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La cura del Mediterraneo (e dell'Europa)

Un vaccino contro il Covid e contro i nostri pregiudizi. Le nostre persone dell’anno

Sono scienziati, miliardari, immigrati, simboli della società aperta e stanno aiutando il mondo a mettere da parte non solo la pandemia ma anche la demagogia. Perché Ugur Sahin e Özlem Türeci, capi di BioNTech, sono la nostra super coppia dell’anno

Claudio Cerasa

Coloro che ci aiuteranno a salvare il mondo dalla pandemia sono dei miliardari, dei capitalisti, dei globalizzatori, degli immigrati, dei figli delle frontiere aperte, che pur avendo tutte le caratteristiche per essere considerati dei nemici del popolo sono proprio coloro che ci stanno aiutando non solo a mettere da parte il Covid ma anche a mettere da parte i nostri pregiudizi

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In fondo c’è tutto nella loro storia. C’è la forza della scienza, certo, c’è la forza del progresso, ovvio, ma accanto a tutto questo, poi, c’è tutto quello che quei nomi e quelle storie rappresentano per ciascuno di noi. C’è la vittoria della globalizzazione. C’è il successo del capitalismo. C’è il trionfo della ricerca. C’è l’affermazione della concorrenza. C’è la legittimazione della competenza. C’è la centralità dell’Europa. C’è l’apoteosi del multilateralismo. C’è la sconfitta del nazionalismo. C’è l’amore per il profitto. E c’è sopra ogni cosa la raffigurazione plastica delle conseguenze positive generate da un mondo in movimento in cui i cervelli migrano, si spostano, si mescolano, si combinano e si uniscono provando a migliorare il nostro futuro.

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In fondo c’è tutto nella loro storia. C’è la forza della scienza, certo, c’è la forza del progresso, ovvio, ma accanto a tutto questo, poi, c’è tutto quello che quei nomi e quelle storie rappresentano per ciascuno di noi. C’è la vittoria della globalizzazione. C’è il successo del capitalismo. C’è il trionfo della ricerca. C’è l’affermazione della concorrenza. C’è la legittimazione della competenza. C’è la centralità dell’Europa. C’è l’apoteosi del multilateralismo. C’è la sconfitta del nazionalismo. C’è l’amore per il profitto. E c’è sopra ogni cosa la raffigurazione plastica delle conseguenze positive generate da un mondo in movimento in cui i cervelli migrano, si spostano, si mescolano, si combinano e si uniscono provando a migliorare il nostro futuro.

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In fondo, nella storia di Ugur Sahin – medico e immunologo tedesco di origine turca, professore di Oncologia all’Università di Magonza, amministratore delegato e cofondatore, assieme alla moglie, anche lei medico e immunologa di origine turca, Özlem Türeci, dell’azienda farmaceutica BioNTech, che insieme alla Pfizer ha creato il vaccino a cui ha dato il suo prima via libera la Fda americana e che da qualche giorno è già disponibile per la distribuzione nel Regno Unito e in Canada – c’è tutto quello di cui forse abbiamo bisogno noi tutti non solo per vaccinarci contro il Covid-19 ma anche per vaccinarci contro buona parte della demagogia del mondo moderno. Nella loro storia c’è la forza della scienza, certo, c’è la forza del progresso, ovvio. Ma accanto a tutto questo c’è molto altro ed è facile capire perché. Non si sarebbe trovato in meno di dieci mesi un vaccino contro la pandemia senza la presenza nel nostro mondo di alcuni giganti della farmaceutica, figli della globalizzazione e della logica del profitto, capaci di abbattere i muri dei paesi di provenienza per collaborare tra loro mettendo insieme il meglio delle competenze, il meglio delle intelligenze mondiali, il meglio di ciò che può offrire un rapporto virtuoso tra lo stato e il mercato. Niente male, no?

 

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La storia degli inventori del primo vaccino contro il Covid, che nel nostro piccolo sono per noi le persone dell’anno, è una storia in cui c’è tutto questo ma in cui, oltre a una bellissima storia d’amore, che vi racconta nella copertina del Foglio del weekend Paola Peduzzi, c’è soprattutto una formidabile storia di immigrazione. Sahin, che oggi è la novantatreesima persona più ricca di Germania con un patrimonio di 2,4 miliardi di euro, è nato in Turchia ad Alessandretta (İIskenderum), ma è cresciuto in Germania, a Colonia, dove è arrivato quando aveva quattro anni. Türeci, nata in Germania da immigrati turchi, viene incontrata da Sahin durante gli anni in cui andò a lavorare all’ospedale dell’Università del Saarland, quando la futura moglie stava frequentando il suo ultimo anno Medicina.

 

I due si sposano nel 2002, un anno dopo aver fondato la loro prima azienda, la Ganymed. Anni dopo la Ganymed verrà acquisita dal colosso giapponese Astellas Pharma per 1,28 miliardi di euro, grazie allo sviluppo delle innovative terapie contro il cancro fondate sugli anticorpi. Con quei soldi, Sahin e Türeci fondano quella stessa BionTech che oggi, anche grazie ai finanziamenti ottenuti dal governo tedesco (445 milioni di dollari) e anche grazie ai finanziamenti ottenuti dall’Europa attraverso la Bei (100 milioni di euro), insieme con Pfizer è riuscita a trovare la giusta combinazione per il vaccino contro il Covid (il New England Journal of Medicine, una delle riviste mediche più importanti al mondo, due giorni fa ha definito in un proprio editoriale “un trionfo” i risultati ottenuti da Pfizer-BioNTech durante la sperimentazione clinica del loro vaccino contro il coronavirus).

 

In sostanza, per raccontarla con un taglio più romantico e da sognatori, due cittadini di origini turche si incontrano in Germania e grazie ai soldi raccolti sul mercato globale, attraverso un’acquisizione portata avanti da un’azienda giapponese, fondano una società di biotecnologe con base in Germania, che molti anni dopo, grazie ai soldi tedeschi e dell’Europa, costruirà una collaborazione di successo con una multinazionale americana di nome Pfizer, guidata da un ceo di nome Albert Bourla, nato in Grecia a Salonicco in una famiglia ebrea, con la quale riuscirà ad arrivare al traguardo del vaccino contro il Covid. Con un piccolo anticipo rispetto a un’altra grande azienda farmaceutica di nome Moderna guidata da un ceo di nome Noubar Afeyan, nato in Libano a Beirut da una famiglia di origine armena, a sua volta arrivato al traguardo del vaccino grazie all’aiuto di un direttore scientifico della sua azienda di nome Tal Zaks, nato a Haifa, in Israele.

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Può sembrare un filo romantico ma alla fine dei conti, se ci si pensa un istante, coloro che ci aiuteranno a salvare il mondo dalla pandemia sono dei miliardari, dei capitalisti, dei globalizzatori, degli immigrati, dei figli delle frontiere aperte, dei formidabili testimoni della centralità nel mondo del nostro Mediterraneo, che pur avendo tutte le caratteristiche per essere considerati dei nemici del popolo sono invece proprio coloro che ci stanno aiutando non solo a mettere da parte il Covid ma anche a mettere da parte i nostri pregiudizi. Viva Ugur Sahin, viva Özlem Türeci, le nostre fantastiche persone dell’anno – e, a occhio e croce, non solo per noi.

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