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Un altro Sputnik anti Covid

Putin approva il secondo vaccino e annuncia il terzo. Ma senza sperimentazione

Come Sputnik V anche EpiVacCorona, sviluppato da un ex laboratorio militare sovietico, è stato autorizzato senza pubblicare i dati e prima di fare i test di fase 3. Intanto in Russia è boom di contagi

Luciano Capone

A differenza che in Russia, Big Pharma sta seguendo standard scientifici rigorosi, ma la corsa al vaccino, gli annunci dei politici e la pressione per l’autorizzazione fanno crollare la fiducia anche in Occidente. Negli Stati Uniti e in Italia solo una persona si dice ora disponibile a una vaccinazione contro il Covid, il dato è in discesa da maggio

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Non c’è due senza tre. La Russia ha appena approvato il secondo vaccino contro il Covid-19 e ha già dichiarato che sta per arrivare il terzo. Così ci sarà un’ampia possibilità di scelta tra più vaccini di cui non è dimostrata la sicurezza né l’efficacia. Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che il nuovo vaccino, dal nome EpiVacCorona, è stato sviluppato dal Centro scientifico nazionale di virologia e biotecnologie Vector di Novosibirsk, un ex laboratorio di ricerca sovietico sulle armi biologiche.

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Non c’è due senza tre. La Russia ha appena approvato il secondo vaccino contro il Covid-19 e ha già dichiarato che sta per arrivare il terzo. Così ci sarà un’ampia possibilità di scelta tra più vaccini di cui non è dimostrata la sicurezza né l’efficacia. Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che il nuovo vaccino, dal nome EpiVacCorona, è stato sviluppato dal Centro scientifico nazionale di virologia e biotecnologie Vector di Novosibirsk, un ex laboratorio di ricerca sovietico sulle armi biologiche.

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La Russia è stato il primo paese al mondo ad approvare, già ad agosto, un vaccino contro il coronavirus: lo Sputnik V, sviluppato dal centro Gamaleya e dal fondo sovrano Rdif (Russian direct investment fund). Lo Sputink V è stato registrato dopo una sperimentazione accelerata, prima cioè di fare i test di fase 3 (che servono a determinare l’efficacia e la sicurezza di un farmaco su larga scala). Ed era stato accolto con molto scetticismo dalla comunità scientifica internazionale perché, nonostante la pubblicazione su una rivista prestigiosa come Lancet, molti dati erano incompleti o anomali e non sono stati pubblicati integralmente, nonostante le richieste dei ricercatori. Inoltre il test era avvenuto su un campione molto ridotto, solo 76 persone, e la sperimentazione su vasta scala sta avvenendo ora, dopo l’approvazione. Se sul primo vaccino c’erano molti dubbi, sul secondo ce ne sono molti di più. Di EpiVacCorona si sa ancora meno. Il governo russo non ha ancora pubblicato i dati dei primi test – a quanto pare su 100 persone – ma ha assicurato che il vaccino è sicuro ed efficace e presto il centro Vector farà partire la sperimentazione su 40 mila volontari over 60.

Mosca ha già stretto accordi per vendere lo Sputnik V a diversi paesi. Sul sito istituzionale del vaccino c’è scritto che la sperimentazione post-approvazione su oltre 40 mila persone è iniziata in Russia e Bielorussia e si estenderà in molti paesi come Emirati Arabi Uniti, India, Venezuela, Egitto e Brasile. La produzione di massa sarebbe dovuta già partire, ma non è chiaro se sia iniziata o meno.

Naturalmente, l’iter accelerato di approvazione che scavalca gli ordinari standard di integrità scientifica rientra nella corsa globale per usare il vaccino come una forma di soft power. Ma, a differenza della corsa allo spazio del secondo Dopoguerra, in questo caso l’obiettivo è più il consolidamento dell’egemonia interna che quella internazionale. A differenza del lancio in orbita del satellite Sputnik, che realmente ebbe un notevole impatto mediatico e politico in tutto il mondo, il lancio del vaccino Sputnik V è stato accolto freddamente e con molto scetticismo. Nessuno ritiene seriamente che quello di Putin sia davvero un vaccino sicuro ed efficace, non ci sono studi che lo dimostrano e, anzi, tutta la modalità di di approvazione e la scarsa trasparenza fanno pensare il contrario. Ma, più che il soft power globale, l’obiettivo di Putin è il consenso interno. La Russia è il paese più colpito in Europa e il quarto al mondo, con oltre 1,3 milioni di casi, e un’escalation dei contagi che in questi giorni ha raggiunto il record da inizio pandemia con oltre 14 mila nuovi contagi in un giorno (di cui un terzo a Mosca). Sono morte oltre 23 mila persone, ma ci sono forti dubbi che il dato sia sottostimato.

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Il problema, però, con la politicizzazione della corsa al vaccino è che in poco tempo si mina la credibilità nel farmaco, che è un aspetto fondamentale per poi riuscire a coprire l’intera popolazione. Anche in Occidente – nonostante i tentativi di Donald Trump di forzare le tappe in modo da poter annunciare l’approvazione del vaccino prima delle elezioni presidenziali, pressioni respinte dalle aziende farmaceutiche – inizia a emergere un problema di fiducia nel vaccino. Un sondaggio del Pew research center mostra che, in pochi mesi, negli Stati Uniti è crollata la quota di cittadini che si dichiarano disponibili a vaccinarsi se un vaccino fosse disponibile: ora è solo il 51 per cento. Solo un americano su due oggi si vaccinerebbe. A maggio il dato era molto 20 punti più elevato: il 71 per cento. E il calo è pressochè uguale in entrambi gli elettorati, circa 20 punti. Tra gli elettori democratici, che storicamente sono più favorevoli alle vaccinazioni, il dato in pochi mesi è sceso dal 79 al 58 per cento; mentre tra i repubblicani è sceso dal 65 al 44 per cento. Le preoccupazioni sono proprio sull’iter autorizzativo. Nonostante le compagnie farmaceutiche si siano impegnate a garantire standard rigorosi, secondo il sondaggio del Pew “tre quarti degli americani (il 77 per cento) pensano che sia molto o piuttosto probabile che il vaccino venga approvato prima che la sua sicurezza ed efficacia siano pienamente comprese”. La paura è che verrà approvato “troppo velocemente”. Risultati analoghi si registrano in Italia. Un sondaggio dell’EngageMinds Hub dell’Università Cattolica mostra che il 48 per cento (praticamente come in Usa) è esitante di fronte alla prospettiva futura di assumere un vaccino. E, anche in questo caso, il dato è in crescita rispetto a maggio.

Questo clima di sfiducia è poi alimentato da notizie che, in realtà dovrebbero rassicurare. Gli annunci delle sospensioni delle sperimentazioni da parte delle multinazionali AstraZeneca e Johnson & Johnson per potenziali reazioni avverse dovrebbero invece rassicurare sul fatto che le azienda farmaceutiche stanno procedendo con prudenza, per essere certe che il vaccino sarà approvato solo quando saranno dimostrate sicurezza ed efficacia. Ma invece suscitano allarme o comunque diffidenza. Le pressioni per fare presto non fanno mai bene, ma soprattutto nel caso dell vaccino: troppo spesso si dimentica che non basta approvarlo, c'è  bisogno che poi la gente lo faccia.

 

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