandissimo spot pubblicitario della veglia funebre per Néstor Kirchner, che propiziò alla vedova Cristina un trionfo alle presidenziali successive. Ma il tentativo è fallito, e ha rischiato di degenerare in tragedia”.  A risponderci è Diego Dillenberger, famosissimo commentatore politico argentino, popolare soprattutto per il suo programma tv “La Hora de Maquiavelo”. Gli avevamo chiesto un giudizio su quello che era successo giovedì. Con il “velorio” degenerato in gravi scontri tra cittadini e polizia, da cui almeno nove arresti. Dillenberger ci ha risposto che ci aveva appena dedicato la sua trasmissione, e ci ha passato il link. Vi si vedono le immagini delle botte, inframmezzate da quelle di “Fantasia”: con Topolino che con la bacchetta magica del mago dà ordine a una scopa di attingere acqua al posto suo, si addormenta e si risveglia nell’antro inondato. 

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“La veglia funebre di Maradona alla Casa Rosada? E’ stato un tentativo del governo Fernández-Fernández di ripetere il grandissimo spot pubblicitario della veglia funebre per Néstor Kirchner, che propiziò alla vedova Cristina un trionfo alle presidenziali successive. Ma il tentativo è fallito, e ha rischiato di degenerare in tragedia”.  A risponderci è Diego Dillenberger, famosissimo commentatore politico argentino, popolare soprattutto per il suo programma tv “La Hora de Maquiavelo”. Gli avevamo chiesto un giudizio su quello che era successo giovedì. Con il “velorio” degenerato in gravi scontri tra cittadini e polizia, da cui almeno nove arresti. Dillenberger ci ha risposto che ci aveva appena dedicato la sua trasmissione, e ci ha passato il link. Vi si vedono le immagini delle botte, inframmezzate da quelle di “Fantasia”: con Topolino che con la bacchetta magica del mago dà ordine a una scopa di attingere acqua al posto suo, si addormenta e si risveglia nell’antro inondato. 

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“Come l’Apprendista Stregone. Solo che là viene il mago a rimettere a posto le cose, e Topolino ha l’umiltà di restituirgli la bacchetta magica”, spiega. “Qua invece prima il presidente Alberto Fernández e la vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner hanno pensato bene di sospendere il lockdown per convocare un milione di persone a sfilare davanti alla salma di Maradona. Una specie di bomba biologica, in un paese dove le scuole sono ancora chiuse e ci sono cittadini che hanno dovuto fare ricorso alla Corte suprema per avere il permesso di tornare alle loro case in province a cui l’accesso è stato vietato. Poi, quando la situazione è degenerata il mago che ha dovuto intervenire è stato il capo di governo della Città di Buenos Aires Horacio Rodríguez Larreta”. Stesso partito dell’ex presidente Mauricio Macri. “A quel punto, però, invece di ridargli la bacchetta magica lo hanno accusato per la repressione”.

 

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E meno male che, pur grande, la folla non ha raggiunto il milione di persone auspicato! Ma in varie centinaia a un certo punto hanno iniziato a sfondare le protezioni alla Casa Rosada. La polizia ha cercato di fermarli, è stata bersagliata con sassi e bottiglie, e ha risposto con pallottole di gomma e lacrimogeni. E’ stata la famiglia del Pibe de oro, allora, a chiedere di chiudere alle 16, con tre ore di anticipo.  

 

“Dios es argentino y peronista, hasta la victoria siempre, compañero”, era scritto di fronte alla Casa Rosada. Maradona era stato prima un fan del peronista di destra Carlos Menem, poi di quello di sinistra Nestor Kirchner. A tutti e due aveva dedicato il suo libro “Yo soy el Diego”, ma anche a Fidel Castro. E Fidel era riprodotto in un tatuaggio sulla sua gamba, mentre il Che stava su una spalla: indicazione di una finale scelta di campo culminata nei suo appoggio a personaggi come Maduro e Lukashenko. 

 

A poco più di un anno dal suo insediamento dopo aver sconfitto il liberale Macri, il presidente Alberto Fernández ha visto precipitare la sua popolarità dall’80 per cento di aprile al 43  attuale. Maradona è sembrato una facile occasione per recuperare consenso. Non a caso sulla bara il presidente ha messo, accanto a un fazzoletto bianco delle Madri di Plaza de Mayo, una maglia dell’Argentinos Juniors: primo club della carriera di Maradona, e anche squadra per cui notoriamente lui fa il tifo. Qualcuno sospetta che possa essere parte di questo clima anche l’accusa di omicidio colposo al medico personale dell’ex calciatore. 

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Una cosa che può pure suscitare stupore è che i parenti di Maradona a un certo punto si sono messi a ballare attorno alla bara, ma la tradizione argentina ha un rapporto particolare con i defunti eccellenti. “Questo è un paese dove c’è un forte culto delle personalità”, ci ricorda Dillenberger. Il 17 ottobre del 2006  botte da orbi erano volate quando i nipoti avevano deciso di togliere il corpo di Juan Domingo Perón dal cimitero della Recoleta per trasferirlo in una  tenuta di loro proprietà, appunto per porre fine alla continua gazzarra attorno alla tomba. Proprio il governo di Néstor Kirchner aveva deciso di organizzare un grande corteo di quaranta chilometri per accompagnare il percorso. Ed erano volati appunto cazzotti tra militanti del sindacato dei camionisti e di quello dei muratori: tutti peronisti, ma nella miglior tradizione del peronismo ferocemente nemici tra di loro.

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