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C’è qualcosa nel tabacco che cura e previene il Corona

Giuliano Ferrara

Il proibizionismo non sembra una grande trovata di questi tempi

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Non so come valuteranno i miei amici liberal la condizione in cui mi trovo di fumatore negazionista. Male, probabilmente. Però dovrebbero leggersi l’Economist e lo studio dell’ospedale parigino Pitié-Salpêtrière, sottoscritto dall’Institut Pasteur e dalla Sorbona, con avallo del Cold Spring Harbor Laboratory dello stato di New York. Detesto gli scientismi, non pendo dalle labbra di nessuno, anche perché dalle labbra mi pende spesso una sigaretta, però sono un tipo curioso. Pare che, ma è più che un “pare che”, è una risultanza sperimentale, pare che solo il 5 per cento di fumatori, tra il 28 febbraio e il 9 aprile, culmine dell’epidemia, sia ricorso alle cure intense e invasive a seguito di contagio, in un paese in cui almeno il 25 per cento degli esseri umani imbraccia baguette e sigaretta con la stessa amabile disinvoltura. Il dato è tratto, e in base a questo dato è stata ricavata, salvo conferme ulteriori attraverso procedure di accertamento massive o trial, una sensibilmente minore predisposizione dei fumatori, dei tabagisti, degli adepti della nicotina a subire gli effetti più devastanti dell’infezione da Sars Covid-2, detta Covid-19.

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Non so come valuteranno i miei amici liberal la condizione in cui mi trovo di fumatore negazionista. Male, probabilmente. Però dovrebbero leggersi l’Economist e lo studio dell’ospedale parigino Pitié-Salpêtrière, sottoscritto dall’Institut Pasteur e dalla Sorbona, con avallo del Cold Spring Harbor Laboratory dello stato di New York. Detesto gli scientismi, non pendo dalle labbra di nessuno, anche perché dalle labbra mi pende spesso una sigaretta, però sono un tipo curioso. Pare che, ma è più che un “pare che”, è una risultanza sperimentale, pare che solo il 5 per cento di fumatori, tra il 28 febbraio e il 9 aprile, culmine dell’epidemia, sia ricorso alle cure intense e invasive a seguito di contagio, in un paese in cui almeno il 25 per cento degli esseri umani imbraccia baguette e sigaretta con la stessa amabile disinvoltura. Il dato è tratto, e in base a questo dato è stata ricavata, salvo conferme ulteriori attraverso procedure di accertamento massive o trial, una sensibilmente minore predisposizione dei fumatori, dei tabagisti, degli adepti della nicotina a subire gli effetti più devastanti dell’infezione da Sars Covid-2, detta Covid-19.

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Per il contagio sono predisposti eccome, i fumatori, che lavorano di labbra e di mucose tutto il santo giorno. Ma l’Economist riferisce che più facilmente possono curarsi in casa perché i sintomi non li sviluppano o se li sviluppano è in forma ridotta, compatibile con un confinamento senza ospedale. C’è qualcosa nel tabacco che cura e previene. Bah. Pare sia la nicotina, la grande accusata delle campagne medicalmente corrette. In Francia il ministero della Salute ha dovuto fermare la corsa alla nicotina sintetica nelle vendite online, cominciata non appena lo studio scientifico è stato reso pubblico. Certe proteine ricettive, che hanno il nome della candeggina, Ace2, si trovano già occupate in cellula dalla nicotina e questo non è gradito al Corona, che è smoking free, evidentemente. Il che sarebbe confermato anche dall’uso della nicotina per curare varie infiammazioni dell’intestino, peraltro. C’è anche un altro effetto indiretto che spiega la relativa incompatibilità tra fumatore incallito e virus aggressivo. Certe tempeste immunologiche iperattive tra le molecole, e dannosissime all’organismo, non si verificano in presenza di nicotina, o si verificano in misura infinitamente minore. Il professor Jason Sheltzer, quello di New York, conferma la riduzione teoricamente possibile del danno, sebbene metta in guardia da altre significative implicazioni, stavolta negative, del fumo a contatto con il virus. Ci raccomandiamo, scrivono conclusivamente all’Economist: ora non mettetevi a fumare, per carità. Epperò sarà una sorpresa, alla fine dei trial, osservare come il fumo del tabacco e l’assunzione di nicotina potrebbero aver trasformato i peccatori del XXI secolo “in utili cavie per un grande esperimento epidemiologico a livello mondiale”.

  

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Ci sono più cose tra cielo e terra, Orazio, eccetera. Direi che ognuno si comporta come crede, e fuma quanto gli pare, salvo altre complicazioni sempre possibili, ma tutti dovrebbero piegarsi a una dura realtà: detestare il fumo di tabacco e il consumo di nicotina, nella forma del proibizionismo e della condanna sociale come nuova religione, non è probabilmente una grande trovata sul piano igienico-sanitario, di questi tempi.

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