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A Roma turismo in ripresa, ma 180 alberghi non riapriranno più

Gianluca Roselli

Nella Capitale i turisti stanno tornando. Finalmente, dopo due anni di pandemia, si vede la luce in fondo al tunnel, ma rispetto al pre Covid i numeri sono ancora bassi

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I turisti stanno tornando. E finalmente, dopo due anni di pandemia, si vede la luce in fondo al tunnel. Ma rispetto al pre Covid i numeri sono ancora bassi e per riprendersi a pieno, dal punto di vista turistico, ci vorrà ancora un anno. Guerra in Ucraina permettendo. “Sono stati due anni difficilissimi e non ne siamo ancora fuori. Se tutto va bene, torneremo a pieno regime nel 2024”, dice il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli. Il ritorno dei turisti (che rappresentano il 12 per cento del pil cittadino), del resto, si vede a occhio nudo, basta fare due passi in centro. “Sono tornati i nostri connazionali e gli europei: spagnoli, tedeschi, francesi, paesi del nord. E si ricominciano a vedere gli americani. Manca però un’importante fetta di mondo: il sud est asiatico, Cina, Corea, Giappone, paesi arabi e sud America. E Russia, naturalmente, che però è in forte calo già dal 2014, dalle prime sanzioni dopo l’invasione della Crimea”, continua Roscioli. 

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I turisti stanno tornando. E finalmente, dopo due anni di pandemia, si vede la luce in fondo al tunnel. Ma rispetto al pre Covid i numeri sono ancora bassi e per riprendersi a pieno, dal punto di vista turistico, ci vorrà ancora un anno. Guerra in Ucraina permettendo. “Sono stati due anni difficilissimi e non ne siamo ancora fuori. Se tutto va bene, torneremo a pieno regime nel 2024”, dice il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli. Il ritorno dei turisti (che rappresentano il 12 per cento del pil cittadino), del resto, si vede a occhio nudo, basta fare due passi in centro. “Sono tornati i nostri connazionali e gli europei: spagnoli, tedeschi, francesi, paesi del nord. E si ricominciano a vedere gli americani. Manca però un’importante fetta di mondo: il sud est asiatico, Cina, Corea, Giappone, paesi arabi e sud America. E Russia, naturalmente, che però è in forte calo già dal 2014, dalle prime sanzioni dopo l’invasione della Crimea”, continua Roscioli. 

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Il dato più impressionante è che su 1250 alberghi in città, circa 180 non hanno riaperto e probabilmente non riapriranno più. Il confronto utile si può fare con l’ultimo anno buono, il 2019. Le camere prenotate per luglio rispetto a 3 anni fa sono circa il 30-40  per cento in meno, ma si spera in un colpo di coda com’è accaduto a Pasqua che, rispetto alle previsioni, è andata bene. “Navighiamo a vista ed è difficile fare previsioni oltre i 15 giorni”, dicono da Federalberghi. Pasqua 2022, dicevamo, serve per capire l’andazzo. In città sono arrivate 235 mila persone (-36,9 rispetto alla Pasqua del 2019) per un totale di 583 mila presenze, ovvero i giorni trascorsi nella capitale (-39,5 rispetto al 2019). Negli hotel sono arrivate 155 mila persone (-38,6) per 373 mila presenze (-40,2). Negli esercizi complementari, ovvero B&B e altri, 80 mila persone (-33,4) per 210 mila presenze (-38,4). Dati al ribasso, ma superiori alle previsioni. E ora si spera sia così anche per giugno e luglio. Poi in autunno si vedrà. 

 

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A mancare, ancora, è il turismo dei gruppi organizzati e religioso. E non è detto che sia un male, ma agli albergatori manca parecchio. Sono in molti, anche tra di loro, però a pensare che la Capitale debba tentare di abbandonare il modello del turismo dei “mordi e fuggi” e dei “grupponi”, che in termini economici porta poco alla città, e puntare su maggiore qualità e capacità di spesa e permanenza: viaggiatori di alto livello e clienti business. Su questo fronte prendere Expo 2030 potrebbe rappresentare una svolta. Si pensi, ad esempio, che il tempo medio di permanenza di un turista a Roma sono 2 giorni e mezzo, segno evidente della “toccata e fuga”. 

 

Infine c’è il capitolo ancora irrisolto del “sommerso”: gli affitti brevi di appartamenti sulle piattaforme, in primis airbnb (22 mila case in centro). “L’offerta turistica a Roma non può continuare a essere una giungla. Occorre al più presto un intervento legislativo che permetta di regolare gli affitti brevi per salvaguardare la qualità e garantire una concorrenza leale”, ha detto due giorni fa l’assessore al Turismo, Alessandro Onorato. Dal 2017 chi affitta avrebbe l’obbligo di versare il 21% dell’introito in ritenuta d’acconto, ma ancora troppi non lo fanno. Insomma, la pandemia è quasi passata, ma i problemi sono sempre gli stessi e anche di più. 

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