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Bestie e virus

Il bestiario del Covid

Dal pipistrello al lama, gli animali sono fondamentali per capire e studiare le pandemie. Per evitare le prossime

Giulia Pompili

I mammiferi che vengono usati dai virus come serbatoio. I primi animali a essere contagiati dall'uomo.  Quelli che potrebbero aiutarci a trovare la cura. E il lavoro degli investigatori – veterinari, biologi, epidemiologi – che cercano risposte alle nostre domande 

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All’inizio di questa pandemia, e per mesi, abbiamo usato “Spillover” di David Quammen come una bibbia. E’ il libro del divulgatore scientifico che spiega in modo facile, con degli esempi concreti, la zoonosi: cioè il passaggio, il “salto” dei microorganismi patogeni dagli animali all’uomo come agenti infettivi che possono provocare malattie. Quammen racconta vari episodi di zoonosi e le corrispondenti malattie infettive generate da altrettanti animali: i cavalli, i gorilla, gli scimpanzè, i ratti, i pipistrelli. E spiega anche la difficoltà, da parte di veterinari, biologi ed epidemiologi di trovare l’animale oppure gli animali che hanno ospitato il virus, le bestie nel quale si è replicato, si è evoluto, fino al salto sull’uomo. E’ un lavoro da investigatori, che può durare anni. Con questa pandemia abbiamo chiamato in causa parecchi animali, come fossimo dentro a una specie di bestiario – il libro didattico che nel Medioevo si usava per descrivere gli animali. Non solo per trovare la causa della nuova malattia che abbiamo chiamato Covid, ma anche per dare un senso alle nostre paure, per trovare una ragione alla rivoluzione che stiamo vivendo. Il ruolo degli investigatori – veterinari, biologi, epidemiologi – è fondamentale: capire l’origine del virus significa saper gestire anche le prossime pandemie, e soprattutto cercare di prevederle. 

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All’inizio di questa pandemia, e per mesi, abbiamo usato “Spillover” di David Quammen come una bibbia. E’ il libro del divulgatore scientifico che spiega in modo facile, con degli esempi concreti, la zoonosi: cioè il passaggio, il “salto” dei microorganismi patogeni dagli animali all’uomo come agenti infettivi che possono provocare malattie. Quammen racconta vari episodi di zoonosi e le corrispondenti malattie infettive generate da altrettanti animali: i cavalli, i gorilla, gli scimpanzè, i ratti, i pipistrelli. E spiega anche la difficoltà, da parte di veterinari, biologi ed epidemiologi di trovare l’animale oppure gli animali che hanno ospitato il virus, le bestie nel quale si è replicato, si è evoluto, fino al salto sull’uomo. E’ un lavoro da investigatori, che può durare anni. Con questa pandemia abbiamo chiamato in causa parecchi animali, come fossimo dentro a una specie di bestiario – il libro didattico che nel Medioevo si usava per descrivere gli animali. Non solo per trovare la causa della nuova malattia che abbiamo chiamato Covid, ma anche per dare un senso alle nostre paure, per trovare una ragione alla rivoluzione che stiamo vivendo. Il ruolo degli investigatori – veterinari, biologi, epidemiologi – è fondamentale: capire l’origine del virus significa saper gestire anche le prossime pandemie, e soprattutto cercare di prevederle. 

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Pipistrello
Sono i mammiferi che vengono utilizzati di più dai virus come serbatoio. Spesso il virus non salta direttamente dal pipistrello all’uomo, ma passa attraverso un altro animale ponte. Appena iniziata l’epidemia di Sars-CoV-2 abbiamo tutti guardato al laboratorio di virologia di Wuhan, il primo di livello 4 (cioè autorizzato a maneggiare agenti altamente patogeni) istituito sul territorio cinese. Il laboratorio di Wuhan è specializzato in ricerca sui pipistrelli. La “bat-woman” lì si chiama Shi Zhengli, è una delle virologhe più famose del mondo e ha dedicato la sua ricerca proprio ai pipistrelli. Per i complottisti questa sarebbe la prova della responsabilità della Cina nella pandemia, in realtà c’è una ragione per cui Shi Zhengli dirige un istituto di ricerca sui pipistrelli: quando si è diffusa la Sars, nel 2003, molti epidemiologi hanno ritenuto i mammiferi notturni responsabili di aver ospitato il coronavirus che provoca la malattia nell’uomo. Nel 2017 il team di Wuhan ha individuato lo spillover, il salto, in una popolazione di pipistrelli nello Yunnan. “E’ ipotizzabile”, scriveva Quammen già nel 2012, “che la prossima Grande epidemia (il famigerato Big One) quando arriverà si conformerà al modello perverso dell’influenza, con alta infettività prima dell’insorgere dei sintomi. In questo caso si sposterà da una città all’altra sulle ali degli aerei, come un angelo della morte”. I pipistrelli sono serbatoi formidabili di virus, che poi trasmettono ad altri animali, e da quelli all’uomo, perché hanno un sistema immunitario complesso e mutevole. 

