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Anche questi anni Venti diventeranno ruggenti

Giuliano Ferrara

 La fine di dicembre sarà triste. Poi arriveranno i vaccini. Ci accorgeremo di avere limitato i danni e torneremo come eravamo prima, ma con più energia

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Sperare è doveroso piacevole e gratuito, quindi speriamo, il famoso ottimismo della volontà (e lasciamo da parte l’intelligenza, che spesso è cattiva). La fine di dicembre si avvicina. Sarà triste. Lo shopping, i nonni, i cenoni eccetera, non mi ripeto perché non voglio annoiarmi (vi). Poi con i vaccini, nel giro di qualche mese, partono i Roaring Twenties, gli anni ruggenti del Ventunesimo.

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Sperare è doveroso piacevole e gratuito, quindi speriamo, il famoso ottimismo della volontà (e lasciamo da parte l’intelligenza, che spesso è cattiva). La fine di dicembre si avvicina. Sarà triste. Lo shopping, i nonni, i cenoni eccetera, non mi ripeto perché non voglio annoiarmi (vi). Poi con i vaccini, nel giro di qualche mese, partono i Roaring Twenties, gli anni ruggenti del Ventunesimo.

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Ci accorgeremo di avere limitato i danni, per civismo, per competenza delle classi dirigenti, per culo, per via della scienza turco-americano-tedesco-libanese. Capiremo che Bolsonaro Trump e il resto della compagnia sono stati solo un incubo di irresponsabilità. La ripresa sarà come la lettera V, ovvio. Torneremo precisamente come eravamo prima, ma con più energia. Società aperta, ultramondializzata, consumi splendenti, investimenti bestiali, profitti, qualche perdita compensata da nuovi investimenti e nuovi profitti, protezione di stato e la famosa riforma del capitalismo, cioè il capitalismo che è sempre cambiato. Lo ha notato il capo dell’editorialesimo dell’Economist di Londra, Edward Carr, nel corso di un incontro Zoom con il direttore o la direttrice, donna magnifica, e gli abbonati: può darsi che sarà come fu dopo la spagnola, ma con ferite meno gravi da sanare.

   

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Forse sarà baby boom, dal grigio dei confinamenti si esce con una gran voglia di vivere e far vivere, i vecchi si sentiranno rassicurati da questo strano mondo che non li ha voluti selezionare nell’essere per la morte, che è il loro status e in fondo lo status heideggeriano di noi tutti, e i giovani acquisiranno nuova fiducia perché questo strano mondo sa rispondere all’infezione da pipistrello con le armi migliori della ricerca, in un tempo inverosimilmente breve, dominando letteralmente la più grave emergenza da decenni. Ci sarà lavoro e nuovo lavoro per tutti, si auspica e si opera per coronare di successo l’auspicio, si innalzerà la produttività, tecnologie a sfare trionferanno da un capo all’altro del nostro universo, in attesa l’Intelligenza Artificiale, le città riprenderanno la guida perduta e si vestiranno di bel nuovo in una progressiva riduzione del distanziamento sociale, povertà e dolore saranno combattuti più di sempre, dopo tanta miseria e tanta afflizione.

        

Forse è uno scenario irrealistico, ma non implausibile. La saggezza infantile e popolare dell’andrà tutto bene ci è sembrata a tutta prima stucchevole, ora la ricorderemo come profetica. Si riempiranno di nuovo le chiese di tutti i culti, chissà, non dovremo più schiacciare l’infame, cioè il cristianesimo, chissà. Individuo famiglia società vedranno ripristinati i loro diritti, le loro procedure di sopravvivenza e sviluppo, entreremo in un’aurea età adulta in cui il brodo tiepido dei nazionalismi, dei particolarismi, cederà il passo a un nuovo senso del mondo che vigila sulla natura, la custodisce, se ne protegge. Chissà. Dal fondo dell’abisso di solitudine e abbandono toccato da molti, per molti e moltissimi emergerà una nuova solidarietà cementata dalla sventura passata e superata di slancio. Cultura meditazione consumo spettacolo e sport, e altri supereroi dell’epoca più estroversa che si sia conosciuta faranno la loro parte. Siamo andati a letto presto per tanti mesi, faremo notte ora che torna il giorno. Roaring Twenties e Goldene Zwanziger, vita felice nel rimpianto di quelli che non ce l’hanno fatta.

     

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