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Bologna, vivibile e viva

Roberto Volpi

Demografia e attrattività. I dati segnalano una criticità assoluta e ormai arrivata a un punto di approdo difficilmente reversibile della popolazione italiana. A meno che non si proceda con un’inventiva e un coraggio che non si vedono all'orizzonte. L'Emilia-Romagna è in controtendenza

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Non capita spesso, ma quando capita fa piacere avere un riscontro così netto a una delle tante classifiche stilate in Italia e nel mondo per un sacco di fenomeni non tutti meritevoli di tanta attenzione. La classifica alla quale ci riferiamo è quella appena uscita stilata dal Sole 24 ore sulle città (province) italiane nelle quali si vive meglio. Quest’anno ha vinto Bologna, e trattasi di vittoria che, come da premessa, fa piacere perché si presta a un riscontro immediato e convincente. Ma procediamo con ordine.

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Non capita spesso, ma quando capita fa piacere avere un riscontro così netto a una delle tante classifiche stilate in Italia e nel mondo per un sacco di fenomeni non tutti meritevoli di tanta attenzione. La classifica alla quale ci riferiamo è quella appena uscita stilata dal Sole 24 ore sulle città (province) italiane nelle quali si vive meglio. Quest’anno ha vinto Bologna, e trattasi di vittoria che, come da premessa, fa piacere perché si presta a un riscontro immediato e convincente. Ma procediamo con ordine.

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Quest’anno le cose vanno malamente per la demografia italiana. Per la verità sono ormai moltissimi anni che le cose demografiche volgono al peggio da noi, senza che vi sia nelle classi dirigenti di questo paese un’attenzione minimamente proporzionale alla gravità del problema. Ma quest’anno all’aggravamento della forbice tra morti e nati, conseguente all’eccesso di mortalità dovuto all’epidemia da coronavirus, va a sommarsi un movimento migratorio che, dopo essere stato per decenni saldamente in territorio positivo, ha visto assottigliarsi i margini della prevalenza degli iscritti sui cancellati dalle anagrafi dei comuni italiani per spostamenti territoriali da e per altri paesi fino a precipitare in territorio negativo. Cosicché, mentre già nel 2019 il saldo del movimento migratorio era sceso a poco più di 25 mila abitanti, proprio quest’anno che si prospetta una voragine tra nati e morti di 300 mila unità il movimento migratorio ha fatto registrare al 31 agosto un saldo a sua volta negativo di quasi 46 mila abitanti. Il movimento migratorio che anziché attenuare, com’è sempre stato, finisce per aggravare il movimento naturale della popolazione italiana ch’è forse il più negativo del mondo? Auguriamoci che non sia così. Ma intanto occorre constatare che quasi il 60 per cento del saldo negativo di quest’anno del movimento migratorio va messo nel conto delle venti città più grandi d’Italia, che pure non arrivano a rappresentare il 18 per cento degli abitanti del paese

   

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Fenomeno da seguire con attenzione, questo, perché potrebbe preludere a una fuga dalla città, dalla grande città, in qualche modo connessa alla stessa epidemia. Ma se è decisamente troppo presto per valutazioni del genere non lo è abbastanza per impedirci di constatare come delle sole quattro tra le venti più grandi città italiane con un saldo del movimento migratorio anche se di poco positivo (Bologna, Parma, Trieste e Verona) Bologna è a un tempo quella con il saldo positivo nettamente più grande tanto in termini assoluti – 997 abitanti in più – che, a maggior ragione, relativi: 2,5 abitanti in più ogni mille abitanti, contro una media delle venti città di 2,4 abitanti in meno ogni mille abitanti e punte in meno ogni mille abitanti pari a 9,5 a Firenze, 5,1 a Palermo e 3,9 a Roma.

    

Insomma, Bologna in controtendenza. Una controtendenza in positivo che si conferma nel bilancio demografico complessivo dei primi otto mesi di questo che sarà anche dal punto di vista strettamente demografico un anno di lacrime e sangue quale non si è mai visto prima. Nei primi otto mesi dell’anno l’Italia ha già perso 253.453 abitanti, il 4,2 per mille della sua popolazione. Le venti città più grandi d’Italia hanno fatto peggio, segnando una perdita di 5,8 abitanti per mille abitanti della loro popolazione complessiva. Bologna si è fermata a – 1,5 per mille abitanti, la migliore di tutte, anche se pur essa in territorio negativo per la forza della mortalità legata al coronavirus.

  

Sono dati –  tutti questi – che segnalano una criticità assoluta e ormai arrivata a un punto di approdo difficilmente, molto difficilmente reversibile della popolazione italiana – a meno che non si proceda con un’inventiva e un coraggio che non si vedono alle viste. Ma in questo panorama si può con un po’ di buona volontà vedere affiorare dal grigiore generalizzato una città (e anche una regione, l’Emilia-Romagna) che non per niente la classifica del Sole 24 ore dà come la migliore sotto il profilo della vivibilità. Una vivibilità che le permette di attrarre ancora più di quanto non allontani, oggi, la preoccupazione di vivere nella moltitudine.

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