Sulla farsa dei banchi il governo può prendersela solo con se stesso (e con Arcuri)
I banchi non arriveranno in tempo. E si sapeva già, ma ora lo ammette anche il governo
Roma. La gestione dell’acquisto dei banchi per la riapertura “in sicurezza” delle scuole è un grande pasticcio. I banchi non arriveranno in tempo e qualche dirigente scolastico, per ovviare, ha iniziato a segare in due quelli vecchi. “Sapevamo che un paese che produce 200 mila banchi all’anno non può produrne 2 milioni e mezzo in un mese”, dice al Corriere la viceministra dell’Istruzione Anna Ascani (Pd). In realtà questo lo diceva chi, a partire da questo giornale, avvertiva che quel bando che richiedeva quantitativi così enormi in tempi così stretti era impossibile. Il governo sosteneva l’esatto contrario, proprio ciò che ora l’Ascani dice sapesse essere impossibile. La gara indetta dal Commissario straordinario Domenico Arcuri, su indicazione del ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, prevedeva la produzione, “l’imballaggio, il trasporto, la consegna e il montaggio” nelle aule di 3 milioni di banchi (con o senza rotelle) entro il 31 agosto 2020, oltre una settimana fa.
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- Luciano Capone
Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali