(Ansa)

Vaccini: l'Oms dice no, ma la terza dose si farà anche in Italia (e non solo)

Giovanni Rodriquez

"Al momento non ce n'è bisogno", dice l'Organizzazione mondiale della sanità ma la strada è tracciata in diversi paesi. Figliuolo assicura che il sistema è pronto. Da Francia e Germania a Usa e Israele, ecco come si muovono gli altri paesi

La terza dose di vaccino contro il Covid è necessaria? E se lo è, va somministrata a tutti o solo a determinate categorie più fragili ed esposte a forme gravi di Covid? Questo l’interrogativo che tiene banco ormai da più di un mese e che sembra dividere enti regolatori, società scientifiche ed organismi internazionali. Eppure alcuni paesi hanno già iniziato a muoversi, chi organizzando gli ulteriori richiami nei prossimi mesi e chi avviando fin da subito la somministrazione di questi ‘booster’. 

Ancora una volta Israele è stato il paese capofila. Qui inizialmente si era pensato di utilizzare il ‘booster’ solo per i pazienti più fragili ed immunodepressi. A seguito però dell’aumento dei contagi anche tra i vaccinati, e constatato un calo della protezione tra chi era stato vaccinato all’inizio della campagna vaccinale nei mesi di gennaio e febbraio, il premier Naftali Bennett ha deciso di accelerare la lotta contro la 'Pandemia Delta' estendendo la somministrazione della terza dose di vaccino Pfizer anche a tutti gli over 50 che hanno ricevuto le prime due dosi oltre cinque mesi fa. E i primi dati sembrano promettenti. Uno studio condotto dal Maccabi, la maggior cassa mutua israeliana, mostra come ad una settimana o oltre dell’inoculazione si registri un’efficacia contro il virus dell'86% tra gli over 60. La ricerca ha comparato quasi 150 mila persone, con oltre 675mila individui con 2 dosi di vaccino ricevute tra gennaio e febbraio 2021. Nel primo gruppo a diventare positivi sono stati in 37, mentre nel secondo 1.064.

Anche la Serbia ha già annunciato che offrirà alla sua popolazione una terza dose per contrastare l'aumento del numero di casi. La campagna di vaccinazione in Serbia ha portato all'immunizzazione del 40% dei circa sette milioni di abitanti. La terza dose viene consigliata ai gruppi di persone vulnerabili, ma anche ai cittadini anziani, ai dipendenti del settore sanitario e a coloro che viaggiano frequentemente. Il governo specifica che tutte le persone che hanno ricevuto la seconda dose da più di sei mesi possono ricevere una terza dose. I cittadini potranno inoltre scegliere il tipo di vaccino che vorranno ricevere indipendentemente da quelli che sono stati loro già somministrati.

Strada già tracciata anche negli Stati Uniti. A darne comunicazione ufficiale è stata ieri la Casa Bianca. Gli esperti statunitensi di salute pubblica hanno annunciato un piano per iniziare a somministrare dal prossimo 20 settembre i ‘booster’ di richiamo a tutti coloro che negli 8 mesi precedenti abbiano completato il ciclo vaccinale con i vaccini Pfizer o Moderna. Per chi ha ricevuto il vaccino Johnson & Johnson si prevede che sarà probabilmente necessario anche in questo caso un secondo richiamo (visto che è un vaccino monodose), ma poiché il vaccino J&J è stato somministrato negli Stati Uniti solo a partire marzo 2021, si sta ancora aspettando di esaminare ulteriori dati attesi già nelle prossime settimane. 

A fornire supporto scientifico a questa decisione è un joint statement del Cdc statunitense nel quale si spiega come “i dati disponibili rendono molto chiaro che la protezione contro l'infezione da Sars-CoV-2, con il predominio della variante Delta, inizia a diminuire nel tempo. Sulla base della nostra ultima valutazione, l'attuale protezione contro malattie gravi, ospedalizzazione e morte potrebbe diminuire nei prossimi mesi, specialmente tra coloro che sono a rischio più elevato o sono stati vaccinati durante le prime fasi del lancio della campagna vaccinale. Per questo motivo, concludiamo che sarà necessario un nuovo richiamo per massimizzare la protezione indotta dal vaccino e prolungarne la durata”.

