l'intervista

Ecco come vive un No vax, una vita tutta trucchi e sotterfugi

Massimo Lugli

Alla fine s’è preso il Covid, ma aspetta che passi tutto. “Poi farò il tampone e, se risulterò negativo, avrò il green pass come voi” 

Finalmente se l’è preso. E lo coccola come un pupo. Si è rintanato, felice e spossato, nei 39 e passa di febbre dei primi giorni, ha fatto una scorpacciata di medicine per il raffreddore e il mal di gola, s’è imbottito di rimedi naturali, propoli e timo, ha smaltito un paio di chili a forza di sudate da cavallo, ha battuto i denti quando, durante una ricaduta improvvisa, la temperatura corporea ha sfiorato i 40 ma, giura, non ha mai avuto paura di finire in ospedale. E se anche ce l’avessero portato non si sarebbe fatto intubare. Mai e poi mai, dice lui. “Meglio una morte naturale che una morte chimica”. Sic.


Adesso che i sintomi stanno diminuendo e si sono ridotti a una febbricola insistente e insidiosa, Anselmo è un uomo in ansiosa attesa con un futuro, dice lui, roseo che gli si spalanca davanti. “Aspetto che passi tutto, poi farò il tampone e, se risulterò negativo, avrò il green pass come voi… Solo che io ho fatto il vaccino vero, quello del virus, quello che funziona sul serio e non ti spara chissà quale schifezza in corpo”.


Anselmo, ovviamente, è un No vax, uno di quelli duri e puri anche se non è mai sceso in piazza a scandire “Libertà, libertà”, non ha firmato ricorsi, appelli o petizioni e condanna senza se e senza ma ogni forma di violenza, a cominciare da quella di Forza Nuova che, a Roma, ha trasformato una manifestazione contro il green pass in un’esplosione di guerriglia urbana e devastato la sede della Cgil.


“La mia è una scelta personale, non pubblica. Voglio decidere da solo come vivere e come curarmi, la mia salute riguarda solo me”, ripete come una specie di mantra, totalmente sordo a ogni tipo di argomentazione, al richiamo alla responsabilità, al bene comune che prevale su quello individuale e tutto il resto. Per lui è solo bla bla. Come quello dei virologi televisivi, la categoria che più disprezza al mondo.


“Ad ogni modo, anche senza la medaglietta da vaccinato, fino ad oggi ho campato benissimo”, spiega al telefono dai suoi arresti domiciliari sanitari, come li definisce. Cinquantanove anni, veterinario, ha una moglie tunisina e due bellissime figlie dalla pelle ambrata di 17 e 19 anni, entrambe vaccinate. “Lo hanno deciso loro… Io non forzo nessuno nelle sue scelte e per questo l’obbligo vaccinale strisciante che il governo sta introducendo mi fa incavolare ancora di più. Mia moglie, invece, la pensa come me: niente siringhe per noi, grazie”.
La norma che ha imposto il vaccino agli over 50 l’aveva messo un po’ in crisi, ma adesso che ha beccato il Covid, tutto risolto. Lui e consorte, tra poco, saranno entrambi guariti e addio restrizioni. Ma finora? Come ha vissuto?


“All’inizio andavo avanti a tamponi… Non so quante lacrime ho versato quando mi trapanavano il naso ma funzionava, prima per due giorni, poi per uno ma, comunque, funzionava”. Al ristorante, Anselmo non ha mai smesso di andarci, spesso con tutta la famiglia. Certo, non in tutti ma Roma è piena di posti dove non fanno storie. “Tra noi che non vogliamo il vaccino si è creata una rete di solidarietà, ci segnaliamo tutti i giorni i locali dove ti fanno entrare senza controlli e la aggiorniamo continuamente. Non hai idea di quanti sono quelli che la pensano come me, molto più di quello che raccontano le statistiche ufficiali fasulle e i telegiornali”. Dribblo elegantemente la polemica sui giornalisti venduti visto che non voglio che questa intervista finisca a urlacci.


