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editoriali

Evitiamo il sovranismo vaccinale

Redazione

No ai blocchi all’export dei vaccini, sì a un registro che dia trasparenza 

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Il sovranismo vaccinale è sbagliato, ma è soprattutto pericoloso. In questi giorni, a causa dei  ritardi nelle autorizzazioni e dei tagli delle forniture previste da parte delle aziende,  nell’Ue si fanno sempre più forti le pulsioni nazionaliste.

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Il sovranismo vaccinale è sbagliato, ma è soprattutto pericoloso. In questi giorni, a causa dei  ritardi nelle autorizzazioni e dei tagli delle forniture previste da parte delle aziende,  nell’Ue si fanno sempre più forti le pulsioni nazionaliste.

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Ad esempio l’Ungheria, usando come giustificazione la lentezza dell’Ema, ha autorizzato autonomamente – unico caso nell’Unione europea – il vaccino russo Sputnik V. In Italia il governo, attraverso il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il commissario straordinario Domenico Arcuri, ha lanciato accuse molto dure contro le  multinazionali farmaceutiche straniere sospettate di vendere le dosi ai paesi extra europei. In base allo stesso principio Invitalia, guidata sempre da Arcuri, ha investito nel “vaccino italiano” di ReiThera per garantire indipendenza vaccinale dagli stranieri. In Germania il ministro della Salute Jens Spahn ha proposto  di introdurre “restrizioni all’esportazione” sui vaccini anti Covid fuori dall’Europa, in un contesto di scontro aperto con AstraZeneca sospettata di aver privilegiato il Regno Unito (in Italia si pensa che lo stesso abbia fatto Pfizer nei confronti dei Paesi del Golfo).

 

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Queste posizioni, che ricordano i blocchi già visti nella prima fase dell’emergenza sui dispositivi di protezione, sono molto pericolose per tutti. Innanzitutto perché da livello europeo potrebbero scendere a livello nazionale, e poi perché potrebbero produrre ritorsioni da parte di altri paesi. E tutti hanno da rimetterci, perché fare vaccini non è come fare mascherine, visto che per la produzione e servono catene produttive e di approvvigionamento che sono internazionali.

 

Ciò che invece potrebbe avere senso è la proposta della Commissione europea di introdurre un registro delle esportazioni che obbligherebbe i produttori di vaccini semplicemente a notificare l’intenzione di esportare una quantità di vaccini fuori dall’Ue. Un registro del genere avrebbe una duplice funzione,  di deterrenza e di trasparenza, e  sarebbe nell’interesse di tutti, anche delle case farmaceutiche. E’ doveroso pretendere il rispetto dei contratti, ma evitiamo in una pandemia il sovranismo vaccinale.

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