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Roma Capoccia

Vaccinazioni lente, il Lazio ha un piano (che non è quello di Arcuri)

Gianluca De Rosa

La regione paga la penuria di dosi. Ma l’assessore alla Sanità D'Amato non crede alla soluzione “giudiziaria” del commissario di Conte

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“La nostra macchina non si ferma, ma procede a ritmi ridotti”. Una Ferrari, guidata in seconda. E’ questa la metafora preferita dall’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, per descrivere la campagna vaccinale a Roma e nelle altre province. Il Lazio è la prima regione d’Italia per numero di vaccinati che hanno già ricevuto le due dosi d’inoculazione previste per il vaccino di Pfizer: sono lo 0,4 per cento, 36 mila persone circa. E presto anche gli altri 120 mila tra medici, operatori sanitari e anziani residenti nelle Rsa che si sono sottoposti alla prima iniezione riceveranno la seconda dose. “Se c’è una cosa sulla quale possiamo rassicurare – ha detto due giorni fa D’Amato nel corso della seduta della commissione regionale Sanità – è che nonostante tutto abbiamo abbastanza dosi per coprire nei tempi corretti tutti coloro che hanno già ricevuto la prima (con il siero di Pfizer significa a distanza di 21 giorni fra la prima e la seconda inoculazione ndr)”.

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“La nostra macchina non si ferma, ma procede a ritmi ridotti”. Una Ferrari, guidata in seconda. E’ questa la metafora preferita dall’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, per descrivere la campagna vaccinale a Roma e nelle altre province. Il Lazio è la prima regione d’Italia per numero di vaccinati che hanno già ricevuto le due dosi d’inoculazione previste per il vaccino di Pfizer: sono lo 0,4 per cento, 36 mila persone circa. E presto anche gli altri 120 mila tra medici, operatori sanitari e anziani residenti nelle Rsa che si sono sottoposti alla prima iniezione riceveranno la seconda dose. “Se c’è una cosa sulla quale possiamo rassicurare – ha detto due giorni fa D’Amato nel corso della seduta della commissione regionale Sanità – è che nonostante tutto abbiamo abbastanza dosi per coprire nei tempi corretti tutti coloro che hanno già ricevuto la prima (con il siero di Pfizer significa a distanza di 21 giorni fra la prima e la seconda inoculazione ndr)”.

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Nel Lazio, come nel resto d’Italia, però, visti i problemi, si dovrà rallentare. “Nelle ultime settimane ci sono stati ritardi e riduzioni nella consegna del vaccino e abbiamo dovuto ridurre le somministrazioni dando priorità alle seconde dosi”, ha spiegato D’Amato. La riduzione nel Lazio è stata di circa il 29 per cento (l’ultima consegna conteneva circa 40 mila dosi invece delle 58 mila previste). “A cui si aggiungono – ha spiegato D’Amato – quelle consegnate per il patto di solidarietà ad altre regioni che hanno subito riduzioni ancora più pesanti”. Ma a preoccupare davvero l’assessore è quello che angoscia i sistemi sanitari delle regioni di tutta Europa: il drastico taglio delle dosi del vaccino AstraZeneca nel primo trimestre del 2021. L’Ema deciderà sull’autorizzazione al siero della multinazionale il 28 di gennaio, ma come ha ricordato D’Amato: “AstraZeneca ha già informato che le dosi disponibili saranno inferiori del 60 per cento rispetto a quanto previsto”. In Italia significa 3,4 milioni di dosi rispetto alle oltre otto inserite nel piano vaccinale del ministero della Salute. A cascata questo ha costretto tutte le Regioni a rivedere le proprie campagne e il Lazio, che era partito alla grande, come tutti, dovrà rallentare. Un vero peccato. “A regime – ha spiegato D’Amato – noi potremmo fare fino a 25 mila vaccini al giorno, ma viaggiamo e viaggeremo a circa 3.500”. La Regione, infatti, ha attualmente 80 punti per le vaccinazione negli ospedali hub e nelle strutture spoke, ma l’obiettivo è allargare a circa 300 in tutto il Lazio a cui aggiungere quelli che D’Amato chiamo i “fuori quota”: luoghi molto grandi dove poter fare “Anche 5 mila vaccini al giorno”. Dall’Auditorium, al Campus Biomedico, dallo Spallanzani, alla città militare della Cecchignola passando per il parcheggio lunga sosta di Fiumicino. Una macchina potentissima, ma inutile.

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“A questo punto – ha spiegato D’Amato – se non saranno autorizzati altri vaccini in tempi rapidi, avremo a disposizione nel primo trimestre 1 milione e 200 mila dosi”. Un numero decisamente minore a quanto previsto, ma che comunque è sufficiente a garantire le due dosi di vaccino sia per gli operatori sanitari (circa 120 mila), sia per gli over 80 (circa 469 mila in Lazio). Certo i tempi saranno dilatati: si viaggerà appunto a circa 3.500 inoculazione al giorno. Si partirà il 7 febbraio, e si andrà avanti fino a maggio per vaccinare tutti i quasi 500 mila over 80. Le prenotazioni si fanno sul sito SaluteLazio.it, per la registrazione basta il codice fiscale.

 

Come fare più veloce? D’Amato fa capire di credere poco alla diffida del commissario Arcuri (alla quale anche la Regione comunque ha aderito). “Queste questioni non si risolvono con le carte bollate, ma trovando i vaccini”. Semmai l’assessore è tra coloro che auspicano che posizioni geopolitiche ed emergenza sanitaria s’incrocino il meno possibile. “Sarebbe bene non stare tanto a guardare la provenienza di un vaccino, ma solo la sicurezza e l’efficacia”. Il riferimento è al siero russo Sputnik V per caratteristiche molto simile a quello di AstraZeneca: si conserva a 2-8 gradi e può essere inoculato anche attraverso la rete di medici di base e farmacie. “Speriamo l’Ema lo valuti al più presto”.

 

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Nel lungo periodo, si punta sul vaccino italiano, anzi romano. D’Amato è teorico di un certo sovranismo farmaceutico: “Le multinazionali – ha detto allusivo – hanno mostrato di avere le loro logiche…”. E’ notizia di martedì che Invitalia ha acquistato il 30 per cento di ReiThera, l’azienda di Castel Romano che con il supporto dell’istituto Spallanzani e il sostegno finanziario della Regione Lazio ha effettuato e superato i test clinici di fase 1. Con l’ingresso d’Invitalia ci saranno 81 milioni di euro per le fasi 2 e 3 e il potenziamento della fabbrica di Castel romano per la produzione del siero (obiettivo 100 milioni di dosi l’anno). Si punta a chiudere i test a giugno. Intanto i dati sulla diffusione del virus sono in continuo calo. Ieri i nuovi positivi sono stati 1.338, 662 a Roma, il tasso è stabile a circa il 10 per cento di positivi sui tamponi effettuati, ma ricoveri, terapie intensive e casi ogni 100 mila abitanti stanno lentamente scendendo. “Se non ci sono improvvise risalite dalla prossima settimana dovremmo tornare in zona gialla”, ha garantito l’assessore.

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