“Il sacrificio più grosso che ho dovuto fare è la rinuncia ad andare in palestra”, continua Anselmo. “Faccio yoga kundalini da quasi trent’anni e pratico con un gruppo di amici, sempre gli stessi, molti dei quali hanno iniziato insieme a me, con un maestro indiano che poi s’è trasferito in Inghilterra a insegnare. Nel locale dove ci vediamo tutte le settimane sono stati tetragoni: green pass o fuori dai piedi. E vabbè, io e Fariha pratichiamo in casa, alla stessa ora degli altri, per mandare e recepire l’energia collettiva. Prima che venisse il freddo andavo a Villa Borghese, sotto gli alberi: una meraviglia”.


Niente di illegale, a parte imbucarsi al ristorante? Beh in realtà qualche trucchetto Anselmo lo ha provato. “Ho comprato un green pass farlocco su Facebook: il sito si chiamava No alla tartaruga e li vendeva a 300 euro l’uno, 500 per due e sconti per la famiglia. Ho pagato in criptovaluta ma poi non ho avuto il coraggio di utilizzarlo”. E ai clienti che entrano nel suo studio con gli animali cosa racconta? “Semplice, che sono vaccinato. Nessuno mi chiede di dimostrarlo”.


In rete, però, passano parecchi trucchetti per sfangarla e Anselmo ammette di aver sbirciato qua e là anche se, a questo punto, diventa più evasivo. “Adesso gira la storia dei falsi positivi… Uno si becca il Covid sul serio, fa un giro di telefonate e si fa consegnare quattro o cinque tessere sanitarie da amici fidati che non si vogliono vaccinare. Poi inizia a fare i tamponi in diverse farmacie, con una falsa identità ogni volta. Anche qui funziona il passaparola: molti farmacisti, soprattutto col casino di questi ultimi giorni, non chiedono i documenti. Il gioco è semplicissimo: gli amici, passati i dieci giorni di quarantena, faranno il test, ovviamente in farmacie differenti, risulteranno negativi e avranno il lasciapassare… Ma ci sono anche farmacisti che ti rilasciano il certificato di positività senza tampone: di solito costa 150 euro. Dieci al giorno sono già una bella sommetta”. Una scarica di starnuti e la voce quasi sepolcrale confermano che Anselmo la malattia se l’è buscata sul serio.


“Quando sono iniziate le misure anticostituzionali – ahimè, continua a chiamarle così – molti di noi hanno puntato sui medici amici che ti firmavano l’esenzione per motivi sanitari. Purtroppo la dottoressa che mi curava da anni è andata in pensione e quella nuova la conosco troppo poco. L’ho chiamata due mesi fa, ho buttato giù qualche velata allusione ma m’ha fatto capire che non era aria”. Quanto alle categorie che erano già obbligate a vaccinarsi al di là dell’età anagrafica, Anselmo conosce parecchi espedienti efficaci. “Ci sono professori o poliziotti che prenotano il vaccino e, in questo modo, possono andare al lavoro. Alla scadenza marcano visita e si mettono in malattia. La vaccinazione viene rimandata e si va avanti così per un po’… Vedi, il fatto è che pensavamo che questa follia durasse fino a dicembre e poi stop. Invece, se continua così, cercheranno di farci fare la quarta dose, poi la quinta, la sesta e così via. Big Pharma non molla la presa”. No comment.


Già, il futuro, parliamone allora… Il green pass ottenuto con la guarigione dura sei mesi, poi, se la pandemia sarà ancora tra noi, che succederà? “Niente. Da quando ci hanno blindati per la prima volta ho imparato a vivere giorno per giorno. A luglio spero che i cervelloni si saranno accorti che il virus è una semplice influenza, magari un po’ più tosta. Se questa assurdità del vaccino sarà ancora in piedi mi arrangerò, tanto lo stato non controlla o lo fa pochissimo, per fortuna”. Non è vero. Le 11.480 sanzioni dell’ultimo mese, le 454 denunce penali, i 5.491 locali pubblici multati e i 371 chiusi dimostrano che i controlli ci sono eccome ma Anselmo continua a confidare nella sua rete di solidarietà e nelle amicizie compiacenti.

 

“Prima di prendermi il Covid, per scherzo, sono passato dal barbiere e gli ho detto: senti ma mo’ che serve la targhetta non mi tagli più i capelli? E lui: sicuro che te li taglio, tranquillo, Ansè”. Funziona così. Anche se non dovrebbe.

 

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