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Faccia da fascio

Il fascismo lombrosiano secondo Purgatori

Luciano Capone

Dare inconsapevolmente del fascista a un ebreo antifascista è uno scivolone, ma chiedere consapevolmente ai giudici di stabilire che quella stessa persona ha la faccia da fascista è inquietante. La causa fisiognomica del giornalista di La7

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Ma non è che l’ombroso Andrea Purgatori è di diventato lombrosiano? La vicenda nata da un battibecco sui social network sarebbe divertente se, per come si è intrecciata, non toccasse questioni profonde e ferite aperte come l’ideologia, il fascismo, il razzismo e ora anche la fisiognomica. Si può chiedere a un giudice di stabilire se una persona sia fascista dalla faccia? Basandosi cioè sulla “postura ed espressività del volto”? La risposta è positiva: è in sostanza ciò che ha chiesto il giornalista e conduttore televisivo de La7 in un ricorso al Tribunale di Milano. Ancor più interessante sarà vedere il responso dei giudici.

  

La storia è questa. Il 25 febbraio, il giorno successivo all’invasione russa dell’Ucraina, durante il programma di Myrta Merlino, Purgatori commenta l’azione militare russa dicendo, in sostanza, che Putin si stava limitando agli obiettivi politici e militari evitando di colpire i civili. Iuri Maria Prado scrive su Twitter: “Questo tipo qua @andreapurgatori, ospite di questa qua @myrtamerlino, diceva che ‘Putin si sta impegnando a non spaventare la gente’”. Il conduttore di Atlantide risponde in maniera decisa: “Lei è un pover’uomo che raccatta qua e là, monta e smonta ciò che le restituisce un po’ di senso della vita sotto forma di applausini. Non ascolta. Non capisce. Non ci arriva. Si concentri su cravatte e pastasciutta. Oppure si dedichi al fascio a tempo pieno. La sua vera natura”.

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Si tratterebbe di un banale litigio sui social network, dove se ne vedono di peggio, ma a Prado, un avvocato che scrive su Libero e il Riformista, la definizione di fascista proprio non va giù. E per un motivo personale, anche comprensibile: è di famiglia ebraica. “Sono figlio della Shoah – dice – mio nonno è stato in campo di concentramento, ho avuto parenti morti a Dachau, mia madre è stata profuga, sono cresciuto con i racconti di chi ha subìto le leggi razziali. Mi fa andare il sangue alla testa se mi si dà del fascista”. A questo si aggiungono le sue posizioni politiche e ideali, che esprime da anni, sui diritti dei migranti, delle donne e dei detenuti che sono agli antipodi della cultura fascista. Un esempio su tutti indietro nel tempo: nel 1997, da collaboratore del Giornale, Prado protestò contro l’allora direttore Vittorio Feltri per la pubblicazione sul giornale di una lettera di un lettore con contenuti razzisti e antisemiti, e Feltri pubblicò le rimostranze di Prado in prima pagina ammettendo l’errore.

 

Insomma, per una serie di motivi familiari e individuali Prado decide di non lasciare cadere l’accusa di essere fascista, che ritiene particolarmente infamante, e denuncia Purgatori “in sede civile e non penale, perché sono un abolizionista del carcere”, specifica al Foglio. Il tribunale gli dà ragione e ordina a Purgatori di rimuovere il post, di non reiterare quell’espressione e di pubblicare a sue spese l’ordinanza su un quotidiano nazionale. Ma la vicenda si arricchisce di un altro risvolto che è tragicomico. Purgatori non ci sta; ritiene di essere nel giusto e fa ricorso, a buon diritto. Solo che nel reclamo, insieme ad altre motivazioni, per giustificare perché sarebbe legittimo dare del fascista a Prado, Purgatori scrive che “il profilo Twitter di controparte contiene diverse sue fotografie in primo piano, nelle quali la postura e l’espressività del volto richiamano indubbiamente immagini di evidente natura fascista”.

 

Uno si immagina foto di Prado in posa con un busto del Duce, che fa il saluto romano a Predappio, affacciato da un balcone col fez. E invece si tratta di semplici fotografie del suo viso che, non si capisce perché, sarebbe “di evidente natura fascista” (Prado ha la barba e, apparentemente, non è dotato di mascellone volitivo). Dare inconsapevolmente del fascista a un ebreo antifascista può capitare quando si litiga sui social network, ma chiedere consapevolmente ai giudici di stabilire secondo criteri lombrosiani, e quindi un po’ razzisti, che quella stessa persona abbia la faccia da fascista fa sorridere, ma al contempo correre un brivido lungo la schiena: metti che davvero il tribunale chieda una perizia fisiognomica?

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