Foto tratta dalla pagina Facebook Daniele Lorenzon

I grillini sono al collasso anche a Genzano

Massimo Solani

Già oggi potrebbe cadere la giunta M5s. Incapacità e faide tra gruppi che partono dal Parlamento

Roma. Se a Roma si piange dopo il terremoto seguito ieri all’arresto di Marcello De Vito e con la maggioranza grillina dell’XI Municipio incamminata verso il collasso, il Movimento ha poco da ridere anche a Genzano. Dove oggi dovrebbe consumarsi l’ultimo atto dell’amministrazione del sindaco Daniele Lorenzon, rimasto senza maggioranza dopo le dimissioni di sei dei dieci consiglieri pentastellati e sfiduciato di fatto mentre era in missione “diplomatica” in Giapppone. E se dall’oriente il sindaco trentunenne postava selfie sorridenti, nella maggioranza grillina si consumava la notte dei lunghi coltelli che ha messo a fine trentadue mesi di travagliato governo grillino.

 

“Un vile gioco politico”, aveva tuonato il primo cittadino che ieri via Facebook ha annunciato le proprie dimissioni anticipando quelle dei consiglieri d’opposizione pronti così a far mancare il numero legale e a far decadere il Consiglio già dalla riunione di questa mattina.

 

“Ho informato personalmente il Prefetto – ha spiegato Lorenzon – affinché possa valutare quanto prima tale situazione procedendo allo scioglimento del Consiglio comunale e alla nomina di un Commissario”. Più della rabbia dei genzanesi per i tagli al welfare cittadino, più dei milioni di fondi regionali e europei persi per l’incapacità di scrivere bandi adeguati (da quelli per l’Infiorata a quelli per la sistemazione delle scuole, da quelli per la manutenzione stradale a quelli per la ristrutturazione di edifici pubblici) e ancora più della scomparsa della tradizionale “Estate Genzanese”, a condannare la maggioranza grillina è stata una guerra fra bande combattuta appena sotto la patina leggera dell’apparenza. E al sindaco e ai suoi pasdaran, si racconta nei corridoi di palazzo comunale, non sarebbe bastata neanche l’ombra protettrice del senatore Emanuele Dessì, il fedelissimo di Roberta Lombardi con la casa popolare a Frascati a 7 euro al mese e le foto assieme al rampollo del clan Spada di Ostia. Troppo forte la fronda di quello che era il meet up locale e dei consiglieri che a Lorenzon hanno imputato di aver tradito il mandato popolare conquistato col motto corale “Il sindaco siamo noi” governando in ostinato isolamento. Troppo forte anche la corrente che si raccoglie attorno alla senatrice dissidente Elena Fattori, genzanese di adozione con grande seguito fra gli attivisti della prima ora. “E’ stato accoltellato alle spalle – ha scritto su Facebook nei giorni scorsi Dessì – Per anni ho pensato che chiunque portasse la spilletta del Movimento fosse un grande uomo o una grande donna, che tutti fossimo portatori di grandi valori. Da oggi devo ammettere che anche tra di noi ci sono troppi infami e troppe carogne”.

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