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Roma Capoccia

Raggi vuole cacciare il vicesindaco Bergamo

Simone Canettieri

L'ormai ex fedelissimo ha criticato la ricandidatura della grillina perché comprometterebbe l'alleanza con il Pd. E lei è pronta a vendicarsi 

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Roma. Non si parlano. Si ignorano. E si alternano in giunta. Se c’è lei, Virginia Raggi, manca lui, Luca Bergamo. Così i rapporti tra la sindaca e il suo vice sono arrivati ai minimi termini. Separati in casa, con tutto il mondo che chiacchiera sottovoce di questa situazione surreale. Scene da fine impero? Forse. Ma attenzione perché la resa dei conti è vicina, o almeno non molto lontana: la grillina ha confessato nelle ultime ore a più di un assessore e collaboratore che ha intenzione di far saltare Bergamo. Di mandarlo via, di espellerlo come “un calcolo renale”, scherzano ma non troppo in Campidoglio con una metafora molto pulp. A tal proposito, c’è un periodo segnato in rosso sul calendario: i primi giorni dell’anno nuovo. “Così almeno organizzerà il capodanno, il suo ultimo capodanno, ai tempi del Covid”. Ma c’è anche chi assicura che lo strappo potrebbe avvenire molto prima, con un rimpasto lampo a ottobre. Di sicuro, c’è l’intenzione di chiudere il caso Bergamo.

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Roma. Non si parlano. Si ignorano. E si alternano in giunta. Se c’è lei, Virginia Raggi, manca lui, Luca Bergamo. Così i rapporti tra la sindaca e il suo vice sono arrivati ai minimi termini. Separati in casa, con tutto il mondo che chiacchiera sottovoce di questa situazione surreale. Scene da fine impero? Forse. Ma attenzione perché la resa dei conti è vicina, o almeno non molto lontana: la grillina ha confessato nelle ultime ore a più di un assessore e collaboratore che ha intenzione di far saltare Bergamo. Di mandarlo via, di espellerlo come “un calcolo renale”, scherzano ma non troppo in Campidoglio con una metafora molto pulp. A tal proposito, c’è un periodo segnato in rosso sul calendario: i primi giorni dell’anno nuovo. “Così almeno organizzerà il capodanno, il suo ultimo capodanno, ai tempi del Covid”. Ma c’è anche chi assicura che lo strappo potrebbe avvenire molto prima, con un rimpasto lampo a ottobre. Di sicuro, c’è l’intenzione di chiudere il caso Bergamo.

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Perché così tanta ira da parte di Raggi nei confronti del suo vice? Semplice: lesa maestà. Ma anche inopportunità politica totale. Per capirci qualcosa in questa ennesima faida interna nella giunta più mobile d’Italia bisogna fare un balzo all’indietro. Lo scorso 14 agosto, quattro giorni dopo l’annuncio della sindaca di voler ricandidarsi, il titolare della Cultura l’ha stroncata. Ha rilasciato un’intervista al Corriere netta e abbastanza clamorosa. Con virgolettati di questo tipo: “Virginia ha dei numeri, una determinazione non comune. E sono straconvinto che un sindaco debba poter ipotizzare di fare tutti e due i mandati, ma questo non vuol dire che automaticamente debba essere il candidato al secondo”. Parole chiare, e forse condivisibili. Bergamo sostiene che con Raggi in campo non ci potrà essere una convergenza con il Pd e questo favorirà la vittoria della destra. Un pensiero legittimo che ha mandato su tutte le furie la sindaca, uno sgarbo senza precedenti. Il vice che boccia il capo e gli dice spostati. Il vice che in questo modo carica i dissidenti, i critici e tutti coloro che dall’interno del M5s stanno cercando di sabotare il complicato bis della grillina. Bergamo ha parlato in qualità di società civile in quanto non è certo un cinquestelle della prima ora, ma come tutti sanno un uomo che viene da sinistra e che come tanti ha sposato il grillismo.

 

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Va bene tutto, ma la sua uscita ha indebolito la corsa di Raggi, già abbastanza faticosa senza fuoco amico. Da qui la rabbia della sindaca che si è trasformata in un’apparente noncuranza del suo vice. Sentimento, forse, contraccambiato. Al punto che Bergamo quando partecipa alle iniziative con la fascia tricolore porta i “miei saluti”. E non quella della sindaca. L’ultima volta all’inaugurazione del Roma Europa festival a Villa Medici. Ma la vendetta, si sa, è un piatto che va servito freddo. E così Raggi è pronta al grande taglio. Non del nastro, ma del vice.

 

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