Caro Guterres, basta col catastrofismo climatico

Giuliano Ferrara

Consiglio al segretario generale dell’Onu e agli apocalittici dell’ambiente: leggetevi Stefano Mancuso, piantate alberi e mettetevi la giacchina

Ho stima per il professor Mancuso, Stefano Mancuso, perché i vegani gli danno il cordoglio dopo che ha divulgato i pensieri e le pene delle ghiande che loro masticano al posto delle bistecche. Ne ho stima perché ieri su Repubblica ha scritto due cose sensate sul clima. Piantiamo mille miliardi di alberi per ridurre la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera (e aggiungo io: per liquidare la chiacchiera sull’orlo dell’abisso per almeno quaranta anni). Poi ha detto. Piantiamola di dire che con l’ambientalismo l’economia ci guadagna, e sempre un bel piantare è, quello che abbiamo guadagnato rovinando l’ambiente lo dovremo risputare tutto, altro che. Un tipo sincero, e un cuore semplice ma informato. Se sia parte anche lui del complotto per il Grande reset, questo francamente non lo so, ma mille miliardi di alberi, e non se ne parli più, sarebbero un dolce complemento della mia futura vecchiaia pascoliana. C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico. Io vivo altrove e sento che intorno sono nate le viole.

 

Alla radio ho subito ascoltato i pareri, le opinioni, del volgo e dell’inclita. Pare che non ci siano piante a sufficienza, dicono i florovivaisti. Meglio curare gli alberi che ci sono, piantarne di nuovi può essere controproducente, sostiene un’esperta. Un’altra profia diceva che se poi gli alberi si incendiano, i boschi diventano produttori tremendi di anidride carbonica. Non se ne esce, alla radio. E così via. I dati poi dicono, e non sono esatti come i pareri ma ci provano, che l’Europa è in via di ampia riforestazione, il che consola. Basta che siano discreti nelle città, dove i marmi si conservano meglio dei pini. Dicono anche che gli oceani se la passano mica male, da un mezzo secolo a questa parte. Un po’ di cura della terra e del mare è tutto quel che serve. E alla fine bisogna valorizzare la rendita, altro che gli investimenti e i mercati, per consentire agli uomini e alle donne di questo mondo di coltivare il loro giardino sull’orlo dell’abisso e mangiare patate a km zero, sgozzando ogni tanto qualche pollo. Questo della rendita ecologica è un buon progetto, e secondo me Goldman Sachs sarebbe anche d’accordo, finanza creativa, ma bisogna parlarne prima con Draghi.

 

Quanto al segretario generale dell’Onu, come si permette di disturbarmi con l’abisso? Chi si crede di essere, il nuovo Heidegger, un pastore dell’essere? Ma non lo vedono che le stagioni si succedono con impressionante regolarità, che il fresco ha fatto capolino al 21 settembre preciso preciso, che l’aria è già profumata del meraviglioso autunno e i colori si ravvivano dopo il mortorio giallo dell’estate maledetta? Perché Guterres non si fa una chiacchierata con il professor Mancuso, invece di straparlare del precipizio in nome dei soliti fenomeni estremi del clima, cioè i temporali? Oltre che uno sfruttamento della credulità popolare, questo modo di informare e resettare, Freccero permettendo, è una intromissione inaccettabile nella pace spirituale di miliardi di persone che aspettano solo di chiudere tutte le fabbriche, espiantare i servizi insostenibili, e piantare un migliaio di miliardi di alberi, dal vero o su Netflix, e ne verrebbe lavoro gioia rendita per tutti, e con poco sforzo, sempre che non sia richiesto prima, magari dallo stesso professor Mancuso, il loro consenso informato. Chissà che ne pensano, le piante.

Di più su questi argomenti:
  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.