Vitaliano Trevisan (Wikimedia Commons) 

preghiera

A Vitaliano Trevisan sia reso l'onore dovuto a un Seneca veneto

Camillo Langone

Eri così bravo ed eri così libero che non mi rassegnavo a libri tanto tristi. Adesso non mi rassegno che la tua morte sia ridotta a overdose di farmaci, a qualcosa fra la sbadataggine e l’idiozia

Vitaliano Trevisan che sei nell’ombra della morte (il trigesimo è lunedì), prego che tu abbia trovato pace sapendo quanto ti infastidiva la luce della vita. Io che temevo il tuo famoso cattivo carattere (anche se nella realtà, una sera a Padova, mi scrivesti una dedica gentile), io che con le tue pagine ero spesso in disaccordo (ad esempio quando insistevi sull’idea per me assurda di un Veneto peculiarmente infelice), speravo sempre in un libro successivo che mi risultasse più condivisibile. Eri così bravo ed eri così libero che non mi rassegnavo a libri tanto tristi. Adesso non mi rassegno che la tua morte sia ridotta a overdose di farmaci, a qualcosa fra la sbadataggine e l’idiozia. Non posso esserne certo ma molto lascia pensare (la tua totale e nobile avversione al green pass, il biglietto che hai lasciato…) a un suicidio di marca stoica. Non sono Dio e non sono nemmeno Dante, non sono io a poter decidere la tua collocazione oltretombale: chiedo soltanto, ai lettori, che ti venga reso l’onore dovuto a un Seneca veneto.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).