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A scuola di sport - Il Foglio sportivo

La lezione degli Antichi greci

Mauro Berruto

Lo sport è cultura. Per questo bisogna partire dall’inizio, da quel pezzo del mondo in cui è diventato ciò che conosciamo: la Grecia arcaica, dove l’educazione fisica si distingueva nella pratica degli spartani o degli ateniesi

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Questa rubrica, fino al temine dell’anno scolastico, sarà dedicata a quegli insegnanti di storia, letteratura, italiano, educazione civica, lingue, arte, scienze, matematica, musica, religione e, naturalmente, educazione fisica per provare a raccontare le proprie discipline (anche) attraverso lo sport e le sue storie.

Qui trovate la presentazione della nuova rubrica di Mauro Berruto sul Foglio sportivo e tutte le altre puntate

 

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Lo sport è cultura! Premessa d’obbligo visto l’obiettivo di questa rubrica: da oggi al termine dell’anno scolastico, offrirvi stimoli per utilizzare storie di sport e di sportivi nelle vostre lezioni di letteratura, arte, geografia, educazione civica, antropologia, scienze o matematica.

 

Partiamo dall’inizio, dunque, da quel pezzo del mondo in cui lo sport è diventato ciò che conosciamo: la Grecia arcaica, dove l’educazione fisica si distingueva nella pratica degli spartani o degli ateniesi. Per gli spartani, l’esercizio fisico serviva solo per fortificare spirito e corpo in vista della guerra, mentre gli ateniesi perseguivano un ideale di perfetta fusione fra bellezza esteriore e nobiltà d’animo. Per i greci la parola agón, radice del nostro agonismo, indicava una vera e propria necessità di confronto. Un atleta, artista, mercante, soldato, perfino un mendicante aveva bisogno di confrontarsi con il suo “avversario”. Ai popoli barbari, invece, mancano sia una parola simile sia testimonianze sullo svolgimento di gare sportive. In un dialogo di Luciano (120-190 d.C.), il nobile scita Anacarsi, dopo aver visto giovani atleti che si allenano in una palestra, chiede al legislatore ateniese Solone: “Vorrei sapere che utilità può avere tutto questo, perché mi sembra piuttosto una pazzia e non c’è chi possa convincermi facilmente che costoro non agiscano così perché fuori di senno”. I non-greci si stupivano non tanto di fronte all’esercizio sportivo in sé, o allo spirito competitivo suo presupposto, sostiene Paola Angela Bernardini, quanto la maniera con cui i greci avevano istituzionalizzato lo sport conferendogli il carattere di una manifestazione religiosa, nazionale, politica e spettacolare: in una parola, di cultura. Solone tenterà dunque di convincere lo straniero (bàrbaros) Anacarsi per convertirlo all’usanza greca di frequentare il ginnasio, spiegandogli che lo sport ha un’importanza tale da far accorrere ai Giochi Olimpici persone da tutte le parti della Grecia: “Osserveresti il coraggio e la bellezza fisica degli uomini, la loro forma meravigliosa, l’abilità impressionante, la forza invincibile e la loro infaticabile volontà di vittoria… cittadini dotati di animo nobile e di buona attitudine alle armi, guardiani capaci del nostro paese e baluardi della nostra libertà”. Insomma se si vuole parlare di storia, arte, guerra, organizzazione sociale nell’Antica Grecia non si può prescindere dallo sport, espressione del vigore fisico e morale e della virtù del buon cittadino e soldato greco.

 

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Materiali:
Luciano di Samosata: Anacarsi o della Ginnastica
Filostrato di Lemno: Il manuale dell’allenatore (Interlinea, 1955)
Paola Angela Bernardini (a cura di): Lo sport in Grecia (Laterza, 1988)
Paola Angela Bernardini: Il soldato e l’atleta (Il Mulino, 2016)

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