PUBBLICITÁ

RomaCapoccia

Raggi vuole fare la candidata unica di Pd e M5s

Gianluca De Rosa

Pensa di essere la “Giuseppa” de noantri: se Zingaretti ha cambiato idea su Conte può farlo anche su di me. Tutto è possibile

PUBBLICITÁ

“Atteggiamento francescano”, “patto strutturale”, “alleanza per Roma”. Le espressioni sono molteplici. Il campo semantico è quello della concordia, dell’unità. O, per dirla come la direbbe il senatore grillino Cioffi, “dell’amore sulla superficie della foglia”. Nel M5s capitolino, in ogni caso, in tanti sono convinti da tempo che anche Roma debba replicarsi l’alleanza giallorossa. La prima a pensarlo fu la capogruppo in Regione Lazio Roberta Lombardi. Adesso, a poco a poco, tutti stanno seguendo. Inutile dire che i nuovi equilibri nazionali, con il M5s e il Pd schierati a quadrato intorno al presidente Conte abbiano confortato ancor più questa idea.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


“Atteggiamento francescano”, “patto strutturale”, “alleanza per Roma”. Le espressioni sono molteplici. Il campo semantico è quello della concordia, dell’unità. O, per dirla come la direbbe il senatore grillino Cioffi, “dell’amore sulla superficie della foglia”. Nel M5s capitolino, in ogni caso, in tanti sono convinti da tempo che anche Roma debba replicarsi l’alleanza giallorossa. La prima a pensarlo fu la capogruppo in Regione Lazio Roberta Lombardi. Adesso, a poco a poco, tutti stanno seguendo. Inutile dire che i nuovi equilibri nazionali, con il M5s e il Pd schierati a quadrato intorno al presidente Conte abbiano confortato ancor più questa idea.

PUBBLICITÁ

 

Lo spirito “costruttivo” auspicato dagli alleati di governo prima del voto al Senato di martedì ha persino spinto la sindaca Virginia Raggi a fare un passetto in avanti, tendendo un mignolo pacificatore al segretario del Pd Nicola Zingaretti. Con una discreta faccia di bronzo – pronta a cancellare in un attimo anni di attacchi e insulti reciproci (Zingaretti disse di lei ”Una minaccia per Roma”, lei replicò alludendo ai silenzi del governatore sui crimini di Spada e Casamonica) – la prima cittadina ha pubblicato un tweet al miele: “Nicola Zingaretti complimenti per progetto riqualificazione case popolari a Tor Bella Monaca a Roma. Istituzioni devono essere sempre dalla parte di chi ha più bisogno di sostegno, vicine alle periferie. In questo momento servono costruttori di speranza”. Nessuna risposta, ma in tanto l’amo è lanciato.

 

PUBBLICITÁ

L’idea che comincia a profilarsi è chiara e passa per un’analogia solo apparentemente improbabile tra Virginia Raggi e Giuseppe Conte. Anche sul nome del presidente del Consiglio – dopo l’esperienza gialloverde – il Pd aveva messo un veto apparentemente insuperabile, eppure le cose sono andate come sono andate. Perché lo stesso non potrebbe accadere a Roma? Lo ha detto chiaramente in un’intervista al Manifesto il deputato Francesco Silvestri: “Ricordo quando il Pd a tutti costi non voleva Conte. Oggi ne ha riconosciuto i meriti e lo difende. Se smettiamo con la propaganda su Virginia Raggi e guardiamo nel merito anche qui il discorso cambia”. Questo “merito” su cui i grillini puntano è quello più unificante possibile: le riforme, che a Roma si declinano in “poteri e risorse per la Capitale”.

 

A tutti i capigruppo l’ecumenica Virginia mercoledì ha proposto una commissione “tricamerale” con esponenti di Senato, Camera e Assemblea capitolina per riformare la governance della città. D’altronde un’alleanza organica o meno con il M5s è la faglia teorica che divide la sinistra da tempo. La linea “#AvanticonConte” scelta da Zingaretti in questi giorni conferma un’alleanza che il segretario dem nell’agosto del 2019 non voleva. Così adesso, se si desiderasse essere coerenti fino in fondo, anche a Roma scegliere Virginia Raggi potrebbe non essere poi così assurdo.

 

Più strano sarebbe il sostegno a Carlo Calenda da sempre strenuo (e coerente) nemico dell’alleanza con i grillini, al punto da essere da sempre fuori dal perimetro dell’alleanza di governo. Alcuni giorni fa ha ricevuto l’endorsement di Matteo Renzi: “A Roma? Voterei senz’altro Calenda”. Non un buon viatico di questi tempi per ottenere l’appoggio del Pd. Tutti sanno dunque, nel M5s capitolino, che l’alleanza è necessaria. Ma mentre i fedelissimi della prima cittadina non hanno intenzione di arretrare sul suo nome, altri sono disponibili a metterla da parte per rendere possibile la collaborazione con il centrosinistra.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

Ad agosto il primo a criticare l’improvvisa ricandidatura della sindaca fu il suo vice Luca Bergamo, da sempre anello di congiunzione tra pentastellati e ambiente del centrosinistra: “Così (Virginia) rafforza le posizioni di chi a sinistra è ostile al confronto con il M5s”. Come lui la pensano anche un nutrito gruppo di grillini: Enrico Stefàno, Marco Terranova, Alessandra Agnello, Donatella Iorio e Angelo Sturni, i cinque consiglieri che hanno dato vita a piano di Roma. Recentemente i cinque consiglieri hanno in maniera trasparente chiarito la loro posizione: “Se non fosse ancora chiaro, la nostra proposta parte dal metodo e dai temi e non dalle persone ed è costruttiva, propositiva, inclusiva e certamente alternativa all’unica al momento presentata che rispettiamo ma non condividiamo strategicamente (quella di Raggi ndr). Pensiamo infatti – proseguono – che sia necessario un atteggiamento politico francescano nella sostanza per giungere ad un patto strutturale sui temi con le altre forze politiche della città, secondo il modello già applicato per il governo del paese”. Virginia Raggi sembra aver sposato questa linea di “francescano” dialogo convinta però che potrà essere lei ad interpretarla. Come il presidente Conte concava e convessa all’occorrenza.

 

PUBBLICITÁ
Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