 

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Pangolino
L’adorabile mammifero squamoso dell’Asia del sud e dell’Africa subsahariana continua a essere, secondo le ricerche scientifiche più recenti, il principale indiziato come “animale ponte” dal pipistrello all’uomo del Sars-CoV-2. E’ un’ipotesi ancora in discussione, ma la struttura genetica del virus lascia supporre che ci sia un legame tra i pipistrelli e il materiale genetico trovato in alcuni pangolini. Il pangolino è un animale a rischio estinzione, ma la sua carne è considerata pregiata e soprattutto le sue squame sono usate dalla medicina tradizionale cinese: insomma, è un animale che si traffica parecchio, illegalmente. Secondo alcuni studi più recenti, il pangolino potrebbe anche essere soltanto un danno collaterale del virus  Sars-CoV-2 che in realtà sarebbe mutato e si sarebbe evoluto già dentro ai pipistrelli, pronto per infettare specie diverse provocando malattie più o meno gravi. I pangolini ora sono sotto l’occhio degli investigatori, e il coronavirus potrebbe averli aiutati nell’altra guerra che stanno combattendo, quella contro il bracconaggio. 

 

Visone
Ieri il ministro dell’Agricoltura danese, Mogens Jensen, si è dimesso. I visoni hanno provocato una crisi politica nel governo della Danimarca. Quasi 17 milioni di esemplari sono stati abbattuti su ordine del ministero perché almeno 12 persone sarebbero state infettate da un tipo di  Sars-CoV-2 mutato all’interno dei visoni. Per paura che questa mutazione potesse “intaccare l’efficacia del vaccino”, il governo di Copenaghen ha ordinato in fretta e furia l’abbattimento di tutti i visoni – la Danimarca è sede di alcuni degli allevamenti più grandi del mondo –  “uccidendo anche l’intera industria per anni”, ha scritto il New York Times. Non c’è solo la Danimarca. Già da tempo si registrano nel mondo focolai di coronavirus nella popolazione di visoni. A luglio c’era stato il caso spagnolo, con centomila visoni abbattuti per ordine del governo, e poi nello Utah, in America, dove gli allevatori si sono resi conto che c’era qualcosa che non andava quando centinaia di visoni hanno iniziato a morire di una strana malattia. Ecco, è questo uno dei momenti cruciali del riconoscimento di un’epidemia potenzialmente pandemica: il veterinario arriva, fa le sue ricerche, e trova un agente patogeno che potrebbe arrivare all’uomo. E’ in base a quello che succede dopo, il dialogo tra scienziati, allevatori e politica, che si decide la sopravvivenza o meno del virus e della potenziale minaccia. Per ora gli scienziati non hanno capito se effettivamente siano stati i visoni a infettare le persone nei focolai degli allevamenti oppure il contrario. Nel dubbio, la Danimarca ha preso la sua decisione.  Del caso ne parla qui Enrico Bucci. 

 

Tigre
E’ il primo animale a essere stato infettato dal coronavirus in America. Nadia è la tigre dello zoo del Bronx, a New York, che ad aprile ha manifestato sintomi sospetti ed è poi risultata positiva al coronavirus. E’ stata probabilmente infettata da un dipendente dello zoo. Qualche settimana dopo diversi altri felini dello stesso zoo sono risultati positivi al Sars-CoV-2, poi c’è stato il caso di un puma positivo in Sudafrica e un’altra tigre nello zoo. Secondo il Centro per le malattie infettive americano, ci sono stati diversi casi anche di gattini da appartamento risultati positivi al virus, eppure nulla si sa sulla sua trasmissione. E’ molto più probabile che sia l’uomo a passare il virus ai gatti e agli altri animali da compagnia risultati positivi (in questo caso si chiama zoonosi inversa), ma la scienza non ha stabilito le cause e le circostanze. 

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Lama
Ci sono anche gli animali “eroi”. Il buffo camelide del Sudamerica, famoso per difendersi sputando, ha un sistema immunitario che potrebbe aiutare l’essere umano a curare il Covid. Secondo una ricerca belga, pubblicata su Cell, gli anticorpi del lama reagiscono bene contro il Sars-CoV-2, e in generale contro i coronavirus. Non è la prima volta che il lama viene coinvolto in queste ricerche: secondo il New York Times negli ultimi dieci anni gli anticorpi dei camelidi (i lama, gli alpaca, i dromedari) sono stati usati per cercare cure contro l’Hiv e l’influenza, perché sono manipolabili in modo efficace rispetto a quelli dell’essere umano: “I ricercatori sperano che l’anticorpo possa eventualmente essere utilizzato come trattamento profilattico, iniettandolo a qualcuno che non è ancora stato infettato per proteggerlo dal virus, per esempio gli operatori sanitari. La protezione sarebbe immediata, ma i suoi effetti non sarebbero permanenti e durerebbero solo un mese o due”, scriveva il New York Times già in primavera. A oggi  gli studi sui nanocorpi dei camelidi sono molti di più, e sempre più promettenti. 

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