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La prima azione di Calenda? "Si candidi sindaco"

Marianna Rizzini

Il 30 lancia il partito all'Eliseo. "Lo vedrei bene in Campidoglio" dice Battistoni (il sarto). E Castroni (il negozio): "Magari"

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Roma. La “freccia verso il futuro” parte da Roma, per dirla con Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo che sabato presenta all’Eliseo la prima iniziativa della sua creatura “Azione”. E Azione sabato sbarca nella capitale per parlare di Sanità, alla presenza ovviamente del suo creatore e delle altre due “punte” della nuova formazione: il senatore Matteo Richetti (eletto con il Pd, già renziano, poi candidato in proprio alla segreteria Pd – candidatura poi ritirata in favore di Maurizio Martina) e della consigliera regionale eletta con il Pd (già renziana) Valentina Grippo. Presenti anche il professore e medico Walter Ricciardi e vari esponenti del mondo delle professioni e dell’imprenditoria, mondo a dir poco scontento della gestione Raggi, non allettante per i possibili investitori, e incuriosito invece di fronte al Calenda che si ispira al “liberalismo sociale di Sturzo” e vuole arrivare “a creare uno Stato forte”, ma “con cittadini liberi di svolgere le loro attività senza avere lo stato ad asfissiarle”. E non soltanto una parte di quel mondo a Roma lo voterebbe, se un giorno Calenda decidesse – cosa che per ora ha negato – di candidarsi a sindaco, ma addirittura si augura che Calenda vada in fretta in questa direzione. “Magari. Anzi: magari ce casca”, scherza senza troppo scherzare Roberto Castroni, vertice dell’omonimo e storico “tempio del gusto” (torrefazione, prodotti internazionali e non solo). “Calenda è uomo di sostanza e di concretezza, si vede che non è incatenato a un’idea politica astratta, e lo dico da persona che politicamente si collocherebbe in teoria più a destra. Qui c’è molto da fare: bisogna restaurare il prestigio di questa città, ricominciare a valorizzarla, ridurre l’impatto frenante della burocrazia. Solo così si possono far tornare gli investimenti, scoraggiati dall’atteggiamento di un’amministrazione che sembra non avere voglia di prendersi la briga del rilancio. E’ stato detto no alle Olimpiadi, errore che a Milano non avrebbero mai fatto, e che pagheremo per vent’anni. Qui serve un manager, una persona preparata. Calenda lo è. Temo però che la candidatura a sindaco gli stia stretta, vista la situazione”. Il famoso sarto Gianni Battistoni, presidente dell’associazione Via Condotti, dice che nell’ambiente imprenditorial-commerciale “Calenda non soltanto piace, ma ha già suscitato entusiastici consensi quando lo abbiamo invitato nella sede dell’associazione per parlare di come si può uscire da questa empasse: con questa amministrazione non si dialoga e quando si dialoga è inutile”. A Battistoni Calenda è parso “consapevole delle difficoltà di una città che sta assumendo l’aspetto di una città low cost, per non parlare degli altri problemi, dai trasporti ai rifiuti. E speriamo non sia tardi per ridarle un’immagine positiva, e che non si debba davvero passare prima dal commissariamento”.

 

Sul fronte politico c’è come si diceva Valentina Grippo – passata ad Azione con alle spalle una storia di “nativa Pd” (dopo e contemporaneamente a una carriera da manager e dirigente nel terziario). A Roma Grippo è stata vicesegretario del Pd locale, consigliere e assessore alla Scuola nel III Municipio, consigliere, presidente della Commissione Turismo e vicepresidente della commissione Scuola in Campidoglio nonché coordinatrice delle primarie sul lato Renzi in città e nella regione (ci fu un tempo in cui Grippo era individuata come unica renziana in un mare di bersaniani). Renziana di ferro lo è stata poi negli anni d’oro del renzismo, e non lo rinnega: “Ferma restando la stima e la consapevolezza che Renzi è stato un grande presidente del consiglio, la sua operazione, quella che ha portato alla nascita di ‘Italia Viva’, non mi ha convinta. Perché penso che in questo momento si debba essere molto fermi nell’opposizione a tutti i populismi, e che l’alleanza con i Cinque stelle sia sbagliata”.

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Ha scelto Azione, Valentina Grippo, perché, di fronte alla crisi del Pd (“un partito che con tutta la buona volontà non sembra più scalabile e che sembra aver esaurito la sua funzione, tanto che procede verso il ritorno al un modello ‘Ds’ ”), e di fronte alla scelta di Renzi, nella proposta di Calenda ha visto una “terza via verso la creazione di una forza europeista e riformista” che in futuro possa magari vedere unite alcune realtà, “da Emma Bonino allo stesso Renzi allo stesso Calenda a Demos ai Verdi più illuminati – quelli non votati al piagnisteo. Pensiamo insomma a una formazione liberal-progressista, liberale sul lato della politica economica e progressista sulle tutele e sul welfare”. La chiama “scommessa”, Grippo: “So che ancora può sembrare una scatola vuota, ma l’obiettivo è ridare fiducia e speranza a chi non vuole arrendersi al meno peggio. Da un lato c’è chi è becero, urla, dicono i nemici di Salvini. E però da quel lato c’è una visione, per quanto becera. Nel centrosinistra la visione è stata sacrificata al tatticismo, il Pd è apparso via via, e anche per questo, sempre più sfuggente”. Si comincia dunque dalla Sanità (“di fronte all’invecchiamento della popolazione non si è visto un miglioramento della capacità di gestirlo”, dice Grippo). E si comincia da Roma (con quale ruolo di Calenda si vedrà).

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