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Come è umanista la matematica

Redazione

Che cosa ci insegna sulla scuola la medaglia Fields ad Alessio Figalli

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Alessio Figalli ha vinto la medaglia Fields, il premio più importante al mondo per la matematica. Alfred Nobel non aveva voluto introdurre questa disciplina nell’elenco di quelle che ricevono il premio da lui istituito, ma da molto tempo molti Nobel per l’Economia vengono attribuiti a matematici. Una particolarità del premio ricevuto da Figalli (che è nato a Roma 34 anni fa) è che viene attribuito a matematici che hanno meno di 40 anni. Figalli ha studiato alla Normale di Pisa, che conferma così l’eccellenza della sua formazione, che ha la caratteristica di non limitarsi alle materie tecniche specifiche ma di richiedere anche una certa preparazione umanistica. E’ un carattere tipico di questa grande scuola, che ha dato numerose prove di eccellenza. Le attività di ricerca di Figalli spaziano dalla matematica applicata – un saggio che gli è valso il premio riguarda la teoria del trasporto ottimale – ma ha prodotto anche studi innovativi sulle equazioni a derivata parziale e sulla probabilità.

   

La matematica, che Galileo definiva come la lingua in cui è scritto il grande libro dell’universo, proprio per la propria estrema astrazione ha dimostrato di essere lo strumento principale per interpretare i fenomeni reali, anche quelli più complessi. Anche per questo meriterebbe di essere studiata, fin dai primi anni scolastici, non solo o tanto come tecnica di calcolo quanto come sistema di interpretazione della realtà. Purtroppo nella nostra scuola, insieme alle eccellenze come quella pisana, bisogna constatare livelli di istruzione matematica assai scarsi soprattutto ai livelli più bassi. Anche la scarsa propensione dei giovani alla formazione tecnica, che è essenziale nella vita professionale non solo moderna, deriva dal livello modesto della formazione matematica media, certificato dai confronti internazionali. Formare buoni insegnanti di matematica, capaci di far scoprire ai ragazzi il fascino nascosto di questa disciplina è un problema da risolvere nelle università italiane e nell’organizzazione degli studi in generale. Il pregiudizio secondo cui chi conosce i numeri non ha sensibilità umanistica è semplicemente ridicolo, come dimostrano le opere letterarie dell’ingegner Carlo Emilio Gadda o del chimico Primo Levi.

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