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preghiera

La passione di Rodin per i canti gregoriani

Camillo Langone

La si scopre in un libro di James Hall. “Lo studio d’artista. Una storia culturale” ripercorre l'evoluzione dell’arte non attraverso i musei ma con gli atelier, i dietro le quinte di pittura e scultura coi tanti problemi pratici connessi: le modelle, il riscaldamento…

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Lo scultore francese Rodin, cattolico che frequentava conventi e Santi, durante il lavoro ascoltava dischi “dei vecchi canti gregoriani che non piacciono a nessuno e che nessuno possiede a eccezione del Papa”. Lo scopro in un libro di James Hall, “Lo studio d’artista. Una storia culturale” (Einaudi), che è una miniera di informazioni preziose, 287 pagine che intendo saccheggiare a lungo. E’ una storia dell’arte non attraverso i musei ma attraverso gli atelier, il dietro le quinte di pittura e scultura coi tanti problemi pratici connessi: il problema delle modelle, il problema del riscaldamento… La musica non era un problema ma poteva servire ad allietare le lunghe pose: forse il sorriso di Monna Lisa è dovuto ai musici e ai cantori che Leonardo era solito assoldare. Rodin era più austero, la musica gli serviva ad altro, magari a essere in comunione con Papa Pio X, del gregoriano grande promotore. Oggi chi ama la musica sacra si sente ancora più solo, oggi nemmeno al Papa piace il latino. Sembra anzi che lo odi, e che odi noi che lo amiamo. E anche il progressivo abbandono della lingua di Sant’Agostino è una storia culturale, però meno piacevole del libro di James Hall.

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