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A che punto è la discussione europea sul passaporto sanitario

Claudia Giulia Ferrauto

Per ora l'ipotesi è stata valutata come prematura. Ma fioriscono le app per agevolare i viaggi tramite il certificato vaccinale, a sostegno del rilancio economico: meglio una società a doppia velocità di una ferma del tutto

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A oggi nel mondo le dosi somministrate di vaccino anti Covid sono 101,3 milioni, di queste 12,7 milioni in Ue. L’Unione europea punta a vaccinare il 70 per cento della popolazione entro la fine dell’estate. Con la corsa alle vaccinazioni, si riaccende la speranza di tornare a viaggiare e per farlo con maggiore agilità e sicurezza, da più parti ci sono spinte per l’introduzione di passaporti sanitari. Tuttavia, non mancano le critiche sulle implicazioni etiche e politiche di questa idea. Da metà gennaio in seno all’Ue si è aperta la discussione sul certificato vaccinale, grazie al quale sarebbe possibile spostarsi più facilmente tra diversi paesi, ma non solo. Alcuni immaginano che si potrebbero configurare ulteriori benefici come quello di evitare ai suoi possessori, in ragione dell’avvenuta vaccinazione, le restrizioni delle quarantene ed eventualmente fruire di attività e servizi con l’idea di agevolare il rilancio economico. Il turismo globale d’altronde quest’anno ha subito un anno nero con gli arrivi internazionali in calo del 74 per cento rispetto all’anno precedente, e in particolare l’Europa ha registrato un calo degli arrivi del 70 per cento. La discussione sulla proposta del passaporto vaccinale in Ue, sollevata del primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, al momento sembra in stallo.

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A oggi nel mondo le dosi somministrate di vaccino anti Covid sono 101,3 milioni, di queste 12,7 milioni in Ue. L’Unione europea punta a vaccinare il 70 per cento della popolazione entro la fine dell’estate. Con la corsa alle vaccinazioni, si riaccende la speranza di tornare a viaggiare e per farlo con maggiore agilità e sicurezza, da più parti ci sono spinte per l’introduzione di passaporti sanitari. Tuttavia, non mancano le critiche sulle implicazioni etiche e politiche di questa idea. Da metà gennaio in seno all’Ue si è aperta la discussione sul certificato vaccinale, grazie al quale sarebbe possibile spostarsi più facilmente tra diversi paesi, ma non solo. Alcuni immaginano che si potrebbero configurare ulteriori benefici come quello di evitare ai suoi possessori, in ragione dell’avvenuta vaccinazione, le restrizioni delle quarantene ed eventualmente fruire di attività e servizi con l’idea di agevolare il rilancio economico. Il turismo globale d’altronde quest’anno ha subito un anno nero con gli arrivi internazionali in calo del 74 per cento rispetto all’anno precedente, e in particolare l’Europa ha registrato un calo degli arrivi del 70 per cento. La discussione sulla proposta del passaporto vaccinale in Ue, sollevata del primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, al momento sembra in stallo.

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Lo stesso presidente del Consiglio europeo, Charles Michel pur prestandosi al dibattito, si è mostrato molto cauto ritenendo che un passaporto vaccinale richiederebbe molte persone già vaccinate, e parallelamente un accesso al vaccino abbastanza equo e rapido. L’ipotesi è stata valutata come prematura, sottolineando il timore di dare l’impressione che chi è vaccinato possa viaggiare in totale sicurezza, mentre in realtà i vaccinati potrebbero trasmettere il virus, come conferma in una nota anche l’Aifa. Sarà necessario del tempo per ottenere dati significativi che possano dimostrare se i vaccinati possono o meno contagiare altre persone, sarà quindi necessario per tutti continuare ad adottare le misure di protezione note. I dubbi sollevati, non toccano solo l’ambito sanitario ma anche quello etico, ed è stata proprio la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, a voler distinguere tra documentazione medica e passaporto sanitario inteso come strumento ad uso più esteso, sottolineando che quando sarà il momento servirà una discussione ampia tra gli stati membri, sugli usi possibili del passaporto, anche in considerazione dei risvolti politici, nel rispetto dei diritti e dei dati.

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Mentre la riflessione va avanti, fioriscono le app per agevolare i viaggi tramite il certificato vaccinale. Da marzo le maggiori flotte aeree mondiali – tra cui British Airways, Singapore Airlines ed Emirates – inizieranno ad adottare lo Iata Travel Pass, applicazione che punta a essere privacy by design, e che include tutti i certificati, da quello di vaccinazione ai risultati di test e tamponi, creando di fatto nuove condizione di accesso. Non è un caso isolato. La compagnia di crociere britannica Saga Cruises ha annunciato che richiederà ai passeggeri di sottoporsi alla vaccinazione anti Covid prima di salpare e il Guardian ha riportato che da quando è stato annunciato la novità, si è registrato un sensibile un aumento delle prenotazioni. Anche in Italia si è discusso del passaporto e della paura che possa creare una società a doppia velocità. Tuttavia potrebbe essere un falso problema, non solo perché una società a doppia velocità è forse in ogni caso preferibile a una società ferma com’è ora, ma perché come afferma l’avvocato Carlo Piana “il passaporto andrà configurato in senso positivo, parlare di privilegi e discriminazioni rischia di essere fuorviante”.

 

Piana, specializzato in tecnologia digitale e protezione informatica, ricorda che “discriminare significa trattare due condizioni uguali in due modi diversi, e non, come si prefigura in questo caso, trattare condizioni diverse in modi proporzionati” e puntualizza: “Non dimentichiamo che ci troviamo in una situazione di compressione dei diritti costituzionali, una situazione eccezionale che si basa su due criteri di prevenzione sanitaria, secondo l’articolo 32, che sono sia di tipo generale, in relazione a quanto ogni individuo contribuisce ad aggravare la situazione sanitaria collettiva, sia di tipo particolare, a tutela del singolo individuo, comprimendo le sue libertà a tutela della sua stessa protezione. Con la vaccinazione il criterio di prevenzione particolare viene meno e sarebbe quindi sproporzionato non tenerne conto”. Il tema è ricco di implicazioni e per quanto riguarda l’Italia, conferma l’avv. Piana “è probabile che sarà necessario definire i contorni di un passaporto sanitario tramite una legge o un decreto legge, non solo per evitare che si generino potenziali discriminazioni, ma anche per stabilire le responsabilità amministrative nonché per tutelare l’uso e il trattamento dei dati speciali, di sanità, su larga scala”.

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