PUBBLICITÁ

Come riaprono le scuole nel resto del mondo

Mario Leone

La scuola alla prova della ripartenza. Esperimenti più o meno riusciti in Europa e non: bene in Francia, male in Spagna e Israele

PUBBLICITÁ

In Italia il D-day scolastico è previsto per il 14 settembre con le uniche eccezioni della provincia autonoma di Bolzano che anticipa il 7 mentre Puglia, Calabria e Campania riaprono dopo l’Election day. Al suono della prima campanella potremo capire veramente che impatto avrà la scuola in presenza sulla diffusione del Covid. Mentre Greta Thunberg posta sui social il suo rientro a scuola felice come se nulla fosse, in giro per il mondo la situazione non è così rosea

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


In Italia il D-day scolastico è previsto per il 14 settembre con le uniche eccezioni della provincia autonoma di Bolzano che anticipa il 7 mentre Puglia, Calabria e Campania riaprono dopo l’Election day. Al suono della prima campanella potremo capire veramente che impatto avrà la scuola in presenza sulla diffusione del Covid. Mentre Greta Thunberg posta sui social il suo rientro a scuola felice come se nulla fosse, in giro per il mondo la situazione non è così rosea

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

In alcuni paesi la scuola è ripartita o riparte a giorni con soluzioni testate anche durante il lockdown. Prima di capire come si sono organizzate, diamo un po’ di numeri. Il Covid 19 ha impedito a circa 1,5 miliardi di alunni della scuola dell’obbligo di frequentare le lezioni (dati Unesco). Solo Svezia, Taiwan e Nicaragua non hanno chiuso le scuole. Da giugno venti paesi nel mondo hanno cercato di riaprire sperimentando (non sempre con grandi risultati) soluzioni che permettessero una minima frequenza. Iniziative temporanee interrotte per le vacanze estive.

 

Tra i primi a riaprire c’è la Danimarca. Dalle parti di Copenaghen la parola d’ordine è dividere le classi in sottogruppi con ampie modalità di spostamenti e favorire il più possibile le lezioni all’aperto. La Finlandia ha optato per un modello più rigido: una volta formati gruppi classe ben distanziati, si riducono al minimo gli spostamenti, la ricreazione si fa in classe, sono aboliti ginnastica e momenti insieme come spettacoli o laboratori. Le scuole del Belgio invece cercano un’intesa con i luoghi di culto che hanno strutture ampie e non sempre utilizzate.

 

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

Fallimentare il modello utilizzato da Israele: a maggio sono state aperte alcune scuole ma in una di queste un focolaio ha investito un numero enorme di alunni e famiglie. Con l’arrivo di temperature più alte, l’indicazione negli istituti è stata quella di tenere chiuse le finestre per permettere al sistema di condizionamento di raffreddare e purificare l’aria. Scelta errata, tanto che i casi di contagio si sono moltiplicati e, come dichiarato al Jerusalem Post da un dirigente della sanità, “riaprire le scuole il 1° settembre potrebbe creare un numero di ammalati tale da far implodere il sistema sanitario”.

 

PUBBLICITÁ

A Londra stanno sperimentando un rientro graduale. Dal primo giugno i bambini sono accolti in classi di massimo sedici studenti sfruttando gli spazi esterni per la ricreazione e ove possibile il pranzo. Le attività ludiche non prevedono contatti ravvicinati.

 

La Francia è forse il paese che si è mosso meglio per la ripresa della scuola. A maggio scorso i primi tentativi di rientro in classe avevano segnato un aumento dei casi tanto da costringere le autorità a chiudere. Dopo qualche tentennamento il governo ha stilato delle indicazioni più chiare e praticabili: distanza obbligatoria di un metro, gruppi classe ridotti così come l’orario scolastico. Una prova generale che ha dato qualche segnale per cui essere ottimisti. A pochi giorni dalla ripresa queste regole rimarranno e visto l’aumento dei contagi è obbligatorio l’utilizzo della mascherina per tutti gli studenti a partire dagli undici anni.

 

Il paese messo peggio è forse la Spagna. Un numero di contagi in costante aumento mette in serio pericolo i provvedimenti presi. Le regioni autonome decideranno sulla base dei contagiati e in questo senso la Galizia e la Catalogna hanno già dichiarato che la scuola dell’infanzia e primaria non faranno il 100 per cento di ore in presenza.

 

Oltre Oceano, nello stato di New York il governatore Andrew Cuomo ha stilato un modello che prevede tre giorni in presenza e gli altri a distanza o in altri luoghi. Una soluzione ibrida che Michelle Goldberg dalle colonne del New York Times definisce “logistically demented”.

 

L’utilizzo obbligatorio della mascherina è una delle costanti per le scuole del mondo. In Cina, Sud Corea, Giappone e Vietnam è obbligatoria dall’ingresso a scuola sino all’uscita, anche quando si è all’esterno. In Austria e Germania sono imposte nei corridoi e durante la ricreazione.

 

Ancora qualche settimana e al quadro d’insieme si aggiungerà (colpevolmente in ritardo) l’Italia. Vedremo come le singole scuole avranno interpretato e attuato Linee guida e varie indicazioni ministeriali. L’impressione è che, più di altri paesi, il nostro abbia puntato nei fatti sull’autonomia. Non è detto che sia una scelta sbagliata.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