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Una task-force per la scuola è l’unica soluzione contro la Dad

Agostino Miozzo

Per evitare lo spauracchio del ritorno alla didattica a distanza, c'è bisogno di una struttura che metta in pratica un'organizzazione massiccia e strutturata di screening

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Al direttore - Torno sul tema della scuola, che sembra riproporsi all’attenzione dei media e della politica solo in ragione della didattica a distanza, prevista come una inesorabile maledizione dopo il periodo di vacanze natalizie. L’evoluzione della pandemia, con la nuova variante Omicron, ci sta mettendo di fronte a uno scenario decisamente preoccupante dal punto di vista dei contagi, soprattutto considerando la velocità di diffusione del nuovo virus rispetto alla variante precedente, e il fatto che le fasce di popolazione interessate comprendono ormai anche quelle in età scolastica. I dati dell’Iss ci dicono infine quali siano i rischi sanitari per i non vaccinati.

In questo scenario, la scuola rappresenterà ancora una volta un potenziale focolaio, con una decina di milioni di persone, tra studenti e personale scolastico, in movimento su mezzi di trasporto e in ambienti che continueranno a essere fonte di rischi ben noti, visto che non molto è stato fatto per contenerli o eliminarli. La nuova variante avrà molte possibilità di diffondersi rapidamente in questi ambienti, abbiamo quindi la relativa certezza che un numero sempre più alto di studenti risulterà positivo, imponendo il ricorso alla quarantena di intere classi per periodi non prevedibili. I protocolli definiti tempo fa dal ministero della Salute con quello dell’Istruzione erano già allora farraginosi, e rendevano difficoltosa l’opera di governo di dirigenti scolastici e strutture sanitarie del territorio. Con decine di migliaia di casi al giorno, quei parametri e la possibilità di tracciare i contatti sono definitivamente saltati. Facile quindi immaginare il ricorso alla Dad quale soluzione preventiva e tutelante i dirigenti scolastici e il personale tutto.

Sarebbe superfluo dire ora “l’avevamo detto, l’avevamo scritto, l’avevamo dichiarato”. Ancora una volta siamo costretti a guardare la realtà attraverso la lente dell’estrema urgenza e prevedere azioni da applicare in classici scenari emergenziali.  Una considerazione mi permetto di ribadire: l’emergenza scuola deve, non può, ma deve essere considerata una assoluta emergenza politica e sociale per il nostro paese e come tale deve essere affrontata. Purtroppo si ha continuamente la percezione che sia più urgente trovare soluzioni compatibili con la pandemia per consentire l’uso degli impianti sciistici o per i centri termali, piuttosto che impegnare sostanziose risorse per la scuola. L’economia e la tutela del lavoro e dei lavoratori hanno finora prevalso nelle analisi delle priorità politiche del paese, ma la scuola deve essere considerata al pari dell’emergenza economica e non può sempre essere la cenerentola della politica nazionale.

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Il generale Figliuolo ha recentemente messo a disposizione risorse dell’apparato militare che hanno affiancato il sistema sanitario per fare qualche migliaio di tamponi in 470 scuole. Non è molto, ma è sufficiente per sapere che ci sono risorse umane potenzialmente dedicabili a questo scopo. Poco o nulla si sa invece sugli screening a campione che erano stati annunciati mesi fa per il controllo della pandemia nelle scuole. Come poco o nulla è stato fatto in tema di educazione sanitaria nelle scuole, di recupero di quelle attività che una volta erano assicurate dalla “medicina scolastica”. Ho la netta percezione che siamo “punto e a capo”, come due anni fa quando si chiudevano le scuole e si mandavano tutti in Dad in ragione del ben noto rischio di diffusione del virus tra gli studenti. Ma possiamo immaginare che altri mesi di Dad siano sopportabili dai nostri ragazzi e dalle loro famiglie? Non sono stati sufficienti i dati delle valutazioni fatte sull’impatto devastante sulla salute mentale dei nostri ragazzi e sugli effetti della Dad dal punto di vista dell’apprendimento scolastico? Non possiamo permetterci questo rischio, stiamo spingendo il futuro dei nostri giovani sull’orlo del baratro. Quindi che fare? 

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Ripropongo una volta di più l’istituzione urgente da parte del presidente del Consiglio di una task-force specificamente dedicata alla scuola. Una struttura leggera ma con potere di indirizzo operativo in ragione dello stato di emergenza ancora in atto. Non si può scaricare sul generale Figliuolo la responsabilità di risolvere l’estrema criticità che la pandemia rappresenta oggi sulla scuola.  E quali potrebbero essere i compiti di questa task-force? Immagino un’organizzazione massiccia e strutturata di screening, con test rapidi effettuati ad esempio in un paio di classi a rotazione per ogni scuola. Questo screening potrebbe essere accompagnato da un percorso di educazione sanitaria per condividere con gli studenti gli scenari legati all’evoluzione della pandemia e i potenziali rischi ancora esistenti; riproporre quindi il corretto uso delle mascherine, l’igiene delle mani e soprattutto incentivare studenti e famiglie sulla necessità delle vaccinazioni, unica soluzione per proteggersi dalla malattia e dalla Dad!

Nel complesso mi sento piuttosto pessimista quando guardo ai mesi futuri e quando penso a ciò che potrebbe accadere ai nostri ragazzi se non si organizzasse da subito un'azione forte, strutturata e condivisa. Un’azione che non deve essere, però, rivolta solo a contenere il disastro provocato sull’intero sistema da quella quota di adulti non vaccinati per ragioni ideologiche o politiche. Per quanto riguarda l’emergenza scuola mi fido molto delle capacità del generale Figliuolo che ha già dato ampie dimostrazioni di efficienza e competenza, ma da solo difficilmente potrà trovare soluzioni a un’emergenza ciclopica, un’antica cronica emergenza che non potrà essere risolta senza il coinvolgimento dell’intero sistema sociale, politico ed economico del paese.

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