Francesco Paolo Figliuolo (Ansa)

la lettera

Figliuolo si congeda e saluta le regioni. Le indicazioni (e i moniti) del generale

Ruggiero Montenegro

Il commissario straordinario della struttura anti Covid, che da gennaio guida anche il Comando operativo di vertice interforze, annuncia il passaggio di testimone ai governatori che ora dovranno fare da soli. Ma avverte: siate pronti a ogni eventualità

Cambiano le emergenze, cambiano i generali. E così, "in previsione del termine dello stato d'emergenza, si è provveduto a interessare le regioni e le province autonome perché valutino la possibilità di ricevere, ed eventualmente stoccare, materiale nella disponibilità della struttura commissariale, al fine di predisporre le misure necessarie a fronteggiare un'eventuale nuova recrudescenza della pandemia": è il congedo del commissario Francesco Paolo Figliuolo che in una lettera inviata al ministero della Salute e, per conoscenza, agli enti locali consegna una sorta di vademecum affinchè tutti siano preparati a rispondere a ogni evenienza sanitaria, seppur remota, "in quanto il rischio di non essere pronti alle eventualità non sarebbe accettabile". 

  

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Una decisione in qualche misura attesa, considerando da una parte i dati sempre più incoraggianti che arrivano dai bollettini pandemici e dagli ospedali (la cui pressione si allegerisce di giorno in giorno) e dall'altra il fatto che lo stesso Figliuolo sia stato nominato lo scorso gennaio capo del Comando operativo di vertice interforze (Covi), l'organismo che supporta il capo di stato maggiore della Difesa nelle sue funzioni più operative. Un doppio incarico non più sostenibile, tanto più di fronte a un cambio di scenario in cui all'arretramento della pandemia corrisponde la drammatica esclation militare in Ucraina e un ruolo sempre più attivo dell'Italia nell'arginare la politiche della Russia.
  

   

E allora da qui al 31 marzo, la struttura commissariale sarà dismessa e adesso toccherà alle regioni farsi carico delle responsabilità relative alla pandemia: questo il succo della lettera che in sei punti mette nero su bianco consigli e raccomandazioni, rivendicando ciò che è stato fatto: una campagna vaccinale che ha raggiunto con la terza dose oltre l'83 per cento della platea, grazie a una gestione centralizzata che ha permesso di effettuare "quasi 27 milioni di dosi booster nei soli mesi di dicembre e gennaio, che unite alle prime e seconde dosi degli stessi mesi (oltre due milioni) porta a un totale di 29 milioni in un arco temporale ristretto".

   

Il generale sottolinea la necessità per le regioni di non farsi cogliere impreparate di fronte alla possibilità di una quarta dose generalizzata - per il momento riguarda soltanto chi è immunocompromesso. Un'eventualità che richiede di considerare "la complessità della tematica legata alla pianificazione dell'afflusso/stoccaggio/distribuzione dei vaccini", Ma rispetto alla quale la struttura commissariale "ha fornito alle regioni un quantitativo di dosi tali da permettere una prima risposta a un eventuale allargamento della platea della quarta dose", si legge ancora nella lettera che nell'ultimo passaggio diventa quasi un monito.

    

"Le attività di preparazione e in particolare di approvvigionamento di materiali e farmaci, insieme ai piani di attuazione [...] sono elementi imprescindibili" per assicurare un'adeguata risposta in caso di emergenze sanitarie e "devono essere considerati preminenti su tutto", scrive Figliuolo. E il pensiero non può che tornare a febbraio-marzo 2020 quando l'Italia si ritrovò sguarnita degli elementi principali per combattere la pandemia e dovette andare in cerca di mascherine e respiratori in giro per il mondo. Mai più una situazione simile, si legge tra le righe delle missiva. E infatti, conclude il generale, "è proprio l'esperienza maturata dal sistema paese che testimonia l'importanza di essere lungimiranti e fedeli ai principi di massima precauzione". E il come è presto detto: "Ponendo l'accento sulla concreta e immediata disponibilità di risorse".