Ascoltare De Boer per capire la nostra difficoltà ad accettare l'evidenza nel calcio

Giovanni Battistuzzi

L'Olanda ieri ha perso contro il Messico alla prima in panchina del nuovo allenatore. "È solo un'amichevole", ha commentato. Che le amichevoli non servano a nulla ne sono convinti tutti. Basta solo non dirlo

Quando il 24 settembre 2020 la federazione olandese annunciò di aver scelto Frank De Boer come nuovo selezionatore della nazionale al posto di Ronald Koeman (andato ad allenare il Barcellona ad agosto) in molti nei Paesi Bassi storsero il naso. Primo tra tutti l’ex presidente della federcalcio olandese Michael van Praag. E questo non tanto perché Koeman fosse giudicato il miglior commissario tecnico possibile per gli oranje o il suo gioco facesse impazzire i sudditi di re Guglielmo Alessandro, ma perché in molti consideravano il suo successore “troppo finito per sedersi sulla panchina della nazionale”. Il fuorionda di van Praag trovò parecchi sostenitori. Frank De Boer fu un grande calciatore, un difensore affidabile e intelligente. Qualità che si portò anche in panchina e che in nemmeno quattro anni gli fecero vincere quattro Eredivisie con l’Ajax tra il 2011 e il 2014. Quattro successi mica scontati visto che i Lancieri non portavano a casa un successo in patria dal 2004.

 

Sei anni dopo s’è un po’ annacquato De Boer. Gli è andata male all’Inter, gli è continuata ad andare male in Inghilterra al Crystal Palace. Ha provato a rilanciarsi in America, all’Atlanta United. Ma gli è andata male pure lì.

 

Just Spee, il nuovo presisente della KNBV, dei fallimenti di De Boer se ne è fregato e gli ha dato la  panchina della nazionale perché “è un tecnico capace, ha le idee chiare e le sa esprimere su di un campo da gioco”.

 

Alla prima occasione la selezione dei Paesi Baschi ha perso contro il Messico per 1-0. E Frank De Boer ha dimostrato di avere le idee chiare e di saperle esprimere. Se non sul campo quanto meno davanti ai microfoni.

  

 

“Il risultato è spiacevole, certo, ma non è un problema. Era solo un’amichevole, nulla più di una partita di allenamento”, ha detto dopo la sfida senza cercare giustificazioni: "Io voglio sempre vincere, ma abbiamo fatto delle scelte e credo che queste scelte siano logiche. Non ho fatto giocare alcuni titolari perché abbiamo due partite vere a breve. E poi che c’è di male: non credo di essere il primo allenatore della nazionale a perdere al debutto".

 

La stampa olandese dopo aver criticato la prestazione della nazionale, se l’è presa con le parole di De Boer, quasi fossero lesa maestà nei confronti della maglia, della patria e perché no del re.

 

Eppure “solo un’amichevole, nulla più di una partita di allenamento” sono state le stesse considerazioni che portarono alla creazione della Nations League. Quando Michel Platini disse che “nulla è diventato più inutile di un’amichevole”, e che proprio per questo serviva “un torneo su più anni, una sorta di grande campionato per nazionali che accendesse un po’ il livello competitivo di partite o troppo noiose o troppo scontate”, si levarono applausi da tutte le parti d’Europa.

 

Evviva De Boer che se ne è fregato del calcisticamente corretto e c’ha ricordato perché le amichevoli le vedevamo mai. 

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