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La città che rinasce

Roma e le strade che portano al Campidoglio. Parla Rutelli

L'ex sindaco non si candida (nonostante le richieste), ma vuole "dare una mano" con un libro e con la Scuola di Servizio Civico

Marianna Rizzini

Roma che rivive nonostante "invasioni, pestilenze, incendi" e che "non diventa mai provinciale". Roma che oggi si domanda (nel centrosinistra): chi altro si candida oltre a Calenda e ai nomi già noti? "Prima la super-squadra, poi il nome" 

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Ci sono vari modi per volere bene a Roma e Francesco Rutelli – che sindaco di Roma è stato dal 1993 al 2001 – ribadisce il “no” per la strada che da più parti gli è stata chiesta di percorrere, quella di ricandidarsi alla guida della città. E però ci sono anche tanti modi di girarci intorno, a quell’idea, e di dare, dice Rutelli, “una mano, un aiuto pratico” a chi si candiderà. E proprio questo ci si domanda: chi altro (oltre a Carlo Calenda e ai nomi già noti) correrà, nel centrosinistra? La domanda ricorre da tempo, dopo il gran rifiuto del presidente del Parlamento europeo David Sassoli (“grazie a chi mi dà fiducia, ma l’ipotesi di una mia candidatura a sindaco di Roma non esiste”). E ora c’è chi, nel silenzio appena interrotto dalla candidatura dell’urbanista Paolo Berdini, ex assessore nella giunta Raggi, mette in dubbio persino la tenuta dello stesso Calenda (si sarà già stufato? è l’interrogativo). Rutelli però dal nome non vuole partire, anzi pensa  sia proprio quello il problema: “Possibile che nessuno si sia ancora candidato presentandosi alla testa di una super-squadra?”.

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Ci sono vari modi per volere bene a Roma e Francesco Rutelli – che sindaco di Roma è stato dal 1993 al 2001 – ribadisce il “no” per la strada che da più parti gli è stata chiesta di percorrere, quella di ricandidarsi alla guida della città. E però ci sono anche tanti modi di girarci intorno, a quell’idea, e di dare, dice Rutelli, “una mano, un aiuto pratico” a chi si candiderà. E proprio questo ci si domanda: chi altro (oltre a Carlo Calenda e ai nomi già noti) correrà, nel centrosinistra? La domanda ricorre da tempo, dopo il gran rifiuto del presidente del Parlamento europeo David Sassoli (“grazie a chi mi dà fiducia, ma l’ipotesi di una mia candidatura a sindaco di Roma non esiste”). E ora c’è chi, nel silenzio appena interrotto dalla candidatura dell’urbanista Paolo Berdini, ex assessore nella giunta Raggi, mette in dubbio persino la tenuta dello stesso Calenda (si sarà già stufato? è l’interrogativo). Rutelli però dal nome non vuole partire, anzi pensa  sia proprio quello il problema: “Possibile che nessuno si sia ancora candidato presentandosi alla testa di una super-squadra?”.

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Una super-squadra, dice l’ex sindaco, che tenga conto di quella che nel suo ultimo libro (“Tutte le strade partono da Roma”, appena uscito per Laterza) viene descritta come la città che non soltanto rinasce in continuazione dalle proprie cadute, rivivendo sotto altre forme, ma che porta il suo nome e la sua storia in tutto il mondo – come esempio, immagine, modello. Il libro, racconta Rutelli, “è nato in una condizione di cattività, il primo lockdown, ed è stato il processo finale di una riflessione che stavo facendo da tempo: Roma, città che viene spesso presentata come eccezionale, è invece unica, soprattutto per una caratteristica, la resilienza. Nessuna stagione di declino e nessun evento catastrofico l’hanno piegata, anche se nessun’altra città ha subito un così alto numero di assedi, invasioni, pestilenze, incendi”. Nonostante questo “Roma è eterna, e la sua resilienza è un elemento per così dire costitutivo: dall’inizio della sua storia ha scelto re non nativi, imperatori non ‘italiani’, e anche quando è stata ridotta a una popolazione di quindici-ventimila abitanti non è mai diventata marginale e provinciale”.

 

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C’è una foto che aiuta Rutelli a veicolare l’idea della Roma che sopravvive a se stessa, una foto che sembra ritrarre la Basilica di San Pietro “e invece è il Campidoglio di Harrisburg, Pennsylvania, il luogo dove si stanno ora decidendo le sorti dell’America”. Poi c’è “la storia nella storia dell’omicidio di Cesare, un evento che ha cambiato la storia del mondo, con il passaggio dalla Repubblica al Principato, neppure evocato nell’area sacra di largo Argentina, accanto al luogo dell’uccisione. Ma proprio in quell’area sorge invece la chiesa che rappresenta la più raccapricciante delle confraternite, quella che, nelle cosiddette ‘Botteghe Oscure’, sorta di grotte, riduceva in calce le sculture dell’antichità, dentro grandi fornaci in cui sciogliere la pietra. E però dalla calce sono nati San Pietro e molti palazzi rinascimentali. Roma non finisce mai”.  


Roma, dice Rutelli, “è tema e rimando ricorrente negli Stati Uniti, a partire dal motto della democrazia americana, ‘e pluribus unum’. La volta della Capitol Hill di Washington, luogo dove si tiene il Discorso sullo Stato dell’Unione, è stata affrescata, come altri edifici del Congresso, cuore della politica americana, da Costantino Brumidi, ex pittore di Pio IX, nato nella Suburra, poi esiliato Oltreoceano per aver partecipato ai moti antipapalini del 1848-49. Ed è come se Roma continuasse a dettare il suo pensiero”. E però oggi Roma ha bisogno, forse, di qualcuno che le detti qualche parola per riprendere una strada di grandezza interrotta.

 

“Ripeto, serve prima una super-squadra”, dice Rutelli, che due mesi fa ha inaugurato la “Scuola di Servizio Civico” in collaborazione con le Università Iul e John Cabot, per formare “con approccio interdisciplinare futuri amministratori per la città, indipendentemente dalle scelte politiche che poi faranno”. Terminati i primi tre cicli dei dieci di insegnamento, la scuola si propone di “dare una mano” a Roma nel senso di preparare “anche se non per questa tornata elettorale, ma per il futuro, un vivaio di persone capaci di visione e metodo, anche perché tutto con la pandemia sta cambiando, e ci si troverà di fronte a nuovi modelli urbanistici, sociali, commerciali, logistici, ambientali”, dice Rutelli, che auspica l’arrivo sulla scena di figure che “sappiano far precipitare gli alti temi di cui si discute in schemi attuativi, definendo uno schema di priorità”. E quali sono, le priorità? “Sono in arrivo i fondi europei, ecco perché è urgente disporre di progetti attuabili in modo da poter spendere e spendere bene questi soldi, in direzione di una svolta digitale, di una moderna organizzazione ecologica, di un forte investimento in infrastrutture. Ma senza una super squadra non si comincia neanche a camminare. Lo ridico, sperando il messaggio arrivi”. 
 

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