Figliare con amici!

Eurostat ricorda che contro la crisi demografica serve inventiva. Dati per orientarsi

Simonetta Sciandivasci

Quale migliore occasione dei cambiamenti dovuti alla crisi pandemica per esplorare nuovi modi di darsi amore e magari diventare genitori?

Animo. Su matrimoni, divorzi e figli, imperituri volani economici di questo nostro mondo, ci sono notizie né belle né brutte: ce ne sono di interessanti, che è meglio. Il nuovo rapporto dell’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, dice parecchio di più di quello che è finito sui titoli delle agenzie, ovverosia che l’Italia è il paese dove ci si sposa meno (tre su mille ce la fanno!) e, se solo evitiamo di allarmarci, mostra una transizione, un salto culturale che, compiendosi, potrebbe ravvivare i volani di cui sopra.

 

Abbiamo finalmente cominciato ad ammettere che la crisi demografica non ha soltanto ragioni economiche, ma pure culturali (su questo giornale, lunedì, un’ampia indagine di Ritanna Armeni ne ha dato conto), ora dobbiamo ammettere e accettare che incentivare i matrimoni non incentiva la crescita demografica, anzi.

 

L’Eurostat rileva infatti che dal 1993 a oggi, nell’Unione europea, le nascite extraconiugali sono raddoppiate e, attualmente, per poco non superano quelle coniugali. Nel 2019, i bambini nati da genitori sposati sono stati il 57 per cento. Il restante 42 per cento è figlio di genitori conviventi oppure genitori soli. Il fatto che un numero crescente di persone decida di mettere al mondo un figlio anche se non ha un partner merita attenzione: finora, la discussione di questo punto è stata molto povera e sciatta e ha, in definitiva, decretato che si tratta di una scelta egoista (ovviamente non si parla di uteri in affitto). Si è trattato di una lettura forzata, ovviamente, e resa possibile dall’irrilevanza dei numeri – bisogna essere pragmatici: visto il bisogno che le società occidentali hanno bisogno di riempire le culle, se a farlo fosse stata una maggioranza di genitori single, nessuno avrebbe avuto belle eticità da opporre.

 

Ora che le mamme e i papà soli aumentano, diventa necessario, ma soprattutto intelligente, analizzare il fenomeno e cercare di capire se può rilevarsi una delle molte soluzioni (tutte parziali) alla decrescita della popolazione. Che in anni di incertezza economica, molti adulti abbiano deciso di fare dei figli completamente da soli non può non farci interrogare. E ci sono poi i non sposati: sicuri che siano coppie, nel senso tradizionale? Nessuno di voi conosce amici che facciano figli insieme o che non desiderino farne e però sono bloccati dall’idea che un bambino debba nascere per forza in una casa comprata o affittata da un uomo e una donna che si siano giurati amore eterno infilandosi un anello al dito. E invece l’amicizia è un legame assai più solido dell’amore: perché non darle una chance genitoriale? E’ troppo sperimentale? Troppo hard? E non sarebbe il caso di dire che l’amore romantico non lo si trova solo all'interno del matrimonio tradizionale? Invece di smantellare maschile e femminile, perché non smantelliamo l’idea che un amico e un’amica non possano fare figli?

 

Scrive Emanuele Trevi in “Due vite”: “A innumerevoli esseri umani è dato questo destino, di ottenere molta più felicità dall’amicizia che dall’amore”. Perché non ne facciamo un punto di discussione sui nuovi modi di fare famiglia? Serve uno sforzo inventivo per tirarci fuori dalla crisi pandemica, che di certo ha aggravato quella demografica: questi elementi potrebbero aiutarci.

 

 

Ci sono notizie interessanti anche per i paladini dei matrimoni per amore matrimoni per forza, che per inciso interessano più agli omosessuali che agli eterosessuali: i divorzi sono in calo. Direte: per forza, sono calati anche i matrimoni. E no, il punto è che si sposa chi lo vuole davvero, che è la sola cosa che ti fa sopportare un marito per tutta la vita: averlo voluto davvero. 

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  • Simonetta Sciandivasci
  • Simonetta Sciandivasci è nata a Tricarico nel 1985. Cresciuta tra Ferrandina e Matera, ora vive a Roma. Scrive sul Foglio e per la tivù. È redattrice di Nuovi Argomenti. Libri, due. Dopodomani, tre.