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l'intervista

"Dobbiamo fare di tutto per tenere le scuole aperte". Parla l'assessore lombardo all'Istruzione

Luca Roberto

Fabrizio Sala: "Alcune regioni ricorrono alla Dad? Giusto che in questa fase l'emergenza sia affrontata in maniera omogenea dal governo. Il piano Figliuolo per la scuola? La Lombardia ha giocato d'anticipo con vaccini e una task force per i tamponi"

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"In questo momento l'unico che può prendere decisioni sulla scuola è il governo. E sentenze come quelle del Tar della Campania ci dicono che non è l'ora di fughe in avanti. C'è un tempo per il dibattito e un tempo per le decisioni. Ci vuole spirito di obbedienza". L'assessore all'Istruzione della Lombardia Fabrizio Sala viene da una giornata non proprio leggerissima. Ha dovuto coordinare il ritorno a scuola nella regione che ha stabilmente il numero più alto di nuovi contagi giornalieri. "Per adesso abbiamo dovuto affrontare un tasso di assenze del personale scolastico attorno al 10 per cento. Dobbiamo dire solo grazie alla grande comunità della scuola. Ma ragioniamo giorno per giorno", premette. Eppure non si è trincerato dietro all'ultimatum "O Dad o morte", come ostentano alcuni suoi colleghi in giro per l'Italia (soprattutto Campania e Sicilia). "Quando il governo ha deciso il rientro in presenza sapevamo che la situazione era complicata. Ma abbiamo condiviso lo spirito di fondo: la gran parte dei servizi essenziali sono in sofferenza per via delle quarantene. Per cui o si decide di chiudere tutto o altrimenti si rischia di lasciare la scuola sempre indietro", racconta in questo colloquio con il Foglio. "Fa sorridere che fino a ora gli stadi siano stati pieni e qualcuno vorrebbe invece chiudere le aule". 

 

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Fatto sta che secondo le stime dei presidi lo spauracchio, da qui alla fine del mese, è di avere circa 200mila classi relegate alla Didattica a distanza. "Speriamo sia una stima eccessivamente pessimistica", risponde Sala. Che sulla reintroduzione della Dad sposa un po' la linea del ministro Bianchi, secondo cui provocherebbe "problemi alla vita della comunità". Come dice il titolare all'Istruzione della giunta Fontana, "la didattica a distanza da noi l'abbiamo sperimentata in più occasioni. E ne siamo usciti sempre piuttosto male. Se all'università ha un efficacia del 90 per cento, nella scuola primaria ha un'inefficacia della stessa percentuale. Perché i bambini hanno bisogno di regole di apprendimento, di supporto tecnologico. E chiaramente tenere a casa i genitori ha anche un costo per le famiglie. Ecco perché, con vero spirito lombardo, dobbiamo fare il possibile perché si resti nelle aule fino all'ultimo minuto possibile, bisogna provarci". L'intenzione, in questa fase, è far sì che le regole siano omogenee a livello nazionale, "perché è chiaro che se nella primavera 2020 eravamo noi ad avere la situazione più emergenziale, adesso l'epidemia segue lo stesso andamento un po' in tutte le regioni", spiega Sala. "Non ha più senso fare ognuno per conto suo".

    

Con un numero di casi così alto sul vostro territorio, facciamo notare, avrebbero dovuto in teoria risentire maggiormente degli ostacoli posti al rientro a scuola. Forse che il nuovo piano Figliuolo per la scuola e i nuovi protocolli sulla quarantena vi hanno aiutato? "Sicuramente la flessibilità dettata dalle nuove regole ha avuto un impatto positivo. Ma mi lasci dire – confessa Sala – che qui in Lombardia siamo partiti ancor prima della struttura commissariale. Innanzitutto grazie ai vaccini, perché la fascia 12-19 anni risulta già immunizzata al 90 per cento. E poi con l'istituzione della task force tamponi che ci permette di fare un numero record di test al giorno: oltre i 200mila su una popolazione di 10 milioni".

 

Le difficoltà ci sono tutte, non vengono sottaciute: trasporti provati dalla mancanza di personale. Catene del contagio difficili da monitorare e ricostruire. Dotazioni di mascherine a volte insufficienti, come denunciano gli stessi dirigenti scolastici, "anche se da noi da quest'ultimo punto di vista non si evidenziano particolari criticità", aggiunge Sala. A differenza che altrove, non sembrano scuse sufficientemente forti per rispedire gli studenti a casa. "Il governo è stato chiaro sulle sue priorità. Siamo d'accordo. A noi quindi, con il massimo della praticità, non resta che rimboccarci le maniche e fare il meglio. O almeno provarci".  

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