Il campione svizzero in semifinale a Wimbledon
Che cosa succede dopo il tennis? Federer ancora non vuole saperlo
Ha promesso a se stesso che il tennis non lo avrebbe fatto a pezzi. Ogni volta che scende in campo, sa di avere i minuti contati. Arriva spesso in ritardo sulle palline, come se una vita passata sui campi da tennis fosse servita a poco. Roger Federer in carriera, ha vinto 307 partite dello slam, tra cui 17 titoli.
"Adesso basta, Roger mio, basta, fermati”. Era il 2013 e Roger Federer, scivolato al settimo posto della classifica mondiale dei tennisti, era ormai un giocatore finito ma si ostinava a non volerlo ammettere. Quell’anno a Wimbledon perse al secondo turno contro Sergiy Stakhovsky, numero cento e qualcosa del ranking. In campo, ormai gli capitava di ridere di se stesso e dei colpi che non era più capace di fare. “Adesso basta, Roger mio, basta”, Gianni Clerici non ne poteva più di assistere a quelle umiliazioni. Quando le gambe ti si inchiodano all’erba e non riescono ad andare da nessuna parte, quando le palline degli avversari diventano macigni, sarebbe il caso di ringraziare i presenti e accomodarsi fuori dalla scena. Ma come si fa a decidere che è tutto finito, e finito per sempre? Dove lo si trova il coraggio? “Sta pensano al ritiro?”, chiesero a Federer un giorno di tre anni fa, lui rispose che ci aveva già pensato. “E cos’ha intenzione di fare?”. “Continuo a giocare”.
E adesso? Sono passati dieci anni, Roger Federer sta per compierne 35. Superati i 30, il tennis comincia a diventare uno sport doloroso: le ginocchia, le gambe e 25 anni di servizi ai 200 all’ora sulle spalle. Andre Agassi passava notti insonni a maledire questo sport e la sua schiena che non sarebbe più guarita. Ogni anno che passa, i tennisti perdono qualcosa. A volte Federer, sui colpi angolati degli avversari, rimane immobile, non prova neanche a partire, sarebbe fatica sprecata. A maggio ha deciso di non partecipare al Roland Garros, era dal 1999 che non saltava una prova del Grande Slam. A Roma era sceso in campo giocando da fermo, aveva male alla schiena anche quando respirava. “Adesso basta, fermati, Roger mio”.
Ha promesso a se stesso che il tennis non lo avrebbe fatto a pezzi. Ogni volta che scende in campo, sa di avere i minuti contati. Arriva spesso in ritardo sulle palline, come se una vita passata sui campi da tennis fosse servita a poco. Roger Federer in carriera, ha vinto 307 partite dello slam, tra cui 17 titoli. L’ultima volta è successo nel 2012, a Wimbledon contro Andy Murray. Giocare a tennis lo diverte ancora, il risultato non gli interessa più. Deve accettare il fatto di non poter essere sempre il migliore. Durante i quarti di finale contro Marin Cilic, testa di serie numero nove del torneo, è andato sotto di due set. Avrà pensato veramente che a volte bisogna accettare di non essere il migliore, eccetera eccetera. C’è una frase sui campi nell’All England Lawn Tennis and Croquet Club di Londra, che invita i giocatori a trattare vittoria e sconfitta con lo stesso tipo di sorriso, come se si trattasse della stessa cosa. L’ha scritta un poeta e non un tennista. Federer avrà pensato anche a quello e alla sua schiena da vecchio. Per tre volte è andato a un solo punto dalla sconfitta.
Avrebbe ancora avuto la possibilità di giocare un quarto di finale a Wimbledon? E che cosa sarebbe successo dopo? Che cosa succede dopo il tennis? Come si fa a decidere che è finita, e finita per sempre? Quanto coraggio bisogna avere? Rogere Federer ci ha messo tre ore e 17 minuti per recuperare e vincere una partita già persa. A 35 anni tre ore dentro a un campo da tennis sono un’eternità. Nonostante il dolore, le lacrime dopo le sconfitte che gli impedivano di parlarne, e tutte le finali perse, nonostante Nadal e Djokovic, e la schiena che implora pietà, sul match point dell’avversario Roger Federer sperava che quella partita non finisse mai. “Vi prego, fatemi giocare ancora un po’”.