editoriali
Misure selettive, benefici per tutti
Le proibizioni generalizzate accentuano gli attriti intergenerazionali
I caratteri della malattia epidemica creano differenze oggettive di pericolosità per le diverse fasce d’età. I più anziani sono più esposti ai pericoli maggiori, compreso quello più nefasto, mentre i giovani (salvo eccezioni) guariscono rapidamente oppure non si accorgono neppure di avere contratto il contagio. Se si somma questo dato oggettivo alla propensione soggettiva degli anziani a cercare sicurezza e quella dei giovani a sentire più pressante il desiderio di libertà, si vede come sia possibile una sorta di scontro generazionale. Per contrastare questa prospettiva non bastano le prediche che ammoniscono i giovani a preoccuparsi di non diffondere un contagio che può costare la vita agli anziani.
I caratteri della malattia epidemica creano differenze oggettive di pericolosità per le diverse fasce d’età. I più anziani sono più esposti ai pericoli maggiori, compreso quello più nefasto, mentre i giovani (salvo eccezioni) guariscono rapidamente oppure non si accorgono neppure di avere contratto il contagio. Se si somma questo dato oggettivo alla propensione soggettiva degli anziani a cercare sicurezza e quella dei giovani a sentire più pressante il desiderio di libertà, si vede come sia possibile una sorta di scontro generazionale. Per contrastare questa prospettiva non bastano le prediche che ammoniscono i giovani a preoccuparsi di non diffondere un contagio che può costare la vita agli anziani.
Si è parlato di misure specifiche per la terza età, ma sempre di carattere limitativo e punitivo. Probabilmente, invece, bisognerebbe sperimentare qualche forma di differenziazione premiale. Visto che è l’affollamento dei centri della grande distribuzione uno dei pericoli maggiori, si potrebbe stabilire una fascia, una mattina alla settimana, in cui l’accesso ai supermercati è riservato a chi ha più di una certa età e a chi eventualmente li accompagna, magari con uno sconto incentivante. Simili misure selettive si possono adottare per altre occasioni di assembramento.
Se vietare agli anziani di esercitare il loro diritto alla libertà di movimento sarebbe intollerabile, promuovere misure che permettono di uscire in momenti in cui è più facile evitare il contagio sarebbe assai utile. Si dirà che si tratta di segregazione, ma se si tratta di misure differenziali volontarie, che offrono vantaggi, in realtà si tratterebbe di misure di maggiore protezione per gli anziani, capaci di evitare contrasti con i più giovani. Il punto è cercare, dove possibile, di passare dalla logica della proibizione generalizzata, facile ma spesso mal sopportata, a misure selettive accettabili, naturalmente quando questo ha effetti positivi di abbattimento del rischio di contagio, che deve restare l’obiettivo comune.