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Formula uno

Autoscontri al Mugello, ma a vincere è sempre Hamilton

Fabio Tavelli

Millesimo GP delle Ferrari, ma l'unica bandiera rossa a sventolare è quella che rimanda tutti ai box per tre volte, per fortuna senza conseguenze per i piloti. Leclerc ottavo e Vettel decimo, ma non è più una notizia

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E con questa fanno 90. Novanta vittorie per Lewis Hamilton, una sola in meno di Michael Schumacher. Pista di pilota più che di motore e quindi è giusto che abbia vinto il più forte. Peccato per Verstappen, l’unico che possa stare a tavola con uno che al Mugello ha completato la sua gara per la 42esima volta consecutiva. A maggior ragione per come è andato Albon, al primo podio nella sua giovane carriera. Sventola, chissà ancora per quanto, bandiera rossa sulla Toscana. Non c’entra la politica, il drappo vermiglio è stato esibito due volte per rimandare tutti ai box in un pomeriggio di autoscontri e schianti per fortuna senza conseguenze per i piloti e tanto lavoro per le carrozzerie. Non si vedeva da anni un Gran Premio con tanti incidenti, tre Safety Car e tre partenze dal palo. Gara d’altri tempi quella che ha celebrato il millesimo appuntamento per la Ferrari con la Formula 1. Gara molto simile ad alcune già viste in Moto Gp. Non è un caso visto che il Mugello è il tempio delle moto e farci stare anche le quattro ruote è stata una forzatura per mettere in calendario una gara in più. Con un drappello di quasi tremila spettatori distribuiti tra la tribuna centrale e il resto del circuito. Dalle immagini televisive è sembrato che stessero un po’ troppo vicini e di mascherine se ne sono viste poche. Dopo due gare da zero punti la Ferrari è tornata a muovere la classifica. Ottavo Leclerc e decimo Vettel. Non corrono rischi i tappi di champagne, quelli li fanno saltare sempre gli altri. Leclerc prova a fare quello che può, ovvero pochissimo per colpa di una macchina sempre più debole. Vettel ormai guida con il sigaro fuori dall’abitacolo in un tramonto malinconico non degno né della sua carriera né dell’auto che guida. Mille gare avrebbero dovuto essere onorate in altro modo. Ma ormai è un ritornello stanco quanto i tifosi di vedere le Rosse ridotte così.

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E con questa fanno 90. Novanta vittorie per Lewis Hamilton, una sola in meno di Michael Schumacher. Pista di pilota più che di motore e quindi è giusto che abbia vinto il più forte. Peccato per Verstappen, l’unico che possa stare a tavola con uno che al Mugello ha completato la sua gara per la 42esima volta consecutiva. A maggior ragione per come è andato Albon, al primo podio nella sua giovane carriera. Sventola, chissà ancora per quanto, bandiera rossa sulla Toscana. Non c’entra la politica, il drappo vermiglio è stato esibito due volte per rimandare tutti ai box in un pomeriggio di autoscontri e schianti per fortuna senza conseguenze per i piloti e tanto lavoro per le carrozzerie. Non si vedeva da anni un Gran Premio con tanti incidenti, tre Safety Car e tre partenze dal palo. Gara d’altri tempi quella che ha celebrato il millesimo appuntamento per la Ferrari con la Formula 1. Gara molto simile ad alcune già viste in Moto Gp. Non è un caso visto che il Mugello è il tempio delle moto e farci stare anche le quattro ruote è stata una forzatura per mettere in calendario una gara in più. Con un drappello di quasi tremila spettatori distribuiti tra la tribuna centrale e il resto del circuito. Dalle immagini televisive è sembrato che stessero un po’ troppo vicini e di mascherine se ne sono viste poche. Dopo due gare da zero punti la Ferrari è tornata a muovere la classifica. Ottavo Leclerc e decimo Vettel. Non corrono rischi i tappi di champagne, quelli li fanno saltare sempre gli altri. Leclerc prova a fare quello che può, ovvero pochissimo per colpa di una macchina sempre più debole. Vettel ormai guida con il sigaro fuori dall’abitacolo in un tramonto malinconico non degno né della sua carriera né dell’auto che guida. Mille gare avrebbero dovuto essere onorate in altro modo. Ma ormai è un ritornello stanco quanto i tifosi di vedere le Rosse ridotte così.

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