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preghiera

Il vino va risacralizzato

Camillo Langone

Quanto sia sacro lo si capisce leggendo Dan Saladino, che è andato in Georgia e ha parlato coi vignaioli che producono il vino in anfora. Si impari dai georgiani come reagire al centralismo europeista

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“I vinificatori parlano anche di una dimensione spirituale del loro lavoro: il vino è considerato una forma di luce del sole liquida e berne è un modo di entrare in comunione con Dio”. Il giornalista gastronomico Dan Saladino è andato in Georgia, per il suo libro su vivande e bevande insolite, sempre interessanti, spesso irreperibili (“Mangiare fino all’estinzione. I cibi più rari del mondo e perché dobbiamo salvarli”, Einaudi), e ha parlato coi vignaioli che producono il vino in anfora o meglio nelle qvevri (grandi giare interrate). Le loro ataviche cantine si sono salvate dal centralismo comunista, che aveva modernizzato (statalizzato) l’agricoltura, grazie al fatto di trovarsi in aree marginali ma soprattutto per l’essere elementi fondamentali di una cultura ovvero di un culto. Si impari dai georgiani come reagire al centralismo europeista che prova a cancellare il vino. Bene il lobbismo dei paesi produttori ma nessuno pensi che possa bastare. Se al vino resta soltanto il dato materiale, la valenza economica e il battibecco sull’eventuale salubrità, ha le annate contate: ci sarà sempre un’Irlanda, una Antonella Viola, e prima o poi la dittatura sanitaria si imporrà. Il vino va risacralizzato. Dichiarato intoccabile. Nessuno tocchi il sangue di Cristo.

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