Catherine Deneuve (foto LaPresse)

"Il sesso è sopravvalutato, lasciate agli uomini e alle donne la loro goffaggine"

Simonetta Sciandivasci

Tra il caso Weinstein e l'appello di Deneuve. Parla Guia Soncini

Vive la France e parliamone ancora. Belle de jour e belles toujours. Diciamoci due cose come stanno, innanzitutto: deciderete poi voi se sono premesse o dettagli in cui il diavolo s’è nascosto. “Catherine Deneuve la fa facile: a 74 anni è meglio di noi a 24, 34 e 44; ha avuto uomini incredibili e tutti in balìa di lei. Noi stiamo sul divano in bigodini e ciabatte, sedute accanto a uno con lo stuzzicadenti in bocca che porta giù l’umido: fatichiamo a immedesimarci nel tipo di coppia che evoca lei con Mastroianni”. Quest’altra chiacchierata sul dopo Deneuve-dopo Weinstein il Foglio la fa con Guia Soncini. Seconda premessa e/o dettaglio: “Non escludo che la lettera delle francesi sia stata capita male perché il Monde ha il paywall e quasi nessuno ha pagato per leggerla per intero, ma quasi tutti ne hanno letto solo sintesi abborracciate”. Non sarebbe la prima volta. “Certo che no, la povera Angela Lansbury è stata massacrata, qualche mese fa, perché di tutta un’intervista che aveva rilasciato era circolato solo un virgolettato nel quale lei diceva che, se ti presenti scollata fino all’ombelico, stai lanciando un messaggio seduttivo, cosa su cui sono – peraltro – d’accordo”. E’ vero che la seduzione rischia la pelle e finirà con il diventare materiale da romanzo storico? “Le francesi non accusano tanto l’eliminazione della seduzione, quanto la convinzione che, nei rapporti tra uomini e donne, non debbano esistere goffaggine, sgradevolezza, intoppi, squilibri di potere: un’idea della vita impraticabile, da romanzo Harmony; l’illusione che esistano rapporti paritari”. Cosa non elimineremo mai? “Il fatto che tra un uomo e una donna – e tutte le combinazioni possibili – ci sarà sempre uno più bello e uno più brutto, uno con più mercato e uno con meno, uno che desidera di più e uno che desidera meno. E neanche del fatto che l’85 per cento di quello che facciamo, lo facciamo controvoglia, compreso il sesso, del quale l’unica cosa che mi sembra davvero chiara è la sopravvalutazione. Nessuno deve costringerti a farlo, naturalmente, ma nel momento in cui sei consenziente, è possibile che solo per il sesso, al mondo, si richieda non semplicemente il consenso, ma il consenso entusiasta?”.

 

Solo per il sesso e solo per le donne. “Certo, perché le donne sono esseri umani speciali: o sante, o premi Nobel mancati per la Pace, o vittime. La lettera delle francesi è il punto di arrivo di una meritoria controriforma cominciata con un pezzo che Mette Leonard, studiosa danese, ha pubblicato, a novembre scorso, sullo Spectator. Partendo dalla risposta di Lars Von Trier alle accuse di molestie imputategli da Bjork – lui aveva detto che semmai era stata lei a vessarlo – Leonard aveva scritto che non si riusciva a leggere quella notizia, a riconoscere una dinamica in cui la donna è più forte dell’uomo, perché s’è deciso che le donne sono tutte fragili damine vittoriane. Vorrei, invece, che si riconoscesse alle donne una qualche complessità e mi sembra incredibile che loro non lottino per non essere ridotte a clichè”. La lettera del Monde dice che dobbiamo aiutarle a essere autonome: non è un po’ paternalista? “No. Paternalista è il feticismo della fragilità, che è diverso dal diritto a essere fragili, a non sapersi difendere. Non mi sta bene che il messaggio che proviamo a mandare non sia mai che si può reagire.

 

Persino Samantha Geimer, che è stata violentata da Polanski quando aveva 13 anni, ha scritto: “C’è questa cosa chiamata parole: se non ti piace come ti trattano, gli dici di smettere”. Con quanti maschi sei stata insistente? “Tanti, soprattutto da sobria”. Traumi? “Nessuno. Quando giro per strada, non faccio caso a chi mi guarda le tette: non m’interessa”. Siamo nel mezzo di una rivoluzione? “Dal divano? Figuriamoci. Adesso sono arrivate le signore e si sono appropriate del dibattito. Ai Golden Globe, Oprah ha fatto un discorso misurato e istituzionale. Ed è diventato chiaro che hanno più in comune Deneuve e Meryl Streep – al netto di quello che le rispettive culture locali si aspettano dicano del sesso – che Streep e denunziatrici da hashtag. Vince sempre la Regina Elisabetta, mai Sid Vicious. Per fortuna”.

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