I festeggiamenti dei tifosi romanisti per la vittoria contro il Barcellona (foto LaPresse)

Rizzitelli ci racconta quella Roma folle che sogna la finale di Champions

Federico Giustini

Sono trascorsi ventisette anni dal suo gol segnato in semifinale contro il Brondby. E oggi dice: "Una volta eliminato il Barcellona, non dobbiamo più avere paura di nessuno"

Per ritrovare traccia di una semifinale europea giocata dalla Roma è necessario tornare indietro di 27 anni. Un doppio confronto con il Brondby (0-0 in Danimarca e vittoria 2-1 all’Olimpico) che aprì le porte alla finale di Coppa Uefa, persa poi contro l’Inter. Ruggiero Rizzitelli era in campo, fu lui a segnare il gol del vantaggio in quella semifinale di ritorno. Sei stagioni in giallorosso, un accento romagnolo che si è ibridato con il romanesco e la prima persona plurale per riferirsi alla Roma.

 

Che ricordo ha Rizzitelli dell’ultima semifinale giocata dalla Roma in una competizione europea?

 

"Mi viene in mente la gara di ritorno. Non entrammo in campo nella maniera giusta, pensavamo fosse una partita scontata, ci sentivamo già in finale, rilassati. Dopo venti minuti però m’è partita la testa, dopo svariate urla ho iniziato a correre come un pazzo e ho fatto un fallaccio a un giocatore loro, rischiando di essere espulso. Un gesto che ha fatto capire che bisognava cambiare atteggiamento. I compagni mi guardarono e pensarono 'Ma questo che vole?'".

 

Ventisette anni dopo arriva un successo storico in rimonta con il Barcellona: può essere la gara della svolta?

 

"È quello che ci auguriamo tutti. Questa è una Roma pazza, dal doppio volto: un cammino devastante in Champions League e qualche passo falso in campionato che ti fa chiedere: 'Ma com’è possibile'. Il dilemma di Roma è proprio questo: perché poter gioire solo ogni tanto? Bisogna fare un ulteriore passo, arrivare a un certo tipo di mentalità, quella che Di Francesco sta provando a portare a Trigoria".

 

Un ambiente quello romano talvolta schizofrenico, si passa dalla depressione all’esaltazione anche nel giro di pochi giorni. Come avviene il cambio di passo?

 

"La più grande soddisfazione è stato vedere la gente piangere per strada, i caroselli come se si fosse vinto il Mondiale. Ma non si può vivere solo di una, due partite l’anno. Sembra che la squadra debba sempre essere motivata all’ennesima potenza. Per fortuna che ora arriva una partita delicata come il derby: impossibile che la Roma arrivi rilassata e sottovaluti l’incontro".

  

La difesa a tre ha dato certezze contro il Barcellona. Pensa che Di Francesco continuerà su questa strada?

 

"È stata un’iniezione di fiducia. Se tutta la squadra accetta di aiutarsi, di correre tanto in fase di non possesso, si può fare. In fase di possesso esterni come Kolarov e Florenzi possono diventare devastanti".

 

Quella di martedì è un’impresa ripetibile? Chi vorrebbe trovare in semifinale?

 

"Se prima tutti volevano affrontare la Roma, adesso è diventata problematica per tutti. Una volta eliminato il Barcellona, non deve più avere paura di nessuno. Anzi devono preoccuparsi gli altri. Una vale l’altra, arrivati a questo punto".

Di più su questi argomenti: