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Cattivi scienziati

Prima che la casa bruci

Enrico Bucci

Monitorare la velocità di propagazione del Covid, anche a bassi numeri, serve a lanciare in tempo l’allarme

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I nuovi casi di coronavirus nelle ultime 24 ore sono stati 978, in calo rispetto al giorno precedente, con 18 contagi in meno. Le vittime sono state 8. In aumento il numero dei tamponi: 81.050, contro i 58.518 del giorno precedente. Cresce il numero dei ricoverati in terapia intensiva: sono 107.

 

Siccome si continua a cercare di fare compromessi con il virus, come se esso fosse interessato a quanto è accettabile cambiare le norme per riaprire le scuole, favorire i trasporti e così via, vale la pena di dare uno sguardo ai parametri che descrivono l’andamento dell’epidemia in questo momento.

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Il primo è il tempo di raddoppio dei casi: sia per i positivi, sia per gli ospedalizzati, sia per i pazienti in terapia intensiva, esso è in decrescita continua da metà luglio; la cosa più preoccupante è che in tutti i casi decresce sempre più rapidamente e, secondo i calcoli dell’Infn, per i positivi è ormai inferiore ai 10 giorni.

 

Il valore di Rt su scala nazionale, cioè il numero di persone infettate da ciascun positivo, è al di sopra di uno e in crescita (sempre secondo l’Infn), anche in questo caso con pendenza sempre maggiore; e siccome siamo ben oltre le dieci migliaia di infetti riconosciuti, si fa presto a capire perché un parametro che con pochi infetti potrebbe preoccuparci di meno è in realtà in queste condizioni da non sottovalutare.

 

Infine, se si guarda all’andamento giornaliero di coloro che sono a una certa data positivi, ospedalizzati con sintomi o in terapia intensiva, si ottengono a partire dalla fine di giugno tre curve a forma di U, tutte centrate intorno alla seconda metà di luglio, con una netta risalita in agosto (l’occupazione di terapie intensive da parte di pazienti Covid-19 ha di nuovo superato le 100 unità).

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Ora, in condizioni come queste tanti scriteriati continuano a pretendere che tutto ciò non significhi nulla, perché non rappresenta che una piccolissima frazione di quanto successo a marzo; eppure, essi dovrebbero comprendere che l’aumento della velocità di crescita dei casi – e anche dei casi severi e delle terapie intensive – è tutto ciò che conta anche a numeri relativamente bassi, per potere lanciare un allarme ben prima che la casa bruci. Ma si sa, taluni preferiscono rischiare di piangere sul latte versato, invece di tentare di tenere in equilibrio la brocca.

 

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