 

Passiamo all’Inghilterra. Anche qui un piano è già ben delineato. Si partirà con la somministrazione delle terze dosi dal prossimo 6 di settembre. Il Joint Committee on Vaccination and Immunisation (Jcvi) deciderà forse già oggi a quali fasce di popolazione questa dovrà essere offerta. Con ogni probabilità si deciderà di utilizzarla per alcune categorie più vulnerabili, difficilmente verrà offerta a tutti su larga scala come negli Stati Uniti. Su questo punto il professor Adam Finn, membro del Jcvi ha sottolineato: “Abbiamo bisogno di ulteriori prove prima di poter prendere una decisione netta su un programma di richiamo molto più ampio”.

Sempre a settembre è atteso l’avvio delle somministrazioni delle terze dosi in Francia, e anche qui verrà offerto a fragili e anziani. L’annuncio era stato dato nei giorni scorso da Emmanuel Macron, su Instagram: “Sarà probabilmente necessaria una terza dose. Non per tutti subito, ma comunque per i più vulnerabili e i più anziani. La terza dose verrà somministrata a partire dall’inizio dell’anno scolastico”.

Road map simile è stata poi già annunciata dalla Germania. Anche qui da settembre verrà offerta una  terza dose agli anziani e a tutte le persone a rischio. L’ulteriore richiamo sarà effettuato solo con i vaccini Pfizer o Moderna, ma verrà offerto anche a chi ha già ricevuto in precedenza due dosi di Astrazeneca o la singola dose di Johnson & Johnson. La decisione, come spiegato dal ministro della Salute, Jens Spahn, è dovuta ad una “ridotta o rapidamente indebolita risposta immunitaria”.

 

 

E in Italia? Se anche qui la somministrazione della terza dose sembra essere ormai certa, c’è da dire che al momento c’è però ben poco di ufficiale. Il Cts sta valutando i dati sulla quantità di anticorpi di coloro che si sono vaccinati all’inizio dell’anno. Probabilmente si partirà ad ottobre con i soggetti fragili. Dal punto di vista logistico il commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo ha già confermato che il paese è pronto. Per ora però non è ancora trapelato nulla di ufficiale da parte del ministro della Salute Roberto Speranza. Oggi il Direttore generale della prevenzione del Ministero della Salute, Gianni Rezza, ha spiegato che, “quando avremo vaccinato gran parte della popolazione, continuando per un po’ a mantenere dei comportamenti prudenti, dovremmo vedere anche degli effetti sulla riduzione della circolazione del virus. Sulla terza dose, per ora, conviene astenersi dal solito dibattito fra pro e contro, iniziando a programmare gli eventuali richiami, da effettuare in maniera graduale, sulla base delle necessità e delle evidenze scientifiche”.

Il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, ha poi aggiunto che la terza dose di vaccino "è sicuramente necessaria al più presto per gli immunodepressi quali i riceventi un trapianto di organo solido o coloro che ricevono terapie con impatto sul sistema immunitario per patologie oncomaematologiche. Come sistema sanitario dobbiamo attivarci prioritariamente su questa categoria”. Quanto alle altre categorie, “sui fragili per età anagrafica o patologia concomitante, è in atto una valutazione accurata delle evidenze disponibili rispetto alla durata della protezione conferita dalla vaccinazione e sulla scorta di questi dati si deciderà se e quando somministrare la terza dose”. In Italia al momento sembra quindi prevalere un atteggiamento di cautela. L’obiettivo è quello di farsi trovare sì pronti, ma senza fughe in avanti.

Da sottolineare infine la posizione di forte contrarietà alla somministrazione delle terze dosi da parte dell’Oms. "Al momento i dati non indicano il bisogno di una terza dose". Per Soumya Swaminathan, chief scientist dell'Oms, la priorità orao deve essere quella di aumentare le coperture nei Paesi che ancora non hanno avuto accesso ai vaccini. Secondo l'esperta iniziare con i 'booster' con buona parte del mondo ancora non immunizzata potrebbe essere addirittura controproducente: "Non aiuterà a rallentare la pandemia. Togliendo dosi alle persone non vaccinate i booster favoriranno l'emergere di nuove varianti”.

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