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Riaprire con cautela

Enrico Bucci

Per evitare passi falsi si applichi quello che si sa già sul virus. L’esempio dei filtri dell’aria usati sugli aerei

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Forse, per comprendere quali siano le misure da adottare in locali chiusi come le aule scolastiche e quale tipo di rimedi si possano immaginare, bisogna studiare cosa succede in altri ambienti chiusi, con soggetti seduti senza ricambio di aria per ore in prossimità stretta. Un esempio del tipo di dati che ci serve proviene dagli studi fatti per la propagazione negli aerei usati per i voli commerciali.

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Forse, per comprendere quali siano le misure da adottare in locali chiusi come le aule scolastiche e quale tipo di rimedi si possano immaginare, bisogna studiare cosa succede in altri ambienti chiusi, con soggetti seduti senza ricambio di aria per ore in prossimità stretta. Un esempio del tipo di dati che ci serve proviene dagli studi fatti per la propagazione negli aerei usati per i voli commerciali.

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Studiando i dati epidemiologici disponibili al 21 giugno per i voli americani della durata di almeno due ore, un team di ricercatori ha riportato un tasso di infezione pari a 1 su 4.300 passeggeri quando i voli erano pieni, e a 1 su 7.700 quando i passeggeri sedevano a sedili alternati. Nei casi in cui qualcuno si è infettato a bordo, si è potuto dimostrare sia che l’infezione era rara, sia che i sintomi erano piuttosto deboli. L’infezione sporadica è stata trovata anche in almeno un altro paio di occasioni in un volo da Singapore a Hangzhou, in Cina, e in uno dalla Repubblica centrafricana alla Francia. Infine, è stato dimostrato che l’adozione di mascherine, nonostante la prossimità e la lunga durata dei voli, abbatte il già piccolo rischio di trasmissione.

 

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Come mai in un ambiente chiuso e affollato, dove per ore centinaia di persone sono a stretto contatto, si ha un rischio di trasmissione del virus che, almeno per ora, è sempre risultato basso, ogni volta che si è investigato? Il motivo, molto probabilmente, sta nel fatto che l’aria degli aerei è continuamente filtrata con filtri di tipo speciale – i filtri Hepa

  

Questi filtri, nonostante la dimensione della maglia sia maggiore di quella di un coronavirus, per vari tipi di effetti sono risultati molto efficienti nel catturare particelle da 5 nanometri di taglia in su. Non a caso, l’Agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente (Epa) suggerisce l’uso di apparecchi per la filtrazione dell’aria per luoghi chiusi, incluse le aule scolastiche.

  

A questo punto, si tratta di investire non tanto in banchi a rotelle, quanto in misure la cui efficacia nell’abbattere la carica virale aerea è stata provata. Magari nel tempo, magari con un programma di lungo periodo – come quello che in Italia ha portato all’adozione piuttosto diffusa dei pannelli solari: ma un simile programma di investimento avrebbe il vantaggio di contenere non solo questo coronavirus, ma tutti i patogeni a diffusione aerea che certamente continueranno a costituire un pericolo. Unite a questo tipo di misure servono una diagnosi molecolare efficiente, con procedure innovative come quelle che ieri ho descritto su queste pagine, l’igiene dei bagni – con amuchina negli sciacquoni, per esempio, come dimostrato in alcuni ospedali – e, almeno all’inizio, misure temporanee come turnazione, apertura differenziale delle primarie e delle scuole superiori, distanziamento e diminuzione degli alunni nelle classi. Questo è quello che si può fare, per cercare di non giungere a una disastrosa richiusura delle scuole.

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Sono spunti, ma il messaggio che vorrei dare al lettore è questo: serve aprire con cautela, utilizzando tutto quello che si sa, e valutare gradatamente il risultato. Non possiamo permetterci né di rimanere chiusi, né di essere costretti a chiudere per una riapertura alla carlona e il conseguente ritorno del virus.

